Sull’inizio e sul fine vita, e non solo, come un macigno il potere contraddittorio della Chiesa

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Sull’inizio e sul fine vita, e non solo,

come un macigno il potere contraddittorio della Chiesa

Nei giorni scorsi, ho ascoltato con piacere, in un video, ciò che il filosofo e sociologo Umberto Galimberti ha detto sulle unioni civili, durante una puntata di Omnibus del 31 gennaio su La7, confrontandosi con Pippo Corigliano, esponente dell’Opus Dei.
In particolare mi hanno colpito le sue parole finali. Eccole:
“Ai cattolici vorrei ricordare di essere un po’ coerenti con se stessi. Io mi domando: per quale ragione la tecnica non deve intervenire in ordine alle nascite (sto pensando alla fecondazione omologa, eterologa, ecc.), e poi, quando uno muore, tecnica gogo, tipo Eluana Englaro; allora non si può più morire di morte naturale. Nascere in modo naturale, ma morire in modo tecnico. Beh, mettetevi d’accordo con voi stessi, per favore!”.
Le parole di Galimberti sono chiare e provocatorie. Perché rifiutare la tecnica quando si nasce, e imporla quando si muore? Non è una evidente contraddizione di una Chiesa che usa sempre due pesi e due misure, quando le torna comodo?
Qualcuno potrebbe obiettare: è la stessa contraddizione di chi accetta la tecnica all’inizio della vita, per poi rifiutarla al suo termine. No, è una contraddizione solo apparente. Mi spiego.
Nessuno di noi vorrebbe imporre la tecnica quando si nasce, e nessuno vorrebbe proibirla quando si muore. La differenza tra la Chiesa e noi sta proprio qui: nella libertà di scelta. Si è liberi di scegliere la tecnica quando si nasce, e si è liberi di rifiutarla quando si muore. Dunque, libertà di scelta. Ed è sulla libertà di scelta che la Chiesa ha sempre messo il cappello del suo potere, arrivando al punto di porre in contrasto tra loro l’ordine o la legge della struttura con la libertà di coscienza, facendo prevalere in ogni caso l’ordine o la legge.
E, ripeto, quando le fa comodo, la Chiesa si appella alla tecnica o alla scienza, oppure si appella al diritto naturale contrastando la tecnica e la scienza. Tutto è in funzione della struttura della Chiesa, che vuole sempre, in ogni caso, imporre la sua visuale della vita, appellandosi alla parola di Dio, tirata in ballo a sproposito.
Pensate solo al celibato dei preti, e perciò all’amore umano che viene proibito ai ministri della Chiesa. Anche qui, dov’è la libertà di scelta? I preti “devono” rinunciare alla famiglia. Viene loro proibito di amare! Inoltre, ancora oggi devono essere, ma solo “potenzialmente”, eterosessuali. Sì, solo “potenzialmente”: in concreto, non possono amare un donna. E dire donna già significa che i preti neppure “potenzialmente” possono essere omosessuali. Ciò non rientrerebbe nella legge naturale, e si sa quanto alla Chiesa importi la legge naturale, quando le fa comodo!
Ecco, siamo sempre nel campo dell’obbligo, stabilito da una Chiesa che discrimina secondo criteri tutti suoi, relativamente al mantenimento della propria struttura religiosa. E la struttura si conserva anche se tu prete ami una donna o se tu prete sei un omosessuale, purché tutto rimanga segreto.
Non parliamo poi del campo sessuale in generale. Qui la Chiesa ha messo il veto su tutto: sul coito, sul pene, sulla vagina, sul preservativo, sulla pillola, sui contraccettivi di ogni tipo, sulla masturbazione. Il sesso è un tabù, e solo la Chiesa ha il diritto di parlarne, o di non parlarne, intervenendo duramente o indirettamente (tramite associazioni o movimenti) qualora in pubblico, ad esempio nelle scuole, si dovesse parlare di sesso ai ragazzi.
Secondo la Chiesa, il sesso di per sé è un male, ereditato dal peccato originale, ma, essendo l’unico mezzo di trasmissione della vita (lo Spirito santo è intervenuto direttamente solo eccezionalmente, come nel caso della Madonna), non si può farne a meno, anzi lo si deve usare perché bisogna fare figli e tanti figli, ma… ecco il punto, non bisogna mai dimenticare, secondo la Chiesa, che il sesso è di per sé un male, perciò va usato togliendo il più possibile quel piacere che si consuma nell’orgasmo, che è opera demoniaca. Se tu ti congiungi sessualmente con tua moglie per avere figli, non devi provare alcun piacere: le premesse per stimolare il pene a emettere poi lo sperma per fecondare la donna devono essere ridotte al minimo indispensabile. Tutto deve avvenire in grazia di Dio, altrimenti ti dovrai poi confessare. Dunque, il sesso è solo in funzione della procreazione. L’amore secondo la Chiesa non c’entra nulla col sesso, che è visto solo come un mezzo meccanico per inseminare la donna. Questo è quanto sostiene ancora oggi la Chiesa ufficiale.
Dunque, tutto, dalla nascita alla morte, amore e sesso, per non parlare poi del mondo dello spirito (che non è qui il momento di affrontare), è nelle mani della Chiesa.
Tutto, dunque, è in funzione del potere della Chiesa. La libertà di scelta è solo un tabù, come il sesso. La coscienza è ancora qualcosa di proibito. E la Chiesa, non dimentichiamolo, quando non riesce da sola a imporre i suoi ordini, si avvale di movimenti, di congregazioni, di associazioni, di sette, di fondamentalisti di ogni risma per manipolare le anime e le coscienze. Oggi le scomuniche non sono più efficaci. La Chiesa è scaltra, è intelligente, è diplomatica. Usa metodi sempre repressivi, ma con arte: l’arte dell’inganno. 
7 febbraio 2016   
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