Beppe Grillo e company: sempre più giù, sempre più giù

Beppe Grillo e company:
sempre più giù, sempre più giù

Mentre i sempre più sorprendenti opinionisti nostrani, con la patente di intellettualismo congenito (c’è chi nasce già con la dote dell’onniscienza!), analizzano delle recenti votazioni europee le più disparate ragioni, proprio tutte, scandagliando ogni buco nascosto dell’animo umano; mentre gli sconfitti, invece che rifugiarsi in un deserto per una doverosa autocritica, vanno disperatamente alla ricerca di qualche àncora di salvezza esterofila per tenersi a galla in previsione di un migliore colpo di fortuna, anche spinti da una rivincita vendicativa; mentre i mezzo-vincitori (vedi Lega che si accontenta di un misero sei per cento mandando in visibilio quel rozzo analfabeta di Salvini) stanno preparando vecchie alleanze con i porci e con le destre più estreme; mentre i vittoriosi si stanno godendo questa gioia insperata senza rendersi conto che il successo è dovuto ad un popolo sempre ballerino; mentre qui e mentre là…, ecco qualche domanda me la faccio anch’io. Più che una domanda, è una provocazione senza risposta.
Perché dobbiamo sempre tirar fuori il peggio, senza renderci conto che anche noi italiani vogliamo solo una cosa, ovvero star meglio su questa terra, che ha ereditato la famosa maledizione dei nostri progenitori? Che ci crediamo o no alla storiella di Adamo ed Eva, non possiamo non constatare che l’umanità, fin dall’inizio, vive una continua lotta di sopravvivenza, tra dolori e sconfitte, a causa di quel mal di vivere che sembra si sia morbosamente attaccato al proprio essere più profondo.
Certo, siamo un popolo di facili creduloni: nelle crisi più drammatiche basta poco perché vendiamo l’anima a chi ci promette anche solo fumo. E gli sciacalli se la godono, sfruttando il male altrui. Ma vogliamo un po’ di pace, chiediamo un po’ di benessere, ci aggrappiamo ad ogni filo di speranza, e c’è sempre chi se ne approfitta, come quei santoni che chiedono soldi in cambio di medicine miracolose. E noi sappiamo che questi sono la peggiore feccia dell’umanità. Già promettere a chi sta bene di star meglio è peccato, ma promettere speranze vuote a chi sta male, è un delitto.
Sta qui ciò che io ritengo la cosa più abominevole: fare del male sociale un campo di battaglia dove i miliardari si propongono come i salvatori della patria. Perché lo fanno? In ogni delirio d’onnipotenza c’è qualcosa di satanico: una perversione che spinge a creare disordini sociali, a sradicare anche i principi di ogni senso democratico.
Sì, vogliamo stare un po’ meglio, anche senza quell’eccesso di superfluo che è la caratteristica del boom economico. Più si ha, più si vuole, e si cade in quel mal di vivere che ci procuriamo con le nostre stesse mani, quando perdiamo l’equilibrio delle cose.
Lasciamo stare Berlusconi e la Lega (penso di aver già detto tutto ciò che dovevo dire), prendiamo Grillo e il Movimento 5Stelle. Tutti temevano che avrebbero stravinto, ed ecco il colpo di scena: un forte calo di consensi da gridare allo scandalo. Grillo è rimasto senza parola! Dario Fo si è messo le mani tra i capelli! I giornalisti grillini, vedi Andrea Scanzi, passano da un ragionamento all’altro, senza connettere un’idea sana (almeno avessero capito che fare il giornalista da grillino era già una cosa sconcia!).
Adesso tutti a trovare le colpe di Grillo e dei suoi adepti, accusando questo o quello, quando bastava poco per capire che i partiti o i movimenti di protesta hanno i loro tempi ben limitati, e che è sufficiente un po’ di Politica per togliere lo spazio alla protesta. No, siamo ancora qui a dire che Grillo e il suo Movimento vorrebbero fare Politica, quando loro di Politica non sanno che farsene. Dico di più. I partiti di protesta, invece che agire come spinta perché la Politica si svegli, fanno di tutto per evitare che la Politica prenda in mano la situazione. Anche Grillo non ha capito, e non lo capisce neppure ora dopo la batosta elettorale, che la sua funzione era ed è d’emergenza.
Qual è il nostro compito anche di semplici cittadini? Sì, siamo tentati talora di sbottare e di protestare, ma non dobbiamo continuamente vivere di continue lamentele. Il nostro dovere consiste nel risvegliare la Politica perché torni in campo. E dobbiamo essere realisti, pur tenendo quel senso di utopia che faccia del nostro realismo qualcosa che vada oltre il puro immediato.
1 giugno 2014

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