Alienati da un falso benessere, e drogati da idoli religiosi

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Alienati da un falso benessere, e drogati da idoli religiosi

Salvini o non Salvini, Grillo o non Grillo, tizio caio o sempronio, il problema non è questo, perché i partiti di protesta prima o poi cambieranno sponda e bandiera: il problema sono gli italiani, che hanno spento quel “genio”, da tutti riconosciuto, che ha illuminato secoli bui e burrascosi, e che si pensava, da privilegio di pochi “illuminati”, man mano, allargandosi a macchia d’olio, coinvolgesse il popolo intero.
In realtà, anche il popolo dei nostri avi aveva dimostrato di vivere di saggezza, che è un genio più comune, ma non meno importante: certo, schiavitù sociali e ristrettezze economiche avevano reso difficile, per non dire umanamente impossibile, un convivere sereno, tanto più che la dignità della persona era umiliata, per non dire annullata dal potere dominante, che chiedeva solo obbedienza dai propri sudditi, nonostante si dichiarasse cristiano, e che talora, proprio in forza del cristianesimo, esigeva che i credenti dovessero reprimere il loro spirito libero.
E pensare che il cristianesimo era nato da una rivoluzione sociale, che Cristo stesso aveva proclamato, risvegliando nell’essere umano la sua sorgente divina o la presenza di quel Divino impersonale (ovvero, senza la maschera religiosa) che sa armonizzare il molteplice nell’Uno indivisibile. Ma sono state solo belle parole, se guardiamo alla storia della Chiesa, che ha confuso l’Essere Uno di Dio con la supremazia di potere di una religione monolitica.
Ma non c’è potere terreno che possa sottomettere l’energia vitale. Neppure la religione, con tutti i suoi inganni diabolici, è riuscita nell’intento: ciò che si oppone è quel Divino inafferrabile che inabita nella realtà più profonda dell’essere umano.
D’altronde, anche la religione vive d’esteriorità, e si propone di stanare lo spirito per poi renderlo schiavo della propria struttura, tanto da strutturare l’Essere divino o, meglio, farne una brutta copia (immagine o idolo) e imporla come se fosse la realtà stessa dell’Essere divino.
Ma c’è una legge che l’uomo facilmente dimentica, ed è questa: appena l’avere è alla portata di tutti, il popolo perde anche la saggezza comune, ovvero perde in Umanità. Il progresso materialistico porta inevitabilmente all’alienazione, ovvero a uscire dal proprio essere e a porsi schiavi di un potere che può essere politico o religioso, o che può chiamarsi consumismo, modus vivendi imposto da una società robotizzata o da una tecnologia impazzita, governata col solito criterio del guadagno da parte di chi sfrutta anche le migliori energie per scopi utilitaristici. Ed è questo il vero pericolo di oggi, della nostra società oramai in balìa di quotidiane inarrestabili scoperte tecnologiche, tali da essere difficilmente gestibili secondo il criterio del rispetto della libertà di scelta, in vista di un miglioramento del proprio mondo interiore.
E la tragedia è alle porte, appena una crisi economica ci toglie la possibilità di avere di più, ma in particolare quel qualcosa che già abbiamo, ma che in realtà non è del tutto nostro, perché preso in anticipo con mutui, che la crisi mette a rischio, mettendo a rischio i posti di lavoro.
Ma la crisi può essere una provvidenza, ovvero quel campanello d’allarme che ci mette in guardia, prima di cadere nel baratro. Uno smodato progresso materiale porta inevitabilmente allo sfacelo. Una crisi economica può aprirci gli occhi, arrestarci in tempo, e farci riflettere. Ma ciò difficilmente succede, perché, tornato il boom economico, tutto torna come prima: magari si riparte da zero, ma la strada è la stessa: alienazione, falso benessere, poi un’altra crisi, e così via.
Non vogliamo cambiare strada, ovvero mentalità, ovvero partire dal proprio essere. Sembra di essere in un vicolo cieco o in un circolo vizioso, maledettamente ferreo, senza via di salvezza. 
1 ottobre 2016 
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

1 Commento

  1. GIANNI ha detto:

    In chiave positivistica, nel senso di essere positivi sulla situazione, un elemento importante esiste, politicamente.
    Difficilmente i partiti cosiddetti demagogici, o antisistema, ottengono la maggioranza assoluta dei seggi, a livello nazionale.
    Diversa la situazione negli enti locali, nei quali il ballottaggio fa governare chi prende più voti.
    A livello nazionale, quindi, il voto favorevole ai partiti antisistema determina una sorta di campanello d’allarme, che determina un particolare effetto.
    Partiti, movimenti che, diversamente, sarebbero stati su posizioni contrapposte, gli uni in maggioranza, gli altri all’opposizione, rinsaldano le fila e si uniscono in maggioranza, mandando i partiti antisistema all’opposizione.
    Lo abbiamo visto in Germania, con il terzo governo Merkel, basato sulla cosiddetta grande coalizione tra socialdemocratici e cristiano democratici.
    Lo abbiamo visto in Italia.
    Proprio l’attuale esecutivo si basa su una maggioranza tra componenti di centrosinistra e componenti che facevano parte del centrodestra, in particolare riconducibili ad Alfano, che appunto prima era braccio destro di Berlusconi.
    Eppure le elezioni avevano visto un particolare risultato positivo dei pentastellati.
    Se poi consideriamo che, anche a causa delle vicende romane, un recente sondaggio evidenzia un calo di consensi del movimento grillino, si afferma, una volta di più, lo scenario dianzi esposto.
    Per fortuna, non tutto il male vien per nuocere, ed anche il risultato delle precedenti elezioni ha contribuito alla formazione dell’attuale esecutivo.

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