Una Chiesa sempre più insofferente e una Chiesa sempre più malata

 

da Vatican Insider

30/11/2012

Austria,
"guerra fredda" tra preti ribelli e Vaticano

La decisione di revocare il titolo di monsignore a Helmut Schueller giunge mentre il movimento sta organizzando un grande evento internazionale

ALESSANDRO SPECIALE

ROMA

Una punizione dal valore più che altro simbolico ma che segnala un ulteriore raffreddamento nei confronti dell'iniziativa dei preti 'ribelli' austriaci proprio mentre questi si preparano, nel 2013, ad un grande evento internazionale che metta in collegamento tra loro quei sacerdoti che, in tutto il mondo, sono insofferenti nei confronti dell'immobilismo vaticano e cercano riforme profonde nella Chiesa.

Il Vaticano ha annunciato ieri di aver revocato il titolo di 'monsignore' a Helmut Schueller, l'ex-vicario generale dell'arcidiocesi di Vienna diventato da anni capofila della Pfarrer Initiative, l'ampio movimento di parroci austriaci che chiede riforme ecclesiastiche su tematiche come il celibato obbligatorio, la comunione ai divorziati e le coppie gay. Scheuller rimane sacerdote a tutti gli effetti ma non è più “cappellano di Sua Santità”, un titolo onorifico che aveva ricevuto quando era presidente di Caritas Austria.

La decisione romana è stata comunicata a Schueller tramite la diocesi di Vienna, ha riferito alla stampa austriaca il portavoce del cardinale Christoph Schoenborn, Michael Prueller. Schueller è parroco di St. Stephan nel paese di Probstdorf, vicino Vienna.

La notizia arriva pochi giorni dopo l'annuncio, fatto dallo stesso Schueller in un'intervista all'agenzia austriaca APA, di un incontro mondiale dei movimenti spuntati negli ultimi anni in tutto il mondo sulla falsariga della iniziativa dei parroci austriaci o che portano avanti le stesse richieste.

L'appuntamento dovrebbe tenersi nel 2013 e avrebbero già espresso interesse gruppi di sacerdoti in Germania, Irlanda, Francia, Usa e Australia con cui la Pfarrer Initiative è in contatto. Quello che viene, ha spiegato Schueller, sarà “l’anno dell’internazionalizzazione del movimento, un congresso si terrà probabilmente in Germania”.

Il movimento dei “parroci ribelli” raccoglie ormai un decimo di tutto il clero austriaco, più di 500 fra sacerdoti e diaconi. L’iniziativa austriaca, nata nel 2005, ha avuto risonanza mondiale dopo la pubblicazione nel 2011 con la pubblicazione di un “Appello alla disobbedienza” nel quale si chiedevano svolte radicali nella Chiesa su temi come la comunione ai divorziati risposati, il sacerdozio per i preti sposati, l’apertura all’ordinazione femminile, un maggior peso delle comunità di fedeli e del clero locale nella scelta dei vescovi, la richiesta di un ruolo attivo dei laici in campo liturgico, nella predicazione e nell’eucaristia laddove ci sono pochi preti, affinché questi ultimi non diventino funzionari carichi di lavoro che devono burocraticamente dire messa e dare sacramenti da una località all’altra del Paese.

Anche se i vescovi austriaci hanno sempre cercato di non chiudere del tutto le porte del dialogo con i preti 'ribelli', in un recente intervento in Vaticano, il nuovo prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, monsignor Gerhard Ludwig Mueller ha risposto direttamente ad una delle idee portate avanti dalla Pfarrer Initiative: chiedere che i fedeli scelgano il proprio 'pastore', ha detto Mueller, è “un pensiero protestante”.

