Cardinal Scola, ma tu sei fuori di testa!

scola cresime
di don Giorgio De Capitani
Dopo la famigerata serata della Croce, dell’8 maggio scorso, in cui a tutto il mondo è stato pubblicizzato il chiodo del cavallo di Costantino, serata che è stata una messinscena spettacolare per dire agli ambrosiani: Guardate, siamo in tanti, coraggio, il vostro vescovo vi ama!, strumentalizzando quell’Evento sublime in cui Cristo ha donato l’Amore infinito di Dio in una atroce sofferenza fisica e nell’abbandono dello stesso Padre, ecco un’altra operazione pubblicitaria: quasi 500 tra ragazze e ragazzi della città di Milano riceveranno il sacramento della Cresima dalle stesse mani del loro Vescovo. E così, come spiega il decano monsignor Angelo Poma, il Duomo sarà gremito, “tra genitori, fratelli, padrini, madrine, nonni e amici”. E voilà, altra spettacolarizzazione!
Questa è la cosa importante: gremire le chiese, oramai vuote, in occasioni di comunione, di cresime, di battesimi, e d’altro. Bisogna inventare qualcosa che attiri più gente, non importa se questa viene solo per fare festa (a modo loro), fregandosene di ciò che è il cuore del Sacramento. Il numero non ha mai giovato alla spiritualità. Ma il numero fa colpo, esso dice: Siamo in tanti, non importa se per un giorno o due giorni all’anno. Fa effetto anche sul morale. 
E tutto si giustifica in nome della comunitarietà e, secondo le parole dello stesso Poma, è significativo “il fatto che la fonte unificante sia proprio quella della tradizione cristiana milanese. Il Duomo rappresenterebbe quindi la fonte della qualità con cui il cristianesimo ha fatto storia a Milano”.
Ho capito una cosa: in questa Diocesi, che sempre più difficilmente sento “mia”, si vuole ricorrere alle ricorrenze sacramentarie o celebrative ma per suscitare un po’ di movimento di folla, e altro che qualità! Si creano solo emozioni di un giorno, con effetti spettacolari che poi lasciano il vuoto, coperto da un alone apparente di fede.
Immaginate: cinquecento ragazzi e ragazze in Duomo a ricevere un Mistero, che è la discesa dello Spirito santo (ci sarebbero di cose da dire su questo!), il quale non agisce come Beppe Grillo o come quei santoni che fanno spettacolo. Già la parola “spirito” non dice proprio nulla?
Cardinal Scola, sei fuori di testa! Perché fai queste cose? Perché punti al numero? Non sai che ciò che manca alla nostra pastorale è la qualità, diciamo pure lo stile divino nel fare le cose? Noi ambrosiani per la nostra stessa natura siamo dei praticoni: facciamo e facciamo, e, sotto il vestito o l’apparenza… niente o ben poco!
Tu stai inventando di tutto pur di far vivere la diocesi di proposte di massa, e stai sbagliando di grosso! Rimarrai sempre più solo, e perderai la gente, quella vera, quella gente che ancora oggi sente il bisogno di qualcosa di valido, di profondo, di forte, di evangelicamente forte.
Il vero problema della Diocesi milanese è il clero, soprattutto quello giovane, che non crede nella essenzialità, che è semplicità, di una fede che esige una educazione profonda nell’essere. Una educazione coerente, costante, che è anzitutto amore per il proprio posto di lavoro. Si dice che per noi preti soprattutto le anime contano. Balle! E poi, che significa anima?
Certo, facciamo pregare, inventiamo processioni, organizziamo incontri di spiritualità, ma il tutto, senza quello Spirito, qui ci entra, che è l’anima del nostro impegno pastorale.
Una Diocesi si rinnova, quando, dietro naturalmente la spinta del proprio Pastore, il clero locale imposta la propria comunità secondo quello Spirito che Essenzialità d’essere. Non si tratta di usare queste parole con la nostra gente, ma si tratta di agire tenendo in noi presente ciò che lo stile divino. Lo stile divino è il suo Essere. Così dovrebbe essere per ogni credente, e per noi preti. Ma purtroppo non è così. E non lo è, perché dall’alto non c’è il buon esempio, e soprattutto non c’è quella saggezza che dà credito alle esperienze pastorali più aperte al soffio dello Spirito. Questa è la missione del vescovo: non accentrare a sé o al proprio consenso le masse, ma stimolare perché nel proprio piccolo ogni comunità si rinnovi nello Spirito.
Basta un piccolo passo in avanti, puntare ad esempio sulla qualità della fede, uscendo perciò dai soliti schemi o tradizioni pastorali mortificanti, o non accettando la moda di cambiare il vestito per sostituirlo con un altro solo apparente, ed ecco, subito c’è l’altolà della gerarchia, preoccupata che tutto sia conforme alle direttive canoniche. E così ogni innovazione finisce nel nulla. Anni e anni di duro lavoro pastorale buttati al vento. Con la speranza che il vento disperda qualche buon seme!
dal sito ChiesadiMilano
25 MAGGIO

