Virginia Raggi, ovvero il suicidio di una città, caput im-mundi!

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Virginia Raggi,

ovvero il suicidio di una città, caput im-mundi!

La scelta di Virginia Raggi come sindaca di Roma può essere letta da diverse angolature, ma alla fine non si può non accordarci nel riconoscere che i cittadini di Roma abbiano eletto ciò che si meritavano.
Sì, Virginia Raggi è una “povera crista”, in balìa della propria inettitudine politica, che non sa più da che parte stare e come uscire indenne da una situazione complessa e umanamente inestricabile. Non è che un vittima, povera vittima di un gioco che la sta distruggendo, e la distruggerà, se non avrà almeno il coraggio di lasciare subito una carica non più sopportabile.
Il gioco letale si chiama Movimento 5Stelle, nei più suoi viscidi retroscena, e si chiama ingovernabilità di una città, Roma, su cui da tempo sembra pesare una maledizione divina.
Altro che caput mundi! Caput im-mundi, ecco la vera definizione di una città che ha perso ogni credibilità a restare capitale d’Italia, proprio per il suo incontrollabile e oramai irreversibile disordine morale e istituzionale.
Sembra che sia umanamente impossibile farla uscire dalla coltre opprimente.
Parlo di città, ma dovrei parlare di cittadini che si sono talmente adagiati allo stallo da insistere, diabolicamente persistere nell’auto-condannarsi alla propria rovina, eleggendo persone di governo, di poco spessore politico, ingenui o incapaci, come l’attuale sindaca Virginia Raggi.
E il gioco perverso continua, il cerchio infernale si sta chiudendo, il baratro è a due passi.
Domanda: è possibile ancora un miracolo? Eppure, a due passi, c’è il Vaticano, la sede del sommo pontefice, ovvero di colui che, per divina missione, dovrebbe essere il ponte tra la terra e il cielo, anche se la terra è maledetta. Ma non è che Roma sia maledetta, proprio perché è confinante con il Vaticano? Sembra che il Tevere non divida nettamente il sacro dal profano, ma sia il canale del maligno che porta solo disgrazie: un canale inquinato da un covo di ladri e di farabutti, di ministri di un dio che puzza di soldi, di una tale perversione di coscienza da richiedere la vendetta divina.
Come, dunque, uscire dal cerchio letale? Non c’è più scampo. Che il Tevere, allora, inondi la città, la spazzi via, lasciando però qualche rudere a perenne ricordo per le future generazioni.
Ma che i ruderi ricordino soprattutto ai futuri credenti perché abbandonino quel dio, idolo delle peggiori perversioni umane, che ha regnato per millenni, anche col favore del Dio immortale, come punizione per essere stato sloggiato dal cuore dell’essere umano.
Sulla Cattedra di Pietro regnò il Maligno, e il Maligno si fece chiamare, tuttora, sua santità in persona.   
Dalla città di Roma e dal Vaticano è uscito tanto sangue da non poter più essere purificato, neppure se tornasse Gesù Cristo sulla terra. Sangue di potere terreno, senza alcuna distinzione tra sacro e profano. Sangue è sangue! E che cosa pretendiamo: che Roma sia santa, che sia casta, che sia giusta? Come sopportare che il caput im-mundi rimanga ancora la capitale d’Italia, tanto più che i suoi cittadini si divertono a farla a pezzi?
24 settembre 2016
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

 

1 Commento

  1. Patrizia ha detto:

    Analisi perfetta, Don Giorgio, Roma è sempre stata nelle loro mani, comandano loro. Qualsiasi sindaco va bene incompetente, corrotto e quant’altro, l’importante è che obbedisca loro. E’ bastato l’anatema di Bergoglio, per far cadere Marino in pochi giorni.

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