 

da Vatican Insider
 
5/12/2012
 
Riparte dagli Usa la battaglia
 per il sacerdozio delle donne

Un giornale cattolico lancia un appello contro il Vaticano: “Vietare le ordinazioni è un’ingiustizia”

GIACOMO GALEAZZI

CITTÀ DEL VATICANO

Battaglia sul sacerdozio "rosa". Riparte dagli Usa la mobilitazione planetaria per aprire la strada verso l'altare all'altra metà del cielo. Un giornale cattolico indipendente pubblicato negli Stati Uniti ha lanciato ieri un appello per una vasta campagna di denuncia ai danni del Vaticano, che rifiuta le ordinazioni alle donne. "Interdire le ordinazioni delle donne è un'ingiustizia che non deve essere tollerata", ha scritto il National Catholic Reporter, tentando di attirare l'attenzione su uno dei principi strenuamente difesi dalla Chiesa cattolica. La chiamata al sacerdozio "è un dono di Dio", sottolinea il giornale, e impedire alle donne di rispondere a questa chiamata "non ha alcun fondamento nelle Scritture, né alcuna altra ragione convincente".

Al momento non c'è stata alcuna reazione ufficiale della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, che difende una posizione conservatrice sulla questione e su altri temi quali la contraccezione, l'aborto e il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Alla base della polemica del giornale cattolico c'è la scomunica e l'espulsione, il mese scorso, di padre Roy Bourgeois che, nel 2008, aveva partecipato all'ordinazione di una donna nel Kentucky. L'ordine di Maryknoll, al quale apparteneva, ha giustificato la decisione spiegando che il prete aveva agito "senza permesso" del vescovo locale, "ignorando la sensibilità dei fedeli in tutto il paese".

Otto mesi fa già Martha Heizer, docente di religione a Innsbruck, co-fondatrice e direttrice di «Noi siamo Chiesa», sfidò il Vaticano e annunciò la sua intenzione di celebrare messa anche a costo di rischiare la scomunica. In realtà la questione è chiusa definitivamente in seguito alla risposta dell’allora prefetto dell’ex Sant’Uffizio, Joseph Ratzinger circa la dottrina della lettera apostolica «Ordinatio sacerdotalis». Il dubbio sollevato riguardava la facoltà della Chiesa di conferire l'ordinazione sacerdotale alle donne. Il no della dottrina alle donne prete, chiarì l’attuale Pontefice, è «definitivo» in quanto tale dottrina è fondata nella Parola di Dio scritta e costantemente conservata e applicata nella Tradizione della Chiesa fin dall'inizio. Essa è stata proposta infallibilmente dal magistero ordinario e universale (costituzione dogmatica «Lumen gentium» del Concilio Vaticano II).Radicato nel Nuovo Testamento, il ministero sacerdotale cristiano, fin dal principio, si conferiva solo agli uomini.

La teologa tirolese Martha Heizer e il suo gruppo di credenti propone di rendere possibile l’eucaristia senza sacerdoti, grazie a forme private di celebrazione. Si tratta di una prassi da riferire immediatamente alla Santa Sede in quanto rientra tra i delicta graviora. «I sette punti contenuti nell’appello alla disobbedienza dei parroci promotori della Pfarrer-iniziative sono da esaminare singolarmente e non come un unico pacchetto- sottolinea l’agenzia cattolica, Adista-.La comunione ai divorziati risposati, ad esempio, potrebbe essere concessa, anche se a determinate condizioni».

Nell’aprile del ’95, un piccolo gruppo di cattolici di Innsbruck, guidato da Thomas Plankesteiner e appunto da Martha Heizer, promosse un “Appello dal popolo di Dio” in cinque punti ( più democrazia nella Chiesa, maggiore ruolo della donna, celibato facoltativo dei preti, diversa morale sessuale ). Esso era rivolto alla gerarchia della Chiesa cattolica nella fiducia di ottenere risposte concrete. I consensi furono amplissimi in Austria (505.000 firme, in Germania 1.800.000, mentre furono minori negli altri paesi europei ma sempre decine di migliaia, 35.000 in Italia ). Le firme furono consegnate in Vaticano nell’ottobre del ’97 da circa cinquecento delegati di tutta Europa. Fu scritta una lettera a papa Wojtyla, che non rispose. «Nessuna delle riforme proposte è stata attuata ma, nonostante le frustrazioni per questo insuccesso, peraltro prevedibile, dall’Appello è sorto un movimento internazionale», riferisce Adista. La sigla è IMWAC (International Movement We Are Church) a cui partecipano le sezioni nazionali (“Noi Siamo Chiesa” in Italia, Somos Iglesia in Spagna, Wir Sind Kirke nei paesi di lingua tedesca, Nous Sommes aussi L’Eglise in Francia , We Are Church nel Regno Unito e in USA).