Scola, Cresime in Duomo a 500 ragazzi

L’Arcivescovo presiederà la celebrazione in Cattedrale alle 15. I cresimandi provengono dal Decanato Vercellina di Milano
di Luisa BOVE
20.05.2014
Domenica 25 maggio, alle 15, per la prima volta il cardinale Angelo Scola impartirà in Duomo il sacramento della Cresima a quasi 500 ragazzi del Decanato Vercellina di Milano. La celebrazione in Cattedrale, oltre ad avere un alto significato simbolico, permetterà ai ragazzi di uscire «dal puro orizzonte parrocchiale», come spiega il decano monsignor Gianfranco Poma, parroco a Santa Maria Segreta. Le 7 comunità milanesi (Santa Maria Segreta, Mater Amabilis, Gesù Buon Pastore e San Matteo, Sant’Anna Matrona, San Francesco d’Assisi al Fopponino, Santa Maria del Rosario e San Pietro in Sala) porteranno 495 cresimandi in Duomo che così, «tra genitori, fratelli, padrini, madrine, nonni e amici sarà gremito».
Come è nata la proposta?
Quando l’Arcivescovo ha ricevuto in Duomo tutti i preti di Milano all’inizio dell’anno pastorale ha lanciato l’idea della possibilità per i Decanati di chiedere collettivamente per le parrocchie la celebrazione della Confermazione in Duomo. Ci è sembrata una proposta simbolicamente interessante e abbiamo risposto per primi. Abbiamo iniziato allora il cammino, non semplice, di preparazione e siamo arrivati qui preparati.
Qual è il significato simbolico?
Milano ormai è abitata da flussi di svariate provenienze e culture che si riconoscono nel cammino cristiano. Per questo le 7 parrocchie hanno spiegato ai genitori dei cresimandi che è significativo il fatto che la fonte unificante sia proprio quella della tradizione cristiana milanese. Il Duomo rappresenterebbe quindi la fonte della qualità con cui il cristianesimo ha fatto storia a Milano. Questo è stato l’elemento che ci ha persuaso che valesse la fatica di questa preparazione. Ci abbiamo creduto e abbiamo cercato di far cogliere il singolare invito dell’Arcivescovo con questa ospitalità della Chiesa di Milano verso i cammini che oggi fanno la nostra società milanese molto stratificata.
Ragazzi e genitori hanno accolto con favore la proposta?
Direi di sì. Abbiamo iniziato a trasmettere il significato simbolico ai ragazzi e poi sempre più incisivamente anche ai loro genitori. All’inizio ci sono state tante domande e un’esitazione di tipo organizzativo: dal nonno in carrozzina alla persona che deve fare infusioni frequenti, al bambino piccolo da affidare a qualcuno… Tutti aspetti che negli ultimi tempi siamo riusciti a sbrogliare. Ci saranno comunque pass particolari per disabili in carrozzina, perché sappiamo che ci saranno parenti in queste condizioni, mentre non ci sono state richieste di questo tipo tra i cresimandi.
Ricevere in Duomo il sacramento direttamente dalle mani dell’Arcivescovo è una novità per la Diocesi…
Sì, perché l’Arcivescovo ha già celebrato le Cresime nelle parrocchie, ma la novità è un Decanato che porta tutti i suoi cresimandi in Cattedrale. Noi abbiamo insistito molto sul significato, perché i ragazzi hanno bisogno di sapere che la loro formazione cristiana ha radici che vengono dalla spiritualità e dalla connotazione pastorale di Milano: sono figli di una storia e anche gli ultimi venuti, immigrati magari già nati qui, entrano in questo solco.
E le catechiste, come hanno preparato questo evento?
Sono state molto motivate. Man mano che i ragazzi compivano il loro percorso, scrivevano i loro pensieri, restituivano le loro emozioni… Hanno sostenuto bene la proposta. Anche perché i preti giovani del nostro Decanato sono stati al loro fianco motivandole e spiegando loro il senso profondo.
Ci sarà una ricaduta nella vostra parrocchia di Santa Maria Segreta?
Certo, perché già l’avevamo presentata alla comunità. I nostri 42 ragazzi, che continueranno la loro formazione anche dopo, andranno molto volentieri all’incontro dei cresimandi con l’Arcivescovo che si terrà il 2 giugno a San Siro.

