Parco del Curone: l’idea è buona, sono gli uomini che non funzionano

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di don Giorgio De Capitani
Ho trovato questo commento al mio articolo, dal titolo “Come e dove il parco del Curone sciupa i soldi”, apparso sul sito il giorno 7 settembre scorso. Lo riprendo per dare una risposta più esauriente.
A volte la gente dovrebbe parlare solo se conosce la realtà dei fatti. Al Parco del Curone non c’è un “politico” che percepisca un euro di emolumento o rimborso spese. Non c’è mai stata indennità. Chi siede nel Consiglio di Gestione del Parco lo fa per passione e volontariato.
Venendo alla collina dei Cipressi: il Parco ha recuperato negli ultimi anni tutti i “sentieri di pietra” storici con grande riscontro di pubblico: si stavano perdendo.
La collina dei cipressi è stata realizzata a metà Ottocento come belvedere del “Tenimento delle Due Valbissere”, all’epoca di proprietà D’Adda Busca. A quell’epoca è stata realizzata la scalinata in pietra che, ben evidente nel cessato catasto, negli anni si quasi completamente persa. Il progetto legato ad Expo prevede un rifacimento della stessa senza l’utilizzo di cemento, con modalità storiche legate alla lavorazione dei muretti a secco in pietra locale e nel pieno rispetto dell’ambiente. Con gli stessi fondi verrà migliorata l’accessibilità pedonale dell’intero sentiero dei cipressi (che già oggi è precluso a biciclette e cavalli) e verranno tutelati i prati magri e le orchidee che sono la ricchezza naturalistica di questa zona del Parco.
firmato Zar
Premetto subito qualche notizia autobiografica. Sono originario di questa zona (nato a Rovagnate e poi trasferitosi da ragazzo a Perego), sono uscito dalla Brianza per svolgere il mio ministero pastorale (a Introbio, a Cambiago, a Sesto San Giovanni, a Colturano e Balbiano), e poi sono tornato in Brianza, negli anni 80/90, risiedendo prima a Bernaga, e poi a Monte, e qui sono rimasto per ben 17 anni. Ora, da un anno, abito a Cereda, in una casa privata. Spesso esco per i sentieri, ammirando pezzi di paradiso che prima, quando ero a Monte, non avevo mai visitato, fedele al mio principio di assoluta presenza sul posto di lavoro.
Quando ora vado per il Parco, vedo meraviglie che fanno parte della bellezza divina e vedo bruttezze che fanno parte della dissennatezza umana. A parte la sporcizia, tipica dell’italiano maleducato, noto discariche a cielo aperto (ne ho vista una, seguendo il torrente che sale verso Bernaga), soprattutto trovo insopportabile che i boschi siano lasciati andare tra sterpaglie e rovi (e non parlatemi di sottobosco perché altrimenti m’incazzo!), mi sono accorto che diversi sentieri in ciottolato di dominio comunale o pubblico sono diventati invisibili, o ricoperti di terra e poi venduti ai privati, altri sono stati addirittura vangati e perciò non più percorribili, altri impossibili da percorrere ricoperti da sterpaglie. Che dire poi dei rigagnoli o corsi d’acqua o torrentelli o ruscelli o canali canaletti o scolmatori, abitualmente trascurati, o manomessi, perciò non più idonei a far defluire l’acqua, soprattutto quando questa viene giù abbondante e violenta, con tutte le conseguenze del caso, e soprattutto se si è in collina, e ci sono case? Certo, colpa non è del Parco, ma il parco quando concede o approva o favorisce permessi edilizi, deve anche imporre che si rispetti la morfologia del territorio. O no?
Tutti vedono, ma non parlano. O, se parlano, scatenano guerre di vicinato, o sono inascoltati da chi detiene il potere, addirittura presi per i fondelli.
Vorrei inoltre chiedere se è ancora in vigore il permesso concesso ai cacciatori, come ricompensa dei loro servizi di volontariato, di provare i cani nel territorio del Parco. Come non vederne l’incoerenza?
E qui già possiamo aprire il discorso dei “privilegiati” del Parco, che naturalmente non sono i poveri cristi, o i comuni mortali, i quali possono così far valere le loro ragioni, ma senza ottenere nulla, neanche i diritti più sacrosanti, per il semplice motivo che, anche presso il Parco, vige la legge del più forte. E i più forti, ovvero i padroncini del posto, hanno sempre una legge in più dalla loro parte. Una legge che è superiore alle leggi comunali. Se il Comune dice no, si va più in alto, e si ottiene qualsiasi cosa. A parte il discorso mio personale sui limiti della proprietà privata, per cui è ingiusto, secondo la legge della destinazione universale dei beni, possedere più di un tot, quello relativo al proprio diritto di proprietà, che deve rispettare in ogni caso il diritto di proprietà di ogni cittadino. Se tu hai più del dovuto, stabilito dalla legge della destinazione universale dei beni, sei un ladro, per il semplice motivo che togli all’altro il diritto di avere ciò che è suo. In poche parole, va combattuta l’idea che chi può, perché possiede soldi, ha la facoltà di prendersi tutto ciò che vuole. Il Parco è ben lontano da questa mia idea di proprietà privata, anzi favorisce i latifondi, perché pensa che è più facile mettersi d’accordo con pochi che con tanti, e che lo stesso Parco sarebbe più omogeneo in tutto, se dovesse addirittura appartenere ad un solo proprietario.