Nel luglio scorso la questione dell’ordinazione femminile era stata motivo di polemica anche in Portogallo. Il Cardinale José Policarpo, Patriarca di Lisbona fu costretto a diffondere una lettera per puntualizzare che sull'ordinazione sacerdotale di donne è «in comunione con il Papa». Il Patriarca dovette far fronte alla polemica suscitata da alcune sue dichiarazioni («non esiste alcun ostacolo teologico fondamentale» all'ordinazione di donne, anche se sottolineava che «non c'è alcun Papa che abbia potere a questo proposito. Nella sua spiegazione, il cardinale Policarpo riconobbe che egli stesso non aveva mai “trattato sistematicamente la questione”. E specificò: «Il fatto che non ci siano donne tra questi successori e cooperatori non significa una minimizzazione della donna, ma la ricerca di quella complementarietà tra il maschile e il femminile pienamente realizzata nella relazione di Cristo con Maria». Nei primi tempi della Chiesa, puntualizzò il porporato, «è nota l'armonia tra il fatto del sacerdozio apostolico conferito agli uomini e l'importanza e la dignità delle donne nella Chiesa». Per il Cardinal Policarpo, una delle cause della rivendicazione del sacerdozio femminile è «la perdita di consapevolezza della dignità sacerdotale di tutti i membri della Chiesa, riducendo l'espressione sacerdotale al sacerdozio ordinato».

Ad ogni modo, il Magistero più recente dei Papi interpreta questa tradizione ininterrotta di ordinare solo uomini «non solo come un modo pratico di procedere, che può cambiare al ritmo dell'azione dello Spirito Santo, ma come espressione del mistero stesso della Chiesa, che dobbiamo accogliere nella fede». Quindi, «siamo quindi invitati a rispettare il magistero del Santo Padre, nell'umiltà della nostra fede, a continuare ad approfondire la relazione del sacerdozio ministeriale con la qualità sacerdotale di tutto il Popolo di Dio e a scoprire il modo femminile di costruire la Chiesa, nel ruolo decisivo della missione delle nostre sorelle, le donne».

 

da Vatican Insider

4/12/2012

Regnum Christi,
la morte “sospetta” di una ex consacrata

Erin Bellefeuille, 28 anni, nel movimento fino a tre mesi fa, uccisa da un malore. Gli amici parlano di depressione e attacchi nervosi. Ultimo episodio di una lunga serie

ANDRÉS BELTRAMO ÁLVAREZ

CITTÀ DEL VATICANO

Erin Bellefeuille aveva 28 anni e ne ha trascorsi 10 come consacrata del Regnum Christi. Era allegra e generosa, non aveva particolari problemi di salute. Lunedì 12 novembre ha avuto un malore, è andata in ospedale e poche ore dopo è mancata. La sua morte, tragica e inspiegabile, ha riacceso i sospetti sulla salute delle persone che appartengono a questo movimento cattolico, fondato da un pedofilo e che oggi sta attraversando la crisi peggiore della sua storia.

«Ci uniamo in preghiera per l’eterno riposo di Erin. Per tutte quelle che l’hanno conosciuta, è stata un esempio di gioia e consegna». Con queste parole alcune delle sue ex compagne hanno dato la notizia della morte su Facebook. Bellefeuille aveva lasciato il gruppo tre mesi prima e, nonostante la sua famiglia vivesse in Arizona (negli Stati Uniti), lei era rimasta a Città del Messico, dove lavorava in una scuola.

