In vista delle elezioni europee due documenti scritti con i piedi

Alcune riflessioni personali sui due documenti.
1. Non è una novità che nelle prossimità di elezioni di una certa rilevanza politica i vescovi o le curie delle varie diocesi emettano documenti, che tra l’altro da sempre ho contestato nella loro ipocrisia, tanto più che sembrano mancare di rispetto per i cittadini trattati come dei bambini che non sappiano cosa mettere nello zainetto quando vanno a scuola.
2. Passate le elezioni, che normalmente si svolgono nella peggiore delle ipotesi, anche quando dovesse vincere il partito dei cattolici, il giorno dopo tutto torna nel silenzio assoluto in fatto di bene comune o di responsabilità nel campo civile e anche ecclesiastico.
3. Ritengo doveroso che ogni parroco si dia da fare anche quando ci sono le elezioni amministrative nel proprio paese, tanto più che può capitare che la Comunità pastorale comprenda più Comuni, che magari si odiano tra loro o semplicemente si ignorano: cittadini separati in casa ma che sono credenti che appartengono alla stessa Comunità pastorale.
4. Una cosa vorrei dire, invitandovi a riflettere seriamente. Anni fa c’era la Politica, non importa se di destra o di sinistra, c’erano uomini Politici nel vero senso della parola, mentre oggi, da Berlusconi in poi, diciamo che siamo nelle mani di incompetenti, farabutti, ladri, pelandroni, populisti della peggiore specie, senza alcun senso dello Stato, senza fare distinzione tra uomo e donna, tanto più che il sogno di avere una donna al potere si è infranto nel peggiore dei modi, quando ad essere eletta come “il” presidente del consiglio è stata un donna tanto fisicamente tappetta quanto moralmente nana. Questo per dire che in questo momento c’è un vuoto assoluto di Politica e di Uomini/Donne seriamente impegnate in Politica. E ciò è dovuto anche a una mancanza della Chiesa, che nei suoi vari organismi, pensiamo agli oratori, un tempo fucina di Politici che si impegnavano anche e soprattutto localmente facendo parte delle amministrazioni comunali, non dà più nulla, neppure educando già i piccoli al loro senso del dovere. E allora?
5. Questi vescovi ancora una volta (con più documenti come è successo nella diocesi milanese, la diocesi diventata ultimamente modello di stupidità pastorale) si limitano a buttar giù documenti (tra l’altro brutti!) quasi fosse un obbligo formale o rituale, invitando i credenti, e oltre, a votare “secondo coscienza” (una volta c’era scritto così, adesso non so se anche la parola “coscienza” sia sparita del tutto: buon segno di coerenza!), senza fare, ogni giorno direi, tutto un lavoro di coscienza politica, che non è assolutamente fuori posto, se è vero che la Buona Novella riguarda ogni bene che riguarda l’essere umano. E allora?
6. Un tempo, anni fa, troppo lontani oramai, c’erano le cosiddette “scuole socio-politiche” che ogni grande partito (PSI, PC, DC) organizzava con una puntualità veramente lodevole ed efficace, ma queste scuole socio-politiche erano presenti anche negli oratori. E oggi? Tutto è affidato alla improvvisazione, alla incompetenza, alla poca o nulla professionalità: non basta neppure la buona volontà o le buone intenzioni (oggi sembrano anch’esse sparite nel nulla!), ci vuole ben altro. Quando nel paese in cui attualmente abito ho proposto di programmare serie scuole socio-politiche, è come se avessi parlato al vento. Una impressione me la sono fatta, ovvero che anche nei piccoli paesi, in cui dovrebbe essere più facile esprimere il proprio pensiero, sia oltremodo difficile proporre qualcosa di elevato, perché ciò dà fastidio. Non solo la Chiesa istituzionale, non solo lo Stato fascista, anche i sindaci locali temono colui che pensa: amano circondarsi di persone ciecamente suddite e obbedienti.
7. L’istituzione di serie scuole socio-politiche dovrebbe portare a prendersi a cuore tutto ciò che riguarda il bene comune, che, proprio nella sua essenza di bene comune, va oltre la faziosità di un partito o di una ideologia, ma starei per dire: meglio un partito che un miscuglio di amministratori o di governanti che non sanno distinguere la mano destra dalla sinistra in fatto di bene comune. Tutto fa brodo, si dice, ma il brodo è talmente insipido da essere sputato dalla bocca, e i cittadini si sono così disgustati da essersi allontanarsi sia dalla Chiesa che dal mondo politico. La moda delle “liste civiche” si è rivelata fallimentare, perché di civico in queste liste/pastrocchi o intrugli non è rimasto nulla.
8. Dunque, per concludere, documenti inutili, anzi controproducenti anche perché stesi col cervello spento. Cari vescovi, smettetela di parlare e di scrivere, e iniziate a fare qualcosa di veramente serio, ma come fate se voi stessi siete trottole in balìa del nulla?
***
Tra i due documenti qual è il peggiore? Entrambi dicono nulla o ben poco di valido, ma scritto con i piedi è senz’altro del Consiglio pastorale diocesano… Una sola cosa andrebbe detta anche dai vescovi o dai preti, senza aggiungere altre pirlate: deve andare a votare, soprattutto da parte dei giovani. Questa è democrazia. Non è democrazia avere un governo che rappresenta nemmeno il 30 per cento degli italiani aventi il diritto al voto. E quando la nostra “pistolina” sostiene di avere la maggioranza sa di dire le bugie. Il suo governo non rappresenta l’Italia, diciamo che rappresenta solo quel popolo bue che è andato a votare usando il ventre.
da www.chiesadimilano.it
15 Marzo 2024