A parte questo, discutibile fin che si vuole, mi ripugna già l’idea che ci siano i cosiddetti “privilegiati”, che possono fare i cavoli che vogliono. Il problema non è se costoro sanno fare bene i lavori, il problema è se hanno o non hanno i permessi. Quando ero a Monte, talora tiravo qualche saracca quando sentivo che erano in progetto certe oscenità. Ma non sempre ero ascoltato. Ho fatto di tutto per difendere l’ambiente dalle speculazioni. Ma ciò che mi mandava su tutte le furie era quando venivo a conoscenza di compromessi tra il Parco e certi privati. Non ho digerito, ad esempio, la compera e la vendita da parte del Parco della collina Belvedere. Non ho digerito il comportamento del Parco prima in un modo e poi nell’altro nei riguardi della chiesetta di San Francesco, a Galbusera. Non contatemi delle balle, perché la storia la so, e non mi incantate più.
Ora c’è in ballo la strada che dovrebbe collegare la Via Bongiaga con le case sopra Cereda. So che ci sono tutti i permessi. Il Comune ha calato le braghe, per un piatto di lenticchie. La faranno? Staremo a vedere. Se la faranno, all’inaugurazione ci saranno Sindaci e quelli del Parco, a iniziare dal Presidente Eugenio Mascheroni.
Ora rispondo alla lettera del signor Zar.
«A volte la gente dovrebbe parlare solo se conosce la realtà dei fatti».
Può darsi che non tutto sappia di ciò che succede nel Parco. Forse, meno male così, altrimenti mi incazzerei di più!
«Al Parco del Curone non c’è un “politico” che percepisca un euro di emolumento o rimborso spese. Non c’è mai stata indennità. Chi siede nel Consiglio di Gestione del Parco lo fa per passione e volontariato».
Su queste parole non metterei la mano sul fuoco. Certo, non mi riferisco a tutti quanti. So di persone che credono nel Parco, e che si sacrificano, forse fin troppo. Ma ho una mia teoria delle compensazioni. Prendere del denaro non è sempre la cosa peggiore. Ci sono altri motivi per cui uno lavora apparentemente gratis, ma che non sono del tutto limpidi e gratuiti. A parte questo, oltre l’aspetto di passione e di volontariato, non può mancare una grande apertura mentale per non restare ai soliti lavori da eseguire, alle solite pur lodevoli ristrutturazioni ecc. ecc. Ci vuole qualcosa in più, che non posso con poche parole definire in che cosa consista. È il discorso che faccio anche nei riguardi della politica nazionale e delle nostre amministrazioni locali. Manca quel “quid” che va oltre la passione e un gran darsi da fare per la gestione di una cosa pubblica.
Venendo al problema concreto che ho suscitato dicendo che non sarebbe opportuno sciupare i soldi ripristinando una vecchia scalinata oramai fuori uso, ribadisco che il sentiero attuale andrebbe lasciato così com’è, magari con qualche risistemazione. Tutto qui. Il sentiero è bello così: aspro, duro, sassoso, questo è il bello! Ripristinare la scalinata urterebbe il contesto ambientale. Ho fatto dell’ironia, pensando ai pellegrini dell’Expo, sulla via di Damasco! Ma forse i primi a usare in senso penitenziale la scalinata potrebbero essere alcuni caporioni del Parco!

2 Commenti

  1. GIANNI ha detto:

    Non curanza e abuso dell’ambiente riguardano L’Italia, sopratutto dopo che contadini e coloro che traevano reddito e sopravvivenza dall’ambiente se ne sono andati.
    Mi domando se all’estero le cose stiano allo stesso modo.

  2. zorro ha detto:

    L’abbandono del sottobosco o le discariche a cielo aperto purtroppo non sono solo della tua zona.Il bosco non e’ piu’ curato in quanto le popolazioni locali non vivono piu’ di cio’ che il bosco puo’ dare una volta si curava il territorio in quanto si viveva anche di cio’ che la natura dava non c’erano discariche in quanto chi si azzardava a rovinare veniva rovinato a legnate a sua volta.Semplice ma efficace.Cosi’ era dalle mie parti prealpi varesine.Oggi anche li’ i disgraziati scaricano munnezza da tutte le parti e la gente fa i fatti suoi.Per me si dovrebbero mettere delle ronde con cappucci in viso e legnare chi lorda,senza troppi complimenti,(con piccoli bastoni di frassino e non di quercia piu’ duri e legnosi) una volta presi costretti a pulire a loro spese.

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