«Ci rattrista molto la perdita di Erin, per la quale offriamo le nostre preghiere», ha detto a Vatican Insider Javier Bravo, portavoce dei Legionari in Messico. Ha anche aggiunto che l’istituzione aveva offerto aiuto economico alla ragazza quando lei aveva annunciato la sua uscita volontaria. Con queste parole ha smentito la versione ufficiale, secondo la quale l’ex consacrata non sarebbe tornata al suo paese perché non poteva pagare il viaggio.

Nonostante non ci sia stata nessuna nota ufficiale sulla morte di Erin, il cerchio di amicizie della famiglia parla di «depressione» e di un «intenso attacco nervoso». L’episodio pone delle domande sulla cura della salute dei membri del Regnum Christi, nello stesso momento in cui l’associazione si trova ad affrontare una profonda riforma voluta dal Papa, come risultato degli scandali del suo fondatore, Marcial Maciel Degollado.

Nel 2010, Benedetto XVI ha chiesto a Velasio De Paolis che guidasse la rinnovamento non solo del movimento, ma anche della congregazione gemella: i Legionari di Cristo. In qualità di “delegato pontificio”, il cardinale ha ricevuto diverse informazioni sulla salute fisica delle consacrate.

«Io vedo quante delle mie sorelle cadono costantemente in depressione, quante si ammalano, mentre [voi] dite di affrontare la vicenda. Io non ce la faccio più a vedere il dolore delle mie sorelle e vedere, allo stesso tempo, come cadono una dopo l’altra […] voglio rispondere ancora, sono qui per aiutare, mi coinvolgo ad aiutare, ma non ne ho più neanche il coraggio». Con questa tragica testimonianza, una giovane del Regnum Christi ha lanciato l’allarme. L’ha fatto mentre De Paolis era presente, in una conferenza del 27 febbraio scorso a Città del Messico. Ma questa non è stata l’unico segnale di allarme. A luglio, il porporato ha ricevuto una lettera di 77 ex studentesse di una scuola del movimento a Rhode Island, nella quale denunciavano presunte torture psicologiche che avrebbero causato anoressia e tendenze suicide.

Il delegato pontificio non ha risposto a queste richieste di aiuto con misure drastiche. Anzi, ha deciso di concentrarsi sulla riforma interna, processo troppo spinoso, che ha avuto progressi e retromarce negli ultimi mesi. Intanto, più di 300 consacrate (su un totale di 900) hanno lasciato le loro comunità, ma il numero potrebbe essere ancora maggiore.

L’esodo massiccio ha provocato una svolta nei vertici. Dal 15 maggio ci sono nuovi responsabili generali (per consacrati e consacrate), nuovi consigli di governo e direttori territoriali. Inoltre, sono stati approvati i criteri provvisori di amministrazione del movimento, perché lo storico regolamento ereditato da Maciel era talmente rigido che anche indicava addirittura come dovevano sedersi le donne a tavola per mangiare la pasta.

Il prossimo passo sarà un largo lavoro interno per stabilire nuovi statuti. Nel frattempo, le regole più inflessibili sono state pian piano ammorbidite. Ma potrebbe non essere abbastanza o arrivare troppo tardi. Come nel caso di Erin Bellefeuille.