10 Commenti

  1. dottginkobiloba ha detto:

    Non ci rendiamo conto che la Santa Chiesa Ambrosiana ha in deposito un tesoro enorme nella celebrazione dei sacri misteri che fanno la salvezza. Ci sono forme di orazione e lode che risalgono ai primi secoli dei cristiani innamorati del loro Signore. Chi sa che il Giovedi Santo, ad esempio, c’è un diamante preziosissimo quale è l’atto in cui i ragazzi (di solito i ministranti) circondano l’altare cantando dopo il Vangelo” il “Coenae tuae mirabilis” quasi a protezione del Signore dal male incombente (gesto risalente al V secolo d.C.)? Oppure tutta Liturgia Vigiliare Vespertina, “unicum” nella Chiesa d’Occidente? Conosco un sacerdore di “rito romano” che è rimasto sbalordito da questo momento liturgico e che ha intenzione di divulgarlo, in futuro, anche in ambito di rito romano..Eppure molte comunità ambrosiane (o meglio qualche donna “prima della classe”) preferiscono le canzonette, ma non tanto per lode pura, quanto per un tentativo d’imporre al parroco il proprio gusto o il proprio trascorso. Anathema sit!

  2. fdrk ha detto:

    evviva il protestantesimo, quello che non crede ai miracoli né ai santi (né alle raccomandazioni), quello che non necessita della confessione (se pecchi, te la devi vedere con la tua coscienza), quello che permette ai preti di sposarsi (così, quando parli alle famiglie, lo fai a ragion veduta e provata), quello che redige bilanci pubblici dei patrimoni con entrate ed uscite.

