La parola “democrazia”, quante balle tra intellettualismo, populismo e… popolo bue!

L’EDITORIALE
di don Giorgio

La parola “democrazia”,

quante balle tra intellettualismo, populismo

e… popolo bue!

Sinceramente quando sento parlare di democrazia vado nel pallone, ovvero non ci capisco più nulla, entro in uno stato confusionario, e il motivo è semplice: la democrazia è una tra le tante parole più usate e strausate, fino ad essere consumate nel loro più autentico significato originale.
C’è di più. La democrazia è nata quando il pensiero era elevato, pensiamo agli antichi filosofi greci, ed è stata catapultata in una società, come quella di oggi, in cui l’elevato pensiero greco si è perso del tutto nella nebbia di una tale imbecillità da dare alla parola “democrazia” un senso così popolaresco da ridurla a qualcosa da gestire a proprio uso e consumo.
C’è di più. Il popolo fa la sua parte, ma è l’ultima ruota del carro, che è guidato da quella intellighenzia che manovra una massa di imbecilli.
Attenzione: l’intellighenzia di oggi non è da equiparare all’intelletto, purissimo spirito, come si vorrebbe far credere, casomai a quell’intelletto “passivo”, di cui parlava Aristotele, imbevuto o inzuppato di cose provenienti e filtrate dall’ego.
Possiamo dire che l’intellighenzia è un gruppo di eletti o che si credono tali, i quali, con la mente che mente, imbastiscono ragionamenti sopra ragionamenti su qualsiasi cosa che, toccandola, vorrebbero trasformare in oro o in merda: dipende dal loro intento, che è in ogni caso quello di modificare la verità secondo i loro gusti o pregiudizi o intenti sporchi.
Tutto questo per dire che anche la parola “democrazia” è entrata in un gioco come di chi mette nel tritatutto una carota e la vede sminuzzata gustandone già il sapore.
Non solo sono disorientato, ma sto male ogniqualvolta un “intellettualoide” tira fuori dal cilindro la parola “democrazia”, facendone un divertimento per una plebe che beve anche la piscia pur di sentire quasi dissetata la propria sete di far parte dell’ordine privilegiatato quasi reso divino.
Ed è qui l’oscenità: far credere al popolo bue che è democratico quando va a votare, non importa se vota con il culo invece che con l’intelletto.
Al popolo basta sentirsi importante perché finalmente, dopo tanti anni, è stato chiamato a votare, per rinnovare la democrazia, così si fa credere.
La Democrazia, quella vera, così elevata da non essere nemmeno sfiorata con il più piccolo gretto pensiero, se ne sta fuori, al di là del gioco perverso dell’intellighenzia e di un popolo bue che beve anche la piscia pur di far parte di un gioco chiamato “voto elettorale”.
Darei forse ragione all’astensionismo? No, certo. Un discorso che merita una ulteriore riflessione.
01/010/2022
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