 

15 Commenti

  1. paolo69 ha detto:

    Roma revoca il titolo di “Monsignore” a Helmut Schueller ma la stessa il titolo onorifico di Cardinale al PEDOFILO accertato defunto ex arcivescovo di Vienna Hans Hermann Groer mica glielo ha revocato! Molto giusto! Molto corretto!
    In aggiunta al fatto che il titolo di “Monsignore” andrebbe semplicemente abolito, è roba ridicola da Medioevo (deriva da Mon Seigneur, mio signore!!! Immaginiamoci se un Sindaco o un Prefetto della Repubblica, a parte quello di Napoli, pretendesse di essere chiamato “Mio Signore”!) la revoca di questo titolo onorifico, fatto che incontro per la prima volta, è un indice inquietante dell’autoritarismo e della repressione crescente, dell’intimidazione paramafiosa da parte di una Roma in panico verso questa Chiesa austriaca coraggiosa e verso qualsiasi dissenso “teorico” essendo quelli “pratici”, nel comportamento, ipocritamente accettati perché non intaccano immediatamente la legittimità del potere di Roma che si fonda sulla (presunta) salvaguardia della integrità dei contenuti della Fede
    Peraltro se il de-monsignorato soffrisse per non poter più indossare più la talare filettata di violaceo (ammesso che l’abbia mai avuta, ricordo che una talare costa circa 500 Euro, sa molto, come dire, di povertà evangelica!) potrebbe fare come l’italico fighetto inquisito don Pierino Gelmini che non essendo monsignore si vestiva lo stesso da monsignore…ma a Lui forse il permesso speciale veniva dal Suo amico protettore, L’Unto del Signore appunto!
    Le ferite e le lacerazioni di questa Chiesa hanno radici lontane, l’Austria è l’unico Paese di lingua e CULTURA tedesca a maggioranza cattolica per questo Roma ha sempre preteso un allineamento succube “all’italiana”, non tollera le disobbedienze svizzere o tedesche, ma gli austriaci sono psicologicamente tedeschi, i compromessi e le cortigianerie all’italiana da loro non funzionano, se a questo si aggiungono nomine scellerate come quella di Groer voluta autoritariamente e ottusamente da Papa Wojtyla in persona per dare una sterzata a destra alla critica chiesa cattolica austriaca che non si voleva proprio sintonizzare sulle onde inondate di polacchitudine di Radio Wojtyla, arrivando addirittura (Wojtyla) a ordinare di persona di non fare per la fretta le indagini pre-nomina che avrebbero invece portato a galla la Sua insana personalità di cui parte del clero viennese era peraltro a conoscenza.Nel progetto di Giovanni Paolo 2 Groer era la persona giusta per resettare gli anni del progressista Suo amatissimo e indimenticato predecessore a Vienna Card.Franz Koenig che ebbe il coraggio, per esempio, di criticare duramente pubblicamente il libro“ Rapporto sulla Fede” dell’allora Cardinale Prefetto Ratzinger Quando divenne di pubblico dominio la propensione del Card.Groer di fare la doccia insieme ai seminaristi (di cui almeno uno da grande si suicidò) ,naturalmente per insegnare loro un’igiene completa, così si giustificava con Loro il futuro arcivescovo e cardinale, il Vaticano con in testa il Card.Sodano lo fecero passare per una povera vittima, fino a quando di fronte a decine di testimonianze diede le dimissioni.E’ stato addirittura l’attuale arcivescovo di Vienna e primate della viva Chiesa cattolica austriaca Card.Schoenborn (peraltro un conservatore equilibrista, non a caso già alunno e pupillo di Ratzinger, che in prima istanza difese Groer istituendo un paragone fra la [giusta] persecuzione subita dal cardinale pedofilo….alle vittime dei nazisti durante la dittatura!!!!) a lamentarsi del disastroso comportamento dell’allora Segretario di Stato che tanto ha ferito la già divisa chiesa austriaca, quel Sodano che liquidò in Piazza S.Pietro alla presenza del “dolce Cristo in terra” come “chiacchiericcio” il problema della pedofilia.Due pesi e due misure….leggerissimamente diverse mi sembra…

  2. carlo ha detto:

