Avvento, perdutamente amanti del Logos eterno…

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Avvento, perdutamente amanti

del Logos eterno…

So di ripetermi, ma so anche che l’uomo d’oggi è così immerso in una società di carne che non basta una, nemmeno cento volte, dire e ridire che, nella carnalità e con la carnalità di pensieri tanto bestiali da rendere il prigioniero eternamente vittima della propria imbecillità, non se ne esce liberi.
Quando leggo commenti di menti pervertite, che subito cancello per rispettare un sito, che mi costa parecchi soldi per mantenerlo puro, e che perciò decisamente sottraggo ai dementi, mi convinco che il mio dovere sta nell’insistere nel dire e ridire le solite cose, ovvero che da questa società bestiale si esce solo rientrando in quel sé, dove vi è l’unica soluzione, che consiste nel riappropriarsi di quell’intelletto “attivo”, illuminato dall’Alto (lo diceva già il pagano Aristotele), per sottrarre il nostro essere all’intelletto “passivo”, quello imbevuto di cose carnali tramite l’ego imperialista.
Torniamo all’Avvento. Avvento è dire per tutti attesa, che per i credenti è sicura speranza, gioia vera, vita certa. Per i non credenti avvento dice tutto e dice nulla, in una confusione totale che va dal pensiero folle all’azione frammentata nel caos totale.
Ma credenti e non credenti non sanno ancora che l’Atteso è il Logos eterno, così è scritto nel Prologo del Quarto Vangelo.
C’è ancora anche tra i credenti chi pensa che tutto si rivolva in una vita “buona”, intesa nel senso moralistico. Ma la parola “buona” richiama la Buona Novella, ovvero quel Bene Sommo che è sempre creatività, ecco perché è perennemente “nuovo”.
Lo vorrei sempre ripetere fino alla noia: l’Avvento richiama anzitutto il “Metanoèite” del Precursore, Giovanni, figlio di Elisabetta e di Zaccaria, che tuonava nel deserto, anche alludendo alle coscienze assopite. Un invito poi ripreso dallo stesso Cristo: “Cambiate mentalità, il vostro modo pensare, di vedere le cose”.
Prima l’intelletto, poi l’agire. Se l’intelletto è sfuocato, nebuloso, offuscato, tenue, per nulla libero da pregiudizi, l’agire di conseguenza sarà sfuocato, nebuloso, tenue, per nulla libero da pregiudizi.
I credenti dovrebbero perlomeno intuire che la Luce vera è il Logos eterno. E se non è il Logos la vera Luce, e quindi Vita, che cosa o chi essi stanno aspettando? Qualcuno o qualcosa, manipolato da menti pervertite di una religione che si crea un proprio idolo, immagine della propria struttura carnale? Oppure, qualcuno o qualcosa decisamente già carnale di una società carnale?
Qualcuno obietterà: è dalle origini del mondo corrotto dal peccato originale che l’uomo aspetta un messia che salvi l’umanità!
Certo, l’uomo carnale è sempre deluso da messia che sono di carne, perché populisti nel sangue e nella mente, ma il Logos è quell’Eterno presente già dalla creazione del mondo.
Non te ne sei mai accorto? Colpa è tua, unicamente tua, o nostra, perché siamo maledettamente fuori di noi, in periferia, e qui in periferia siamo perennemente in balìa di populisti maledettamente carnali.
Rientra in te, nel tuo essere, e qui inizia un’opera di purificazione alla luce dell’intelletto “attivo”, illuminato dall’Alto. Sarà un lavoro magari duro, ma efficace in vista dell’Unione mistica. Un lavoro che richiede distacco continuo, anche radicale.
Fino a quando i credenti resteranno vittime di una religione alienata e alienante, resteranno anch’essi degli alieni, in balìa delle tenebre. Scrive l’evangelista Giovanni nel Prologo: “La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno vinta”.
I cultori delle tenebre sono dei perdenti nati, sopraffatti dal potere delle tenebre.
Solo gli amanti del Logos eterno, che è Luce, e quindi Vita, sono i veri vincitori.
Ma dove sono?
02/12/2023
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

Lascia un Commento

CAPTCHA
*