L’EDITORIALE
di don Giorgio
Per un sito più “personale”
Mi sono accorto che continuare a mantenere un sito (tra l’altro, mi costa all’anno migliaia di euro), solo riprendendo articoli di altri, pur interessanti e anche doverosi (non saprei diversamente colmare il vuoto della mia ignoranza in certi campi del sapere e di quel mondo tecnologico che lascia perplessi gli stessi addetti ai lavori) mi sta ponendo qualche seria domanda sulla opportunità o meno di tenerlo ancora aperto, e nello stesso tempo, chiudendolo, tradirei la mia voglia di lottare, anche solo esprimendo il mio pensiero occasionalmente.
Tuttavia, mi pongo la domanda se non sia il momento di ridare, come agli inizi, più spazio al mio pensiero, più spazio alle mie lotte, più spazio alla mia grande voglia di aprire almeno qualche spiraglio di luce, in un cielo ostinatamente chiuso dalla ottusità di una società spaventosamente carnale.
Ci tengo a dirlo, perché non vorrei che qualcuno pensasse che il mio intento sia quello di espormi come un salvatore della patria.
Ma vorrei dire di più. I tempi sono cambiati, e anche la mia lotta dovrà cambiare.
Se prima lottavo, forse confidando in una fede troppo orizzontalista per un voler cambiare la società tremendamente orizzontalista, nel senso di totale prostrazione nella carnalità, oggi mi sto sempre più convincendo che non si vince contrapponendo carnalità a carnalità, come se la carnalità vuota di spirito si possa salvare ridando alla carnalità più spirito, ma occorre far riemergere dal profondo coma quello spirito vitale che è l’essenza di ogni essere umano e perciò della società.
Se parlo e se parlerò sempre più apertamente di Mistica è per quel sentirmi mistico come scoperta di quell’essere che è il mio essere divino.
Non c’è altra via, non c’è migliore contrapposizione alla carnalità di una società alienata, ovvero fuori del proprio sé interiore.
Si redime la società carnale “spiritualizzandola” radicalmente, e finché lotteremo contrapponendo carnalità a carnalità (non basta contrapporre a una carnalità peggiore un carnalità migliore), saremo sempre delusi e perdenti.
Questo vorrei chiarire, e che nessuno mi giudichi un idealista, un sognatore, un misticoide, perché mi riterrei ancor più in dovere di lottare contro pregiudizi e mentalità chiuse, tanto chiuse da non capire che bisogna decollare, elevarsi, il che paradossalmente comporta una discesa nel fondo del proprio essere, che i Mistici medievali chiamavano “il fondo dell’anima”, ovvero là dove l’anima (o psiche) lascia posto allo spirito.
E da ultimo vorrei chiarire che, quando parlo di “spiritualità”, non intendo per forza identificarla con la “religiosità”. La spiritualità riguarda il mondo dello spirito di ogni essere umano, indipendentemente dal credo religioso.
Ogni essere umano è anzitutto “spirito”; il fattore religioso è qualcosa che riguarda una fede in un dio che può avere diverse sfaccettature o addirittura in un dio che esclude l’altro. Per questo i grandi Mistici medievali si dichiaravano “atei”, nel senso che contrapponevano al dio religioso la Divinità, purissimo Spirito, presente nel proprio essere interiore. Meister Eckhart così pregava: “Prego Dio che mi liberi da dio”.
Sul fattore religioso avrei ancora tanto dire, ma non vorrei divulgarmi su questo, ma dire apertamente che ogni lotta per una società più giusta e nobile non sta nell’esporre il proprio credo religioso, ma in quell’oracolo di Delfi: “Conosci te stesso e di conseguenza conoscerai l’universo e la Divinità”.
6 febbraio 2021
Condivido la riflessione che ritengo a carattere personale, per cui mi astengo da dare alcun giudizio o consiglio.
I dati dicono che è un sito frequentato e personalmente passo più volte al giorno per attingere un pò di acqua fresca. Certo, alcuni articoli non li leggo, altri li rileggo più volte. Non sempre sono al livello per comprendere immediatamente il pensiero e alcune volte ho bisogno di tempo. Le omelie sono i contenuti che prediligo e in esse trovo quella sincerità e libertà che ritengo indispensabile per una vita spiriturale; valori che si trovano sempre più raramente nella omelie monotone, piene di stereotipi e ingessate dei preti diocesani.
Mi piacerebbe approfondire tutto ciò che può permettermi di vivere un rapporto col Divino più intenso, sincero, profondo.
Mi dispiacerebbe perdere questo luogo; però accetto ogni mutazione ed evoluzione illuminata dallo Spirito.
Grazie!
Penso sia importante conoscere sè stessi. Conoscere il corpo, l’anima e lo spirito dei quali siamo composti. Ricordo che s’insegnava (non so se lo si insegni ancora) a fare l’esame di coscienza. C’è chi insegna a cercare dentro di noi il Maestro interiore. Da quando ho iniziato la ricerca di Dio, ho letto libri di tutti i tipi con predilezione per quelli della spiritualità. Nella società con la quale ho contatto diretto prevale la conoscenza del corpo. Se ne fa un culto per me esagerato, più ancora di quello dell’anima legato alla religiosità dove traspare uno spiritualismo evanescente o peggio un’animismo fuori dal tempo o uno spiritismo che può condurre alla follìa. La spiritualità autentica, che don Giorgio ben conosce e ne parla con la Mistica, non è molto seguita se non da elite. Questa è la mia esperienza che non è detto risulti veritiera. Penso che la piattezza delle società odierne sia legata a questa sua carenza. Don Giorgio denuncia l’emarginazione della Mistica, quella seria, nella Chiesa. Penso che conoscere sè stessi o se si preferisce essere consapevoli o lasciarsi guidare dal Maestro interiore sia molto importante per trovare il nostro equilibrio personale. Ho riscoperto dentro di me quella “vocina” che avevo perso cammin facendo. E’ una “vocina” scomoda, ma è d’aiuto perchè, per esperienza, quando l’ascolto è una guida sicura. Nel libro il “Risveglio della coscienza” di Giovanni Vannucci nel commento a Gv. 14,15-21 (Se mi amate … il Padre vi darà … un … Consolatore … lo Spirito di verità …) dice che lo “Spirito di verità” è il vero respiro di Dio e dell’uomo.