Dai Vescovi lombardi

un appello per il bene comune

Alcune riflessioni in vista delle elezioni europee e amministrative: «È particolarmente urgente l’impegno in politica dei cristiani, chiamati a dire no alla assurdità della guerra e alla diseguaglianza scandalosa»
A Caravaggio il 13 e 14 marzo i Vescovi della Lombardia si sono incontrati per la loro sessione di lavori in previsione del prossimo Consiglio permanente della Cei. Con loro hanno partecipato a una sessione di lavoro anche i 34 Incaricati regionali e Assistenti dei vari settori della pastorale della regione.
Si sono condivisi i risultati della recente Visita ad Limina e la gioiosa esperienza dell’incontro con papa Francesco, che ha stimolato a una pastorale capace di dire il volto bello di una Chiesa che accoglie tutti.
Infine, in previsione dei prossimi appuntamenti elettorali, i Vescovi vogliono condividere con tutti le seguenti loro riflessioni per guardare insieme al bene comune delle nostre città e dell’Europa.

Primo

L’assunzione di responsabilità da parte dei cristiani e delle persone serie, capaci, oneste in politica è particolarmente urgente in questo tempo.
L’interessamento e l’impegno diretto in politica è una doverosa espressione della cura per il bene comune. L’indifferenza che induce all’astensionismo, il giudizio sommario che scredita uomini e donne impegnati in politica sono atteggiamenti che devono essere estranei alla comunità cristiana.
Sono chiamati a farsi avanti uomini e donne che siano voce coraggiosa e sapiente, profetica e realistica per dire:
no alla guerra assurda e disastrosa, noi cerchiamo la pace giusta e possibile;
no alla follia delle armi che guadagna nel distruggere, noi chiediamo che ci siano risorse per costruire e curare;
no alla diseguaglianza scandalosa che con sperperi irresponsabili rovina i popoli, ignora i poveri e distrugge il pianeta, noi siamo assetati di giustizia e dedicati alla solidarietà;
no all’ambigua tolleranza che apre le porte al denaro sporco che si moltiplica sfruttando le debolezze umane, incrementando dipendenze, approfittando del sovraindebitamento, noi pratichiamo e insegniamo la legalità;
no alla cultura individualistica e libertaria che legittima l’aborto come diritto e non rispetta la vita di persone fragili, noi chiediamo che la legge difenda i più deboli;
no a una gestione delle risorse della comunità che trascuri i bisogni primari della casa, del lavoro, della formazione, noi proponiamo alleanze per condizioni di vita dignitose per tutti.

Secondo

Le elezioni europee ed amministrative sono un esercizio doveroso di democrazia e di responsabilità civile che coinvolge tutti i cittadini e sollecita anche il manifestarsi di disponibilità al servizio delle istituzioni. La comunità ecclesiale guarda con stima a coloro che, anche sacrificando tempo ed energie personali e familiari, scelgono di dedicarsi al bene comune.
I cristiani che ricoprono responsabilità in ambito politico e amministrativo devono trovare nella comunità cristiana il contesto propizio per alimentare la loro fede nell’ascolto della Parola di Dio, per motivare il loro servizio al bene comune, per trovare negli insegnamenti della Chiesa e nel confronto fraterno il contesto propizio per un saggio discernimento.
Compito dei pastori è formare le coscienze, motivare l’impegno, incoraggiare le responsabilità, astenersi dal prendere posizioni nel confronto tra i partiti e le persone che si presentano per raccogliere il consenso dell’elettorato.

Terzo

Le strutture delle parrocchie e degli altri soggetti ecclesiali non possono essere utilizzate per la campagna elettorale.
La comunità cristiana, associazioni e movimenti devono sentirsi incoraggiati a promuovere di propria iniziativa opportuni confronti su temi sociali e iniziative di formazione per suggerire criteri di discernimento in ogni ambito della vita, anche in quello politico e amministrativo.
Si deve valutare l’opportunità che i candidati nelle elezioni amministrative e politiche sospendano incarichi pastorali per evitare di essere motivo di divisione nelle comunità cristiane e per favorire la libertà di tutti sia nel proporsi sia nel votare.

Conclusione

Verranno giorni di pace? Sarà possibile una società più giusta? Sapremo costruire una città, un paese, un’Europa dove sia desiderabile abitare insieme? Noi che andiamo a votare diciamo alla gente di oggi e alle generazioni future: sì, sarà possibile, perché ciascuno di noi, secondo le sue responsabilità, competenze e ruoli mette mano adesso all’impresa di aggiustare il mondo!
+ Mario E. Delpini – Arcivescovo di Milano
+ Francesco Beschi – Vescovo di Bergamo
+ Marco Busca – Vescovo di Mantova
Oscar Card. Cantoni – Vescovo di Como
+ Maurizio Gervasoni – Vescovo di Vigevano
+ Daniele Gianotti – Vescovo di Crema
+ Maurizio Malvestiti – Vescovo di Lodi
+ Antonio Napolioni – Vescovo di Cremona
+ Corrado Sanguineti – Vescovo di Pavia
+ Pierantonio Tremolada – Vescovo di Brescia
***
da www.chiesadimilano.it
3 Aprile 2024

Il Consiglio pastorale diocesano:

«In giugno un voto decisivo per ridestare

il sogno europeo»

Il dibattito svoltosi nell’VIII sessione (Seveso, 24 e 25 febbraio) ha prodotto un testo approvato all’unanimità dall’assemblea. Lo pubblichiamo (anche in una versione a slides) con una introduzione dell’Arcivescovo, quale contributo di sensibilizzazione alla prossima scadenza elettorale
Noi cristiani vorremmo essere cittadini di un’Europa protagonista nell’opera di pace e di sviluppo dei popoli, vorremmo coltivare e tenere vivo il sogno dei padri fondatori, per evitare che la cultura europea sia impostata sul mero individualismo, sugli imperativi del mercato, sugli egoismi nazionali. Perciò sentiamo il dovere di vivere anche l’appuntamento elettorale di giugno con responsabile partecipazione.
Per questi motivi ho accolto con favore l’idea del Consiglio pastorale diocesano di elaborare, nel corso dell’ultima sessione svoltasi a febbraio, il breve testo/appello rivolto a tutte le comunità cristiane che è riportato di seguito. Il Consiglio pastorale diocesano è un organismo consultivo composto prevalentemente da laici e rappresentativo dell’intero popolo di Dio: ha il compito, sotto l’autorità dell’Arcivescovo, di studiare, valutare e proporre conclusioni operative per quanto riguarda le attività pastorali della Diocesi. Il documento è stato approvato all’unanimità.
Ora è compito di tutti contribuire alla circolazione di tale documento e alla promozione di occasioni per approfondirne e svilupparne ulteriormente i contenuti: nelle parrocchie e nelle comunità, nelle associazioni e nei movimenti ecclesiali, e – perché no? – anche in contesti non ecclesiali, ma in cui i cristiani sono attivamente presenti. Qualunque documento, seppure ben redatto, per arrivare allo scopo non deve rimanere un foglio stampato, ma ha necessità di avere le gambe che lo fanno circolare e la faccia di qualcuno che ci crede in prima persona.
Mario Delpini
Arcivescovo di Milano

Un voto decisivo: chiamati a ridestare il sogno europeo

L’Europa comunitaria nasce da un sogno. Un sogno di pace, giustizia, solidarietà con al centro il valore assoluto della persona e della sua dignità. L’Europa non è, né può essere solo uno spazio economico. Oggi godiamo dei frutti di questo processo storico e politico: la pace, la democrazia, la libertà, lo sviluppo, il sistema di protezione sociale, ma nessuna di queste acquisizioni può essere data per scontata né garantita per sempre.

C’è bisogno dell’Europa

L’“esperimento” europeo è la costruzione di un luogo di incontro e dialogo tra popoli, culture, religioni differenti. Auspichiamo in particolare che l’Unione europea faccia proprio un compiuto senso di laicità che affermi e consenta l’effettivo pluralismo di ogni espressione culturale e religiosa anche nello spazio pubblico.
Questa Europa ci appassiona, ne sentiamo il bisogno, il mondo ne ha bisogno, soprattutto oggi in un contesto internazionale segnato da conflitti, dalla rinascita di particolarismi, nazionalismi, populismi.
Anche i giovani ci indicano una casa da abitare, una opportunità da cogliere, una promessa da compiere, un orizzonte per il quale spendersi.
Il processo di integrazione europea è avanzato in questi 70 anni con fasi di accelerazioni e altre di rallentamento. Di fronte alle ultime prove l’Unione europea ha risposto in modo differenziato: ad esempio rigidamente nella crisi finanziaria del 2008, con forti ripercussioni sociali; in modo coraggioso, solidale ed efficace in risposta alla pandemia.

Il contributo dei cristiani

In gioco oggi c’è l’idea di Europa che desideriamo per il futuro. