L’EDITORIALE
di don Giorgio
Religione e società civile…
Religione e società civile hanno in comune almeno una cosa, ed è la “carnalità”, o il fatto che entrambi, rivendicando una propria autonomia, ma solo per spartirsi un diritto/pretesa di proprietà, agiscono al di fuori dell’essere umano.
Eppure, ci saremmo aspettati, senza scandalizzarci più di tanto, che la religione si occupasse di spiritualità, mentre la società civile di socialità.
In realtà, la religione tratta di “spiritualità”, ma, ecco l’equivoco, per spiritualità intende la religiosità, ovvero il fatto che, essendo il suo principale intento quello di accaparrarsi il rapporto di fede dell’uomo con Dio, ne stabilisce anche le condizioni e i mezzi, definendone anche i due estremi: la natura dell’essere umano e la natura di Dio.
Dunque, ciò che la religione intende per “spirituale è ciò che è strettamente “religioso”: infatti, in gioco c’è un Dio, ente religioso, e l’essere umano, che entra in rapporto con Dio, ma solo secondo ciò che stabilisce la Chiesa/religione.
In altre parole, la religione, qualsiasi religione, anche la Chiesa cattolica, pretende di fare da tramite, da mediazione, tra l’essere umano e Dio: due enti, ovvero due sponde che si uniscono mediante un ponte, che si chiama struttura religiosa.
Il papa non viene forse chiamato anche “Sommo pontefice”? Pontefice significa “colui che costruisce e fa da ponte”.
Secondo la religione, l’uomo senza la religione non può unirsi a Dio, e, se la Mistica si permette di affermare che fa a meno della religione, allora sono guai: essa viene scomunicata e i suoi seguaci condannati a morte.
La Chiesa, fin dall’inizio, si è chiesta: se l’essere umano può permettersi di entrare direttamente in contatto con il mondo del Divino, che ci sto a fare? Non servo più!
Ed ecco il dogma: “Extra ecclesiam nulla salus!”, fuori della Chiesa non c’è possibilità di salvarsi, ovvero ci si danna! E così si è messa una grossa pietra sopra la Mistica!
Dunque, il mondo “spirituale” non può essere che quello “religioso”, ed è nato l’equivoco che la Chiesa è “spirituale”.
In realtà, la religione ha in comune con la società civile la stessa concezione dell’essere umano come qualcosa di esteriore, di “carnale”, su cui agire per raggiungere lo stesso scopo: un potenziamento del potere, sia politico che religioso: è sempre un potere di dominio esercitato sull’essere umano, visto nella sua esteriorità o carnalità, e non nella essenzialità interiore.
Sia la religione che lo stato ignorano il mondo dello spirito, che è l’essenza dell’essere umano: la religione lo ignora di proposito, perché il mondo dello spirito è pericoloso per la stessa sussistenza della religione; lo stato lo ignora per ignoranza, perché non conosce neppure l’esistenza del mondo dello spirito.
E così l’essere umano è represso, o di proposito (da parte della religione) o per ignoranza (da parte dello stato), e resterà in questa agonia fino a quando la religione non si convertirà radicalmente, mettendosi seriamente in crisi, e fino a quando lo stato non aprirà gli occhi (sarà possibile?) sulla realtà dell’essere umano, la cui scoperta darà allo stato la possibilità di accostarsi a quella Democrazia, dove i cittadini saranno anzitutto esseri umani e non ingranaggi di una macchina destinata prima o poi a incepparsi e a esplodere.
La Chiesa potrà ancora dire la sua, ma se comprenderà quale sia la sua funzione: servire la libertà dello spirito, presente nell’essere umano.
Lo Stato servirà solo come supporto, perché ogni cittadino possa realizzare almeno qualcuna delle sue enormi potenzialità interiori, per vivere come esseri umani.
La Mistica sarà la Sorgente di vita, che illuminerà sia la Chiesa che lo Stato.
1 giugno 2019
Grzie DON GIORGIORGIO.Iltuo articolo e’ vitalizzante.ciao.