Omelie 2019 di don Giorgio: QUARTA DOPO L’EPIFANIA

3 febbraio 2019: QUARTA DOPO L’EPIFANIA
Gs 3,14-17; Ef 2,1-7; Mc 6,45-56
Premetto subito che questa sarà un’omelia del tutto particolare, tenendo anche conto che oggi è la Giornata nazionale per la vita.
Non farò un discorso strettamente politico: ho contestato il Discorso che Mario Delpini, vescovo di Milano, ha tenuto davanti agli amministratori civili il 6 dicembre del 2018 nella Basilica di S. Ambrogio, e non intendo contraddirmi.
Le mie considerazioni partono dalla Sacra Scrittura, in particolare dai due testi della Messa di oggi. Il primo e il terzo brano parlano di acqua: del Mar Rosso e del lago di Genesaret. Benché indirettamente, anche l’apostolo Paolo allude all’acqua, quando parla di salvezza; la salvezza per un credente inizia nel battesimo di acqua e di Spirito santo.
Mare, lago e acqua: passaggio dalla morte alla vita
Nei testi sacri il mare, il fiume e il lago rappresentano il passaggio tra la morte e la vita. Pensate al Mar Rosso, al fiume Giordano e al lago di Genesaret.
Se poi pensiamo all’acqua in genere, allora non c’è nulla che non la richiami: non c’è una cosa che possa fare a meno dell’acqua, che non sia costituita di acqua.
Il nostro stesso corpo è costituito del 60/65 per cento di acqua, anche se i dati cambiano in base all’età, al sesso e al peso.
Possiamo tranquillamente dire che l’acqua è più importante della terra: l’acqua può esistere senza la terra, ma la terra non può esistere senza l’acqua.
Facciamo un passo ulteriore: anche la vita della grazia è più legata alla simbologia dell’acqua che alla simbologia della terra.
Così lo Spirito santo. Così il nostro spirito interiore. Pensate al dialogo tra Gesù e la samaritana.
E allora possiamo dire così: senza il passaggio del mar Rosso, non ci sarebbe stato il popolo ebraico; senza il fiume Giordano non ci sarebbe stato Giovanni il Battista (battista significa battezzatore), e nemmeno Cristo avrebbe potuto dare inizio al suo ministero pubblico: infatti, proprio al Giordano Dio Padre lo ha investito solennemente come il Messia, atteso da secoli nella storia del popolo ebraico.
E possiamo anche dire che senza l’acqua battesimale non ci sarebbe la Chiesa e, dunque, il cristiano.
Non solo in quanto corporeità, ma in quanto credenti non possiamo fare a meno dell’acqua, sia fisicamente nel Battesimo, sia in quanto simbolo della grazia di Dio.
Acqua come vita e come morte
L’acqua non è solo vita, ma anche morte. Pensate al diluvio. Pensate alle alluvioni. Pensate ai maremoti.
Senz’acqua non si vive, con troppa acqua si può morire.
Talora l’acqua è morte per dare la vita. Dal diluvio è nata una nuova umanità, così dice la Bibbia. Il Mar Rosso ha salvato gli ebrei in fuga, travolgendo l’esercito egiziano.
Considerazioni attuali
Come tempo fa, e non tanto lontano, le guerre si vincevano o si perdevano sui mari, così oggi la politica più sporca e criminale la si gioca, con un assurdo consenso popolare, respingendo i migranti che attraversano i mari.
Le acque sono ancora il confine tra la vita e la morte.
Non possiamo, sarebbe follia, chiudere i porti, ma la politica di oggi lo fa.
I porti sono la salvezza dell’umanità fragile che, finché ci saranno oceani che separano i continenti, dipenderà dalla civiltà delle nazioni europee.
Ogni porto chiuso è un atto di barbarie, un crimine umanitario.
La storia ci insegna che la barbarie e la disumanità, prima o poi, ricadranno come macigni sugli stessi barbari e criminali e sul popolo che li sostiene.
Le ideologie barbare e razziste saranno travolte dai disperati che invocheranno la vendetta di Dio.
Il popolo ebraico, attraverso un passaggio tra le acque del Mar Rosso, si è incamminato verso la Terra promessa.
Ogni popolo sogna una terra promessa, tanto più se la sua terra d’origine è stata violentata, sfruttata, derubata proprio da quelle nazionalità che oggi si proclamano sovrane che, una volta arricchitesi sulla pelle dei violentati, sfruttati e derubati, ora chiudono i porti, facendo annegare quanti, ridotti a brandelli, vorrebbero giustamente reclamare i diritti conculcati e quei sacrosanti risarcimenti per essere stati depredati.
La cosa criminale è volersi giustificare, da parte degli europei, nascondendosi dietro una fede in Dio che è pura blasfemia.
E si giunge, lo stesso giorno di Natale durante la Messa solenne, a negare da parte di un leghista un segno di pace a un ragazzino di colore. L’episodio è capitato a Erba, nella Chiesa prepositurale.
Si ha il cuore pieno di odio razzista, e si continua ad andare in Chiesa, dettando legge allo stesso Dio, ma a quel dio è che è un fantoccio nelle mani dei leghisti più razzisti, che, dopo essersi tolto dalla coscienza ogni valore umano, dividono l’umanità in due: prima noi, i violentatori dei diritti dei poveri, e poi gli altri, gli sfruttati.
Ci sono sindaci leghisti, vedi quello di Pescate, che tutto il giorno sta sui confini del suo paese per impedire a qualche migrante di entrare. Sindaco poliziotto della peggiore specie!
Semplicemente vergognoso! Semplicemente anti-evangelico! Mi chiedo come i piccoli possano crescere in umanità in un simile paese!  Non basta curare materialmente un  paese, se poi gli togliamo l’anima.
Invochiamo l’ergastolo per un assassino, quando a meritare l’ergastolo dovrebbero essere quei politici, con il rosario o il vangelo tra le mani, che chiudono i porti della salvezza ai disperati, costretti prima a vivere di stenti per colpa dei colonialisti europei, e poi lasciati morire sui mari.
I tribunali umani condannano chi dice qualche parolaccia contro questi politici criminali, che vengono poi assolti dai crimini umanitari oppure usano vigliaccamente la loro immunità parlamentare per non farsi processare.

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