Il mondo del lavoro in balìa della più totale confusione

 

di don Giorgio De Capitani

In questi ultimi tempi fatico, e parecchio, a parlare del mondo del lavoro: per questo tratto poco delle fabbriche in crisi e dei diritti degli operai.

Non vedo chiarezza, non so più da che parte stare. O meglio: non riesco più a fare scelte coraggiose che, anni fa, mi erano più che istintive.

I sindacalisti hanno perso il lume della ragione, cadendo spesse volte nel ridicolo: tre re magi alla ricerca del messia!

Gli operai in genere sono confusi e passivi; quelli più scalmanati sembrano testardi, su posizioni a senso unico, con il pallino della fobia per il padrone d’altri tempi.

Così, non faremo un passo in avanti, perderemo del tutto il treno della Storia, chiusi tra reticolati ideologici che sanno di muffa, e che finiranno per spegnere ogni speranza.

Non vogliamo proprio capire che la Storia procede con grandi Idee, ma nessuna grande Idea potrà realizzarsi in un mondo cieco e ottuso.

Il mondo del lavoro vive solo di fasulle proteste, che alla fine non risolvono proprio nulla, lasciandoci invece amarezza, tanta amarezza, e i poveri cristi resteranno sempre più crocifissi, mentre i soliti parolai di mestiere, in primis i sindacalisti, si godono la platea di imbecilli che applaudono nel vuoto.

Attualmente non so vedere una alternativa, anche perché l’egoismo più bieco ha chiuso ogni via d’uscita: come si può attendere un salto di qualità in una società dove la solidarietà è solo formale, tradita ogni giorno da pretese di tipo solo economico?

La confusione è totale: tutti quanti ce la siamo costruita con la nostra assurda ostinazione.

Eppure sembrava anni fa di non aver sognato invano, sembrava che fosse avvenuto il miracolo,  – non tanto e non solo di tipo economico – Il miracolo del risveglio della Coscienza operaia

Pura illusione! Che delusione!

Ma – porcaccia di una miseria! – le dure lotte della Storia non ci insegnano proprio nulla di buono?

Ma veramente siamo duri di cervice!

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