    Caro Eridano, la vita del pastore protestante è scomoda, molti di essi come anche i preti ortodossi sposati lavorano come noi comuni mortali, il sabato e la domenica, vestono la tonaca e fanno ministero. un mio amico prete di una parrocchia ortodossa nel quartiere del porto di atene, con la moglie gestisce un negozio di frutta e verdura, lho visto personalmente a scaricare dal motocarro casse di angurie. essere prete cattoloco è molto più comodo. i preti operai, (che peraltro non approvo), quelli sì che a modo loro hanno comunque dato testimonianza facendosi il mazzo, non questi fighetti austriaci per i quali dovrebbe tornare l’inquisizione

  3. dave ha detto:

    La protesta dei chierici austriaci, (ma le stesse istanze si stanno allargando a Svizzera, Irlanda, Est Europa, Stati Uniti), sono il frutto dell’immobilismo Vaticano. Se i problemi non vengono risolti, i liberi teologi vengono zittiti, gli abusi e gli scandali sessuali e finanziari abbondano e i semi del Concilio non vengono quotidianamente fatti fruttare, questi sono i risultati. Non mi stupirei nei prossimi anni l’avvento di un grande Scisma che nei fatti è già presente e che per anni ha lavorato a livello carsico ed ora tende a emergere. Credo che il primato papale sia un bene da preservare, fonte di grande unità, ma se tale servizio non verrà svolto con spirito profetico il dissolvimento della Chiesa cattolica sarà inevitabile. Dobbiamo augurarci un prossimo papa capace di lente e progressive riforme in primis quella dei ministeri che possa tenerci uniti con sapienza profetica.

  4. Giovanni Franciosi ha detto:

    L’ignoranza dei commentatori di questo sito è talmente abissale da far rabbrividire. Consiglio un’ attenta lettura delle Sacre Scritture.

  5. Giulio ha detto:

    Io penso che non abbiamo ben compreso il problema serio della Chiesa austriaca. Qui non si tratta di discutere del celibato dei preti, argomento che si può trattare con grande serenità.
    Qui si tratta di follie di un gruppo di preti austriaci.
    Perchè si tratta solo di follie.
    Se è vero che loro hanno creato un movimento dedito alla disobbedienza (stile Milingo), come possono costoro minimamente immaginare che la Santa Sede assecondi un desiderio nato da ministri che avevano precedentemente promesso obbedienza?
    E’ semplicemente assurdo.
    Se è vero che chiedono la comunione per i divorziati, come potete immaginare che la Santa Sede permetta, per mezzo della disobbedienza, una cosa che non può permettere mai? Perchè la comunione ai divorziati la Chiesa non lo permetterà mai, è impossibile, mettiamocelo in testa. Chi vive in adulterio non può ricevere comunione perchè non è in comunione. Punto.
    Anche se una persona non ha causato l’ adulterio, rimane una promessa da rispettare: nella buona e nella cattiva sorte. Pertanto non si è in perfetta comunione.
    Siamo seri.
    Come possono anche solo immaginare questi preti austriaci che la Santa Sede, ratifichi un concubinaggio o permetta il matrimonio a un ministro celibe? Impossibile, mai visto nella storia della Chiesa.
    Se così fosse immaginate che barzelletta con i preti celibi che incominciano a cercare moglie tra le parrocchiane e si contendono le donne con qualche ragazzo della parrocchia. Pazzesco. Impossibile. Si può discutere solo del presbiterato per i laici già sposati, come in oriente.
    Ma quello che pretendono questi preti, cioè la ratificazione di alcune loro irregolarità, per giunta attraverso un gesto di plateale disobbedienza, è semplicemente follia. Assurdità. Grottesco. Impossibile. Costoro non hanno alcuna speranza se non quella di creare peccato su peccato.