  3. Giuseppe ha detto:

    Giorni fa sono stato alla prima comunione di mia nipote e non ho potuto fare a meno di osservare quanto la chiesa fosse affollata. Immagino che avrà certamente contribuito il fatto che l’edificio in cui ci trovavamo fa parte di un’insieme di prefabbricati dalle dimensioni limitate, su cui si articola provvisoriamente la parrocchia. Però il colpo d’occhio era lo stesso che avevo notato in altre occasioni, anche in chiese molto più grandi e spaziose e, soprattutto era composto di persone che per l’occasione indossavano l’abito delle grandi occasioni mentre, specialmente le donne, sfoggiavano acconciature più adatte ad un evento mondano. In pratica avrei detto che si trattasse più degli spettatori di una prima teatrale che dei fedeli che partecipavano alla celebrazione di un sacramento. Sarà che non mi lascio impressionare facilmente dalle adunate oceaniche (che oltretutto riportano alla memoria la tristissima usanza dei sabati fascisti), anche se sembrano piacere tanto ad alcuni prelati che prediligono officiare davanti a un vasto uditorio, ma continuo a pensare che quello che conta nei riti religiosi sia la sostanza e non l’apparenza, e la solennità di una cerimonia non sia assolutamente da identificare con lo sfarzo e l’ostentazioni di potere. Sbaglierò, ma ho la netta impressione che il “prototipo” del cattolico medio, abbia verso i luoghi di culto e le cerimonie che vi si celebrano, un atteggiamento quasi scaramantico, pressoché al limite della superstizione. Come si spiegherebbe altrimenti che le chiese si riempiano quasi soltanto a Natale, la domenica delle Palme, o in certe occasioni particolari come ad esempio la presenza di personaggi che godono di grande popolarità o siano comunque importanti?

  4. GIANNI ha detto:

    Quale il senso della cosa?
    Un formalismo errato, insito nel cattolicesimo, di cui questa occasione è solo un esempio.

    Nel cattolicesimo è insito un certo formalismo,per cui si diventa cattolici, innanzi tutto, non per scelta, ma con il battesimo.
    La cresima ora non so a quale età si faccia, ma, certo, chi la riceve, la precede con una preparazione.
    Solo che non sempre si comprendono tali insegnamenti e quindi prevale il formalismo, per cui chi la riceve la riceve perchè si deve fare….
    Poi la circostanza diviene occasione di festa per parenti e via dicendo…..
    Quindi, oserei dire che la dimensione di questa specifica occasione,secondo me,non fa altro che aumentare quello che spesso succede.
    Sono certo che se don Giorgio si è occupato di preparare il catechismo di quanti poi riceveranno cresima e comunione, abbia fatto di tutto per far comprendere il significato reale di questi sacramenti.
    Ma ho l’impressione che il vero nocciolo del problema sia proprio questo, e cioè:
    forse bisognerebbe non omologare i sacramenti come meri formalismi, per cui li devono ricevere coloro che hanno una certa età,ecc. ecc.
    Credo sarebbe preferibile, invece, dare a tutti la possibilità di seguire, volontariamente, i catechismi delle varie chiese, e poi fare una libera scelta, per cui decida di ricevere i sacramenti chi lo desidera.
    Altrimenti la conseguenza è quella di ricevere il sacramento automaticamente, senza coinvolgimento.
    E comunque secondo quanto previsto dal cattolicesimo.
    Invece, lasciando libertà di scelta, uno professerà una religione in quanto effettivamente convinto.
    Peraltro si impone una sorta di prevaricazione sulle altre religioni, perchè risulta obbligatorio seguire il catechismo solo della chiesa cattolica, senza ovviamente poterne scegliere uno alternativo.
    Ecco perchè poi in età adulta il numero dei praticanti è decisamente inferiore a quello di chi ha ricevuto cresima e comunione.
    Proprio perchè c’è stata una adesione solo formale.
    Non bisognerebbe, quindi, imporre sacramenti ad età predeterminata, ma lasciare che ognuno segua la propria strada, se vuole aderendo ad una certa religione, e se non desidera, no.
    Ritengo poi che l’età per affrontare determinati temi dovrebbe essere decisamente più elevata, altrimenti come possiamo pretendere che quello che stentano a comprendere gli adulti, lo comprendano bambini o ragazzi?
    Chissà, io stesso, se avessi fatto un percorso di studi e di vita diversi,forse mi sarei iscritto a teologia o sarei finito in un seminario, ma devo dire che, da ragazzo,non avrei saputo spiegare il senso di cresima o comunione, nè dire perchè la domenica si deve andare a messa, se non, appunto, dire che si fanno queste cose perchè si devono fare.
    Il risultato: lasciando libertà in età adulta, magari il numero dei cosiddetti fedeli sarà inferiore, ma saranno fedeli autenticamente convinti.
    Invece, continuando nel modo tradizionale, il risultato sarà sempre quello che oggi conosciamo:
    parte dei cosiddetti fedeli in età adulta non sarà praticante, qualcuno diverrà ateo, qualcuno professerà altro….altri condinueranno a professarsi fedeli perchè pensano che sia obbligatorio……
    Ripeto: come talora si dice, meglio pochi, ma buoni.

