Quaresima è silenzio, essenzialità e gratuità

 

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di don Giorgio De Capitani
I cristiani parlano della Quaresima come di un periodo forte e provvidenziale, di un tempo propizio e favorevole. E poi: come l’hanno ridotta? A qualche formalità religiosa in più, con qualche rinuncia studiata ad hoc, il tutto condito di tanta ipocrisia.
E ogni anno, alé, si torna daccapo. Arriva la Quaresima, e si studiano iniziative o proposte, come se fosse una parentesi a sé, che, una volta chiusa con l’arrivo della Pasqua, aprirà di nuovo alla solita banalità della vita quotidiana.
Credenti o non credenti, tutti sentiamo il bisogno di momenti forti, in cui intensificare una auto-coscienza che faccia spazio al proprio essere interiore.
È vero che questo è un obbligo naturale, di sempre, ma ogni occasione è buona per tornare ad “essere”, nel suo senso più profondo. E allora, prendiamo anche la Quaresima, e trasformiamola in una preziosa occasione per rientrare in noi stessi.
Ecco perché la Quaresima riguarda tutti, perché tutti appartengono a quell’Umanità, dove ciò che conta non è tanto consumare cose, ma trasformare le cose in quel mondo di segni, che rivelano che c’è qualcosa di sacro in ogni realtà umana.
Dunque, l’invito è anzitutto al silenzio. La chiacchiera copre la voce dell’essere, o, ancor peggio, ne interpreta la voce, sostituendosi all’essere. Oggi tutto è talk-show, ovvero chiacchiera spettacolo, ovvero un insieme caotico di parole che disturbano la voce dell’essere. La Chiesa invita al silenzio, e poi parla e straparla, in continuazione. Forse anche il papa dovrebbe stare un po’ in silenzio, per ascoltare la voce del proprio essere, e per ascoltare la voce delle coscienze, che non riescono neppure a sussurrare qualcosa. Forse anche questo papa parla troppo, e finisce per straparlare. 
Il silenzio è la migliore parola, quella che proviene dall’essere, che emette suoni d’infinito così impercettibili che non arrivano all’orecchio del corpo, ma solo all’anima.
Non diamo sempre la colpa alla tv. La tv fa ciò che noi vogliamo. La tv obbedisce alla nostra ossessiva sete di esteriorità e di banalità. E le parole della tv non cambiano, se la tv fosse anche cattolica. Non si tratta di sostituire brutte parole con belle parole, ma di tacere, per ascoltare la parola parlante, quella dell’essere, che non sopporta rosari o litanie o lungaggini simili.
Solo nel silenzio si scopre l’altro valore che è l’essenzialità. La parola essenzialità deriva da essere. L’essere è semplicità, non complessità. Ciò che è semplice richiama l’unità dell’essere, mentre ciò che è complesso divide l’essere. L’essenzialità è la nudità dell’essere, e l’essere soffoca sotto la banalità delle cose. Il superfluo soffoca l’essere nella sua semplicità. Se l’essere è il nostro autentico vivere, come si può vivere sommersi da un mucchio di superfluo? E allora chiediamoci: perché talora entriamo in crisi? Non è forse perché ci viene meno, per qualche ragione, un po’ del nostro superfluo? Invece, dovremmo ringraziare le crisi, quando ci fanno star male ma per farci star meglio.
In Quaresima, a che servono i sacrifici o le rinunce, se poi, passata la Quaresima, riprendiamo il superfluo sospeso? I tagli servono se potano le cose inutili, in vista della essenzialità, che è la radice dell’essere.     
Dire essere, da scoprire nel silenzio, e dire essenzialità significa anche dire gratuità. Non può esistere gratuità, nel suo aspetto più nobile di volto dell’essere più puro, se siamo nelle mani avide dell’avere. Non nascondiamo la faccia dietro la maschera dell’ipocrisia. Rendiamocene conto una buona volta: la gratuità non entra nella logica di questo mondo, dove ciò che conta è solo star bene, nel senso più materiale delle parole “star bene”. Per star bene basterebbe anche poco, ma noi vogliamo tanto. Ma staremmo meglio, se vivessimo di gratuità. Vivere di gratuità sarà possibile, solo se ribalteremo la concezione materialistica di questa società. Il problema non è se abbiamo ciò che ci è dovuto per vivere, e neppure se viviamo in una società, dove anche i nostri diritti fossero rispettati. La gratuità costruisce i veri rapporti sociali. La gratuità ha origine nella nostra stessa costituzione naturale. La gratuità perciò non è la virtù da lasciare ai santi, ma un dovere personale e sociale.
E allora, che cos’è la Quaresima? Tempo perso? Tempo imposto dalla Chiesa per auto-conservarsi nella sua struttura?
Usciamo dalle formalità e ristrettezze religiose, e riprendiamoci il tempo prezioso del nostro vivere su questa terra. Riempiamolo del suo contenuto migliore, che è l’intensità di ciò che “siamo” o, meglio, di come dovremmo essere.