    • Claudio ha detto:

      Cosi’ pazzesca la Comunione ai divorziati risposati che le Chiesa ortodosse ( e non qualche moderna confessione protestante) e le Chiese ‘uniate’ cattolico ortodosse in piena comunione con Roma (melchiti etc)la concedono, dopo un adeguato periodo di penitenza.
      E sono Chiese che considerano noi Cattolici come dei ‘progressisti’, che quindi non si possono tacciare di ‘delirio modernista’. La Chiesa puo’ perdonare ogni peccato, potrebbe, e dovrebbe, anche perdonare chi pur mettendocela tutta non e’ riuscita ad attendere il voto matrimoniale.Gli unici a rimetterci sarebbero al Sacra Rota e i Canonisti, ma e’ un rischio che personalmente mi sento di correre:)
      Se sul celibato dei preti si puo’ discutere , io personalmente lo trovo problematico, in quanto fare il sacerdote non e’ un mestiere come gli altri e gia’ la Chiesa cosi’ com’e e’ gia piena di carrieristi, immagina se avessero anche l’attenuante del ‘tengo famiglia’…
      Invece e’ da salutare con favore la reintroduzione del diaconato permanente per gli uomini sposati,probabilmente estendibile anche alle donne…credo spero che si faccia cosi’. Comunque le plateali disubbidienze non piacciono neanche a me ( e la teologa che minaccia di celebrare Messa mi fa semplicemente rabbrividire, spero davvero che sia stata una, pessima, provocazione che non avra’ seguito).

  6. Eridano ha detto:

    Non sono un esperto di cose di chiesa, ma sinceramente non capisco per quale motivo questi preti “dissidenti” non lascino il cattolicesimo abbracciando il protestantesino. Avrebbero molte delle cose che richiedono invano al Vaticano.

    • Gianni ha detto:

      Risposta per Eridano:
      esistono altri fondamentali punti a dividere cattolici e protestanti, sui quali i cosiddetti preti ribelli credo continuino a pensarla come i cattolici:
      ad esempio la concezione del libero arbitrio, rispetto al concetto di predestinazione, ed il tema della salvezza, sul quale vi sono ulteriori divisioni teologiche.
      Un conto è ritenere che la salvezza sia dovuta essenzialmente alle opere umane e ben altro conto è ritenere che la salvezza dipenda essenzialmente da Dio.
      In sintesi, divisioni teologiche molto profonde continuato a tenere distinte cattolici, sia pur ribelli, e protestanti.

      • Eridano ha detto:

        Sarà… ma a me sembra che si parli principalmente di comunione ai divorziati, unioni gay, preti sposati e sacerdozio per le donne!

        • Gianni ha detto:

          Si, ed infatti sono questi i temi principali di dissenso come cattolici.
          Gli altri, cioè libero arbitrio e salvezza,
          non danno luogo a particolari divisioni come cattolici.

      • walter ha detto:

        vedo che ci sono molti pregiudizi sugli evangelici dovuti alla non conoscenza dei problemi di divisione e unione delle 2 confessioni,si parla di questioni dottrinali e non si va mai alla fonte che la Bibbia, il resto e meno importante.
        prendiamo come base questo e pi si parlerà delle divisioni dottrinali tra protestantesimo e cattolicesimo, non siamo più nel 16 secolo

        • Claudio ha detto:

          Ciao Walter, sei evangelico? Bazzico questo sito da un po’ e sinceramente e’ tra i piu’ ‘cattooprotestanti’ che puoi trovare nel web, quindi non credo ci siano particolari pregiudizi (anzi, avessi avuto un euro per tutte le volte che sono stato accusato di criptoprotestantesimo avrei potuto risolvere da solo gran parte dei problemi economici dell’Italia) ma il problema piu’ grande per un confronto o per affrontare la questione in maniera piu’ esaustiva e’ che …le confessioni protestanti-evangeliche- riformate sono duecentomila, con duecentomila diverse interpretazioni della Bibbia. e il problema e’ (anche) quello; tu dici ‘prendiamo la Bibbia e si veda’ , ma per i cattolici ( e per tutta la Chiesa fino a Lutero)non c’e’ ‘ solo la Scrittura (che comunque e’ prima)!Nostro Signore non ha scritto un libro, ha fondato una Chiesa (spesso caduta in mano a mentecatti:). Comunque qui credo che parlando di ‘protestanti’ si intendano le versioni riformate (Valdesi-metodisti, anglicani, episcopali, luterani etc) piu’ liberal su ordinazioni femminili bioetica e gay, che io personalmente stimo, altro che guerre di religione!Ciao