  5. giuseppe casiraghi ha detto:

    Adesso la serata dell’8 maggio in piazza del Duomo é diventata addirittura ‘famigerata’? Secondo il dizionario vuol dire ‘che gode di pessima fama’; io non so dove questo sito prenda le sue informazioni, e del resto io non sono proprio un topo di sacrestia, ma fra tutti i parrocchiani e i fedeli ambrosiani che conosco un simile giudizio non circola neanche di striscio. Magari alcune parti non collimavano con i gusti di ciascuno, ma la scelta dei testi e delle musiche, Mozart e Manzoni, hanno tenuto alto il livello della serata; provate a chiedere a qualunque parrocchiano se é stato raggiunto lo scopo didattico che é sempre stato l’obiettivo della Chiesa in occasioni di questo tipo, e lui ve lo confermerà senza esitazioni. E poi, scusate, quarantamila persone che decidono di uscire la sera e andare in piazza del Duomo, invece di stare a casa a rimpirlire davanti alla televisione, é già un traguardo! Credo che riesca difficile ritenerli una massa di zombie radunati da un pifferaio: anzi, quando in questo post si parla ‘della gente, quella vera, che ancora oggi sente il bisogno di qualcosa di valido, di profondo, di forte, di evangelicamente forte’, secondo me é la descrizione perfetta dei quarantamila della piazza.

    • Don Giorgio ha detto:

      Caro ciellino, apri gli occhi e la mente, perché sei proprio tonto. Credi ancora nei chiodi di sant’Elena? Massa di coglioni!

      • Patrizia ha detto:

        Bravo don Giorgio ed io aggiungo al ciellino Giuseppe Casiragh, che anche la parola di don Giorgio COGLIONE la trovi in tutti i dizionari, dove spiegano che nel linguaggio corrente dicasi coglione “con il significato di persona poco avveduta che non prevede le conseguenze dei propri atti per insufficiente intelligenza”!!!

        • Edoardo ha detto:

          Cara Patrizia,
          la stessa cosa la dicono coloro che criticano chi non la pensa come loro stessi! E allora?
          Non c’è un metro per definire chi è “coglione” e a mio parere bisognerebbe andarci piano con queste definizioni!
          Non ti pare?

          • Patrizia 1 ha detto:

            O,ragazzi, dato che che oltre a me c’è un’altra Patrizia,d’ora in poi mi firmerò Patrizia 1, per evitare malntesi.
            Sempre forza don Giorgio!!!!!!!

        • PietroM ha detto:

          Cara Patrizia, accludo alla tua recensione una mia personale traduzione del termine coglione .
          Diròtti

          Adunque, diròtti alfin la trista istoria,
          senza parvenza di velato dire.
          Dirotti ciò che restami in memoria,
          la speme, la supposta vena dell’ardire.
          Come si fa a raddrizzar lo pelo
          quanno che astorto sull’addome nacque?
          Diritto e liscio, lo sa sol lo cielo,
          non sarà mai, se a Dio non piacque!
          Così, testa di cianfrusaglie piena
          intender non potrà questo concetto,
          se a volte la rotella sua balena
          misera idea, per poco d’intelletto.

          Pietro M.

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