 

7 Commenti

  1. Antonio ha detto:

    Bella meditazione, seria, equilibrata, ben scritta da chi sa usare la penna! Il Cardinal Martini, un anno – ormai tanto tempo fa -, aveva suggerito il “digiuno televisivo quaresimale”.
    Non voglio certo pretendere di essere più bravo di lui… ma: perchè non estendere il “digiuno tv” oltre il periodo quaresimale e poi… sempre di più fino a zittire completamente l’osceno strumento, dedicando il tempo da lui liberato a leggere buone fonti, meditare, fare silenzio, evitare che le urla scomposte dall’esterno ci rincretiniscano e, siccome bisogna pur essere informati, trovare alternative discrete alla tv: le nuove tecologie, se ben usate, possono aiutare molto, no?
    Questo stesso sito riporta links intressanti e, di link in link, ognuno può formarsi un suo percorso logico, coerente e non becero nè urlato. Buona quaresima a tutti.

  2. Paolo Riva ha detto:

    “…I tagli servono se potano le cose inutili, in vista della essenzialità, che è la radice dell’essere.”
    Grazie di tutto!

  3. zorro ha detto:

    Il silenzio e’ d’oro ma in un mondo cosi’ mercificato e’ impossibile trovare il silenzio uno dovrebbe vivere per un po’ di tempo da eremita.

  4. GIANNI ha detto:

    QUARESIMA tempo di meditazione e silenzio
    Condivido pienamente e, questa volta sì, ritengo che l’articolo dica tutto senza necessità di aggiungere altro, rilfessione, commento o racconto……
    Non posso che seguire l’invito al silenzio per meditare, opportuno sia per il credente, che per il non credente.
    Il resto, come dice una canzone, sono solo parole…….
    per cui, invece che offrire un commento pur meditativo o autobiografico, preferisco postare questa musica, appunto intitolata meditazione in una cattedrale
    https://www.youtube.com/watch?v=Rt_etu-W8_Y

  5. Giuseppe ha detto:

    Il silenzio è d’oro.
    Sono di nuovo sulla spiaggia, praticamente è ancora buio, le luci dei lampioni sulla strada hanno il caratteristico alone tipico dell’umidità, sarebbe strano se non fosse così data l’ora. Dinanzi a me un muro scuro, quasi uniforme, distinguo a mala pena il mare dal cielo, le stelle sono talmente poche e la luna se c’era è già tramontata… È l’attimo che precede la creazione del mondo…
    Si cominciano a percepire i primi rumori dall’entroterra, il motore stridulo di un camioncino che s’inerpica sul pendio, la frenata secca dell’auto di un pescatore mattiniero che spunta dall’abitacolo attrezzato di tutto punto, il latrato di un cane che abbaia al passante solitario… ho la mente sgombra, non riesco a pensare a niente… chiudo gli occhi per rilassarmi e godermi in pace questo momento…
    L’urlo dei gabbiani che ferisce l’aria mi sorprende all’improvviso, il cielo si è schiarito, il vento ha girato e adesso soffia dal mare che cambia colore mano-mano che la riva si fa più vicina, il blu profondo dell’orizzonte pigramente schiarisce fino a diventare celeste, grigio e addirittura in alcuni punti assumere toni di un verde intenso, mentre il suono ritmico della risacca, cha al buio era nitido e incessante, comincia ad essere soffocato da altri rumori… il cancello delle suore si sta aprendo, avrei dovuto uscire adesso per non scavalcarlo, ma ormai ci sono abituato: succede tutte le mattine. Piuttosto che rigirarmi nel letto preferisco scendere alla spiaggia, anche se mi tocca uscire furtivamente, come un ladro…
    Alle mie spalle finalmente spunta il sole illuminando l’edificio sopra la scogliera che da qualche giorno è la nostra casa, una macchia bianca in un ciuffo di vegetazione più o meno selvaggia… la baia è ancora mia, il mare è invitante, più tardi il caldo e i villeggianti la faranno da padroni, è il momento di tuffarsi e fare un bel bagno rilassante… l’acqua è ancora tiepida si sta meglio immersi che all’aria… e allora giù in profondità a scrutare il fondo limpidissimo dove branchi di pesci si sentono finalmente liberi di scorrazzare senza alcun pericolo, e poi di nuovo su ad ammirare il volteggio estenuante dei gabbiani che garriscono controvento per poi planare sfiniti sulla sabbia.
    Provo a nuotare, è tanto che non lo faccio, di solito il bagno si risolve in un’immersione rapida in mezzo a un mucchio di persone… una decina di bracciate e mi fermo… si vede che sono fuori esercizio, il tempo delle lunghe villeggiature estive fatte di giornate piene di mare, sole e poi ancora mare è ormai lontano, confuso nell’onda dei ricordi che si affollano alla mente, appena ci penso, e si infrangono sul presente…
    Esco a malincuore dall’acqua, niente asciugamano né cambio, non importa, neanche avrei saputo dove ripararmi, una passeggiata per il paese asciugherà me e gli indumenti leggeri che ho rapidamente indossato… mi aspetta un’altra giornata di vacanza associativa, a questo punto ne sono rimaste ben poche.

  6. pierluigi ha detto:

    La Quaresima, dovrebbe servire per verificare se siamo lineari nel comportamento quotidiano con il nostro dire; dovrebbe servire anche per promuovere comportamenti; dovrebbe servire altresì per meditare controllando che il nostro dire sia lineare i principi umani.

  7. don ha detto:

    Ottima meditazione che riproporrò anche ai miei parrocchiani. Grazie don Giorgio

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