Omelie 2023 di don Giorgio: NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO

5 novembre 2023: NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO
2Sam 7,1-6.8-9.12-14a.16-17; Col 1,9b-14; Gv 18,33c-37
Anche in questa ricorrenza liturgica, in cui si celebra la festa di Cristo re dell’universo, non soffermiamoci sulle motivazioni per cui la festa è stata istituita. Ogni festa nasce in un particolare periodo storico, così anche la festa che celebra Cristo re, che è stata istituita nel 1925 da papa Pio XI, dopo varie pressioni da parte di semplici fedeli, di vescovi e di cardinali. Inizialmente si promuovono feste localmente, per poi estenderle fino a farle approvare a tutta la Chiesa.
Dovrebbe già farci riflettere il fatto che le feste nascano in particolari periodi storici, drammatici in sé e anche di forte ateismo tale da richiedere come rimedi interventi particolari della Chiesa, con documenti ufficiali e anche con la istituzione di feste liturgiche, per proteggere la fede debole di un popolo in balìa di ideologie pericolose.
In breve possiamo dire che certe feste liturgiche, come quella di oggi, sono state sollecitate da ragioni diciamo apologetiche, ovvero con l’intento di difendere la fede cattolica da una società minacciata dal laicismo e dall’anticlericalismo.
I periodi storici cambiano, e perciò anche le feste liturgiche legate a periodi storici cambiano, ecco perché preferisco soffermarmi sui brani proposti dalla Liturgia.
Il terzo brano, tolto dal Vangelo secondo Giovanni, che presenta una parte del dialogo tra Gesù e Ponzio Pilato, ci può aiutare a comprendere il senso da cogliere nella parola “regno”. Gesù non nega di essere re, ma nega di essere re secondo la concezione corrente di un regno terreno. Certo, poteva anche sostituire le parole “re” e “regno” con un altro termine più spiritualistico. Ma forse ha mantenuto “re” e “regno” per contestare quella falsa concezione del regno che si era sviluppata lungo i millenni di una storia dominata anche da re e da regni di un super potere tale da soggiogare una massa di schiavi, incapaci di ribellarsi.
Sostituire le parole compromettenti con altre parole meno compromettenti non è sempre la via migliore, anche perché dovremmo inventare di volta in volta vocaboli sempre nuovi, e poi succede che non passa molto tempo che la parola sostituita si contamini a contatto di un mondo carnale, il quale anche si diverte a fare di ogni parola, anche la più mistica, un contenitore di parole vuote, consumate dalla imbecillità umana.
E le parole più pericolose non sono quelle più carnali, perciò tali da metterci in allarme, ma le più pericolose sono quelle equivoche, quelle cioè che mantengono secondo l’occorrenza opportunistica significati diversi, tra loro contraddittori. Pensate alle parole amore, giustizia, pace, ecc.
In ogni caso (dobbiamo riconoscerlo) è difficile mantenere pura una parola, difendendola da ogni consumismo, anche perché (anche qui riconosciamolo) il popolo è vittima del consumismo più spietato e anche dissacrante. Pensate al Natale.
E allora Gesù che cosa intendeva dire che “il mio regno non è di questo mondo”? Distinguiamo. Il regno di Cristo non è “di” questo mondo, cioè non appartiene a questo mondo, non è della stessa logica di questo mondo carnale, ma il regno di Cristo è “in” questo mondo, si realizza già in questo mondo, come fermento, inizialmente come seme (ricordiamo le parabole di Gesù).
Qui bisognerebbe soffermarci spiegando che cosa significa “potenzialmente”. In breve: il regno di Dio, inteso come l’ha intenso Gesù, è già tutto in questo mondo, ma potenzialmente, ovvero dovrà essere realizzato man mano nella storia. Pensate alla Natura, già la parola lo dice: “ciò che sta per nascere”. Il che significa che la natura è potenzialmente incinta di vita, sempre pronta a generare vita, che si sviluppa però man mano.
Così possiamo dire del regno di Dio, che è in ogni essere umano, il cui grembo, in quanto essere, perciò indipendentemente dal fatto che uno è fisicamente maschio o femmina, è sempre disponibile alla fecondazione da parte dello Spirito, che però pone una condizione indispensabile, ovvero che ciascuno di noi si distacchi da tutto ciò che occupa il mondo interiore.
Il regno di Cristo, dunque, è del tutto spirituale, perché è la presenza dello Spirito in ogni essere umano, ma non agisce nell’aldilà, si realizza già in questa esistenza.
Possiamo dire che il regno di Cristo coinvolge la tridimensionalità della persona umana, che è corpo, psiche/ anima e spirito, ma è nello spirito che, per opera dello Spirito, il regno è potenzialmente luce e vita, ovvero il regno di Cristo ha origine dalla Sorgente trinitaria.
C’è un’altra parola interessante da spiegare, ed è “universo”. Se mettete un trattino tra “uni” e “verso”, si rende subito evidente il suo significato, ovvero “verso l’uno”.
Cristo, allora, è il re dell’universo, ovvero di tutto ciò che è stato creato dall’onnipotenza divina, ma, ecco la domanda: come Dio ha creato questo mondo, che, nonostante tutto, riserva anche continue meraviglie?
C’è una legge che regola il Creato, ed è espressa dagli antichi greci con la parola Logos, termine tra l’altro usato anche da Giovanni nel Prologo del suo Vangelo.
Il termine “logos” ha diversi significati, evidenziati molto chiaramente da Carlo Maria Martini, che tra tutti preferisce questo: il logos è “la ragione ultima d’essere della realtà”, ovvero “ogni cosa ha un senso, così il creato o l’universo”.
Martini chiarisce: «La ragione dell’esistenza è logos, nel senso di φῶς, phos (luce) e ζωὴ, zoè (vita); tutto ha un senso, e questo senso è luminoso e vivificante. Ossia, malgrado le oscurità della situazione presente dell’uomo, malgrado la tragedia umana che ci circonda, malgrado le prove della Chiesa e le situazioni quasi assurde nelle quali si trova il mondo e possiamo trovarci anche noi, esiste al fondo di tutto un εὐαγγέλιον, euaggélion (un “vangelo”), che ci assicura esserci una ragione luminosa e vivificante di tutte queste cose, se solo sappiamo coglierla e lasciarci trasformare da essa».
Dunque, “tutto ha un significato nella sapienza ordinatrice di Dio”. E allora diciamo che, come dice la parola, l’universo come creato è uscito dall’Uno che è il Bene Assoluto, e torna all’Uno. Quando Dio ha creato l’Universo tutto era armonioso, vi aveva messo il suo Logos, ovvero il Figlio, poi è successo qualcosa che ha rotto l’armonia, l’universo si è frantumato, e perciò sfugge alla legge del ritorno all’Uno. Sulla via del ritorno al Bene Sommo, il mondo si ricompone solo nell’armonia.
In noi c’è questa esigenza divina del ritorno all’Uno, ma gli esseri umani disobbediscono a questa legge, e restano frantumati, divisi, in lotta tra loro. E così il regno di Dio si allontana dalla sua realizzazione, e ciò porta al disfacimento totale.

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