  7. Giuseppe ha detto:

    Ci sono alcune regole ecclesiastiche che non possono essere accettate come dogmi inviolabili, perché chiaramente ispirate da situazioni contingenti in cui la chiesa ha ritenuto opportuno mettere dei paletti per evitare gli abusi. Mi riferisco in particolare al celibato e al non consentire l’accesso al sacerdozio alle donne. Come ho già avuto modo di dire in altre occasioni, entrambe le cose, a mio avviso, sono dovute in gran parte all’atteggiamento contorto e contraddittorio dell’apparato nei confronti delle donne, che è fondamentalmente ostile, anche se a volte viene mitigato dall’esaltazione di alcune figure femminili esemplari (di cui sarebbe impossibile non riconoscere i meriti e/o la santità) che hanno seriamente messo in discussione il castello di preconcetti e il muro di misoginia, facendoli crollare.
    Del resto come potrebbe essere serena l’opinione sull’universo femminile di una casta di soli uomini, condizionati per di più da una cultura prettamente maschilista? Tutti i maschi, in genere, si trovano in difficoltà di fronte alle donne di cui indubbiamente subiscono il fascino, ma allo stesso tempo faticano a comprenderne i comportamenti e il modo di pensare. Figuriamoci come la cosa possa diventare ancora più complicata per chi vorrebbe rinunciare agli obblighi e ai piaceri di una vita mondana. L’immobilismo ottuso della chiesa cattolica sull’argomento, ha oltretutto la grave responsabilità di influire non poco sul modo di pensare dei “devoti”, che se da una parte hanno davanti l’immagine sublime di Maria Santissima, icona di tutte le mamme e di tutto il bene possibile, dall’altra devono fare i conti con quelle figure femminili che la tradizione ha marchiato come peccatrici, alimentando il pregiudizio che identifica la donna come uno strumento di tentazione e di peccato.

  8. Gianni ha detto:

    Partiamo dall’ultimo articolo:
    non so a chi spetti vegliare e provvedere alle situazioni di disagio o ad eventuali abusi di coloro e su coloro che fanno parte di certi movimenti.
    Sta di fatto che non sempre coloro che hanno tale compito hanno anche le capacità di farlo, soprattutto quando certi movimenti tendono a trasformarsi in sette che ti fanno il lavaggio del cervello.

    Quanto al resto, si tratta del tema di coloro che non si riconoscono per molti versi nell’attuale magistero della chiesa.
    Su questo ho già detto la mia.
    A mio avviso, se c’è un elemento, a parte le teorie sul peccato originale e sul libero arbitrio, che differenzia il cattolicesimo rispetto ad altre confessioni, è il primato del magistero.
    Cioè la chiesa diviene interprete dogmatica di una religione, che non conosce condivisione plurale, ma si basa su autorità e gerarchia.
    Certi fondamenti teologici non differiscono tra preti ribelli e confessioni protestanti, ma non riconoscendo taluni principi in cui, invece, si riconosce la gerarchia, come il sacerdozio riservato agli uomini, ed altri, di cui all’articolo, forse la loro posizione si potrebbe definire di cattolici riformati.
    Difficile la convivenza con una chiesa basata su concetti come infallibilità pontificia, gerarchia e magistero.
    Forse inevitabile una scissione.
    Del resto, i paesi di lingua tedesca e nordici, hanno culturalmente presentato una delle principali tradizioni in questo senso.
    Pensiamo ai protestanti, ma anche agli anglicani.
    Ed infatti emerge una chiara tradizione cattolica, che valorizza non semplicemente il vangelo, ma una mediazione che significa passare da quello che la gerarchia pensa.
    Soprattutto manca una chiesa dal basso, una chiesa fatta di condivisione.

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