Omelie 2020 di don Giorgio: PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

2 febbraio 2020: PRESENTAZIONE DEL SIGNORE
Ml 3,1-4a; Rm 15,8-12; Lc 2,22-40
Maria nel cuore del Mistero trinitario
Una strana liturgia la nostra: non permette a Maria di essere onorata nel “dies domini”, domenica (giorno del Signore), ma lo permette a qualsiasi Solennità del Signore, come se Maria non fosse la vergine madre del Figlio di Dio.
Ma credo che a spingere la Chiesa ad avere delle riserve o cautele sulla figura di Maria, escludendola dalla liturgia domenicale (pensate alle festività dell’Assunta e dell’Immacolata), sia una deformazione devozionale di gente che fa di Maria una specie di divinità a se stante. E ciò ha suscitato reazioni di repulsione o di disgusto nella parte migliore della Chiesa di Cristo, che non per questo esclude o emargina Maria, ma la pone nel cuore del Mistero divino.
Maria, fuori dal Mistero divino, è solo una bella statua o un quadro da venerare come un oggetto idolatrico, che finge di stare al gioco, piangendo o lanciando messaggi apocalittici. E ci sono preti (penso in particolare a uno della Sicilia, don Alessandro Minutella) che si inventa di tutto, anche sorgenti miracolose pur di fare soldi o anche solo per dare credibilità ai suoi messaggi che sono allucinanti e grotteschi, tipici di gente malata psichicamente.
Scusate se insisto, prima di passare a commentare la festa di oggi.
Maria non chiede un culto simile: chiede solo di essere considerata all’interno del Mistero Trinitario. Fuori, diventa lo zimbello di fanatici che screditano la vera fede, di cui parlava Gesù Cristo.
E allora abbiamo il coraggio di dire che Maria è la più grande Donna dell’Umanità, ma solo all’interno del Mistero di Dio.
La Chiesa, purtroppo, ha paura di ridimensionare la devozione alla Madonna, anche perché di per sé non si tratta di un superficiale ridimensionamento, ma di una nuova visuale di fede, e la fede evangelica punta al Mistero di Dio, in cui mettere anche Maria.
Maria è così bella nella sua interiorità di Donna ideale, ma perché ridurla a un oggetto devozionale, anche strumentale, per il fatto che si ricorre a Maria ma solo per chiedere grazie o altro.
Nunc dimittis…
La Liturgia da secoli celebra la Festa della presentazione del Signore al tempio il 2 di febbraio che quest’anno cade in domenica, ed essendo Festività del Signore prevale sulla liturgia domenicale. In realtà di che cosa si tratta?
Quaranta giorni dopo la nascita di Gesù a Betlemme, Giuseppe e Maria, secondo la pratica religiosa del tempo, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore, così come prescritto dalla legge mosaica.
L’anziano Simeone, a cui lo Spirito Santo aveva preannunziato che avrebbe visto il Messia, prendendo tra le braccia Gesù bambino rese gloria a Dio con la preghiera tramandatasi come “Nunc dimittis”, dalle prime parole in latino: “Ora puoi lasciare…”.
Gli occhi di Simeone hanno visto in quel Bimbo una luce particolare, che avrebbe illuminato l’intera umanità. Ma con quali occhi?
Certo, pensiamo alla gioia di questo anziano ebreo che, dopo una lunga attesa, prende fisicamente tra le braccia Gesù Bambino, il Figlio di Dio che si è incarnato nel grembo verginale di Maria di Nazaret.
Ma con i soli occhi fisici non poteva vedere la luce divina: una luce così mistica da richiedere occhi mistici, ovvero occhi interiori, gli occhi dello spirito.
Luce
Già la parola “luce” e la sua radice ci aiuta a comprendere qualcosa del Mistero divino. Chiariamo subito che Mistero di per sé non significa un mondo di incognite, ma è un mondo di troppa luce che abbaglia, tanto da costringerci a tenere gli occhi chiusi, oppure a nasconderla dietro ad apparenze che favoriscono la vista degli occhi fisici.
Luce deriva dal latino “lux”, e dal greco “leukòs”, che significa “brillante, bianco”. In greco, però, c’è anche il termine “phos (da cui in italiano foto, fotografo, fotografie ecc.). In origine “phos” non indicava solo la luce come mezzo per vedere (la luce del sole permette di vedere, così una lampadina accesa di notte permette di leggere un libro), ma indicava anche la luce che emana la verità, raggiunta tramite la conoscenza o l’unione mistica. Dunque, luce come strumento o mezzo per vedere, e luce come fonte di vita.
Noi siamo attirati dalle luci artificiali che illuminano a giorno anche la notte, ma rimaniamo al buio dentro, in mancanza di quella luce che illumina il segreto del nostro essere.
Gli antichi Mistici medievali, in particolare Meister Eckhart, parlavano di una “scintilla divina”, che è dentro di noi. Una scintilla, che può essere coperta, mai comunque può essere spenta: fa parte del nostro essere. Spegnere la scintilla divina” sarebbe come toglierci l’essere.
Illuminazione
C’è un’altra parola che merita una particolare attenzione, ed è illuminazione.
Anche noi diciamo: “Mi è venuta come una illuminazione”, per indicare una lampadina che si è accesa nella nostra mente. Mi è venuta una ispirazione.
Ma l’illuminazione mistica non è qualcosa di momentaneo, come una lampadina che si accende e poi si spegne, ed è di natura essenzialmente diversa da un flash mentale.
Stiamo parlando di quell’Unione profonda e anche misteriosa tra lo spirito dell’essere umano e lo Spirito divino, che non è solo un privilegio di alcuni fortunati, e non si tratta di visioni eccezionali.
Qualcuno ha scritto che questa illuminazione mistica, o interiore, forse era più presente nell’antichità che nel nostro tempo, probabilmente perché lo stile di vita era più vicino alla Natura e l’unione con essa rappresentava il completamento dell’esistenza del singolo. Oggi, invece, siamo individui chiusi in un mondo dove l’Ego impone le sue norme.
Viviamo in un mondo sempre più lontano e distaccato dai princìpi che regolano l’universo e la vita, e siamo più distanti anche da noi stessi; forse per questo l’Illuminazione è quasi un miraggio, un’esperienza che solo pochi eletti possono sperimentare.
In ogni epoca storica, in ogni contesto, tuttavia l’esperienza mistica non è qualcosa di diverso e staccato dalla realtà esistenziale, bensì la natura profonda e divina di ogni essere umano, che perciò è in grado di sperimentare l’unione mistica con il mondo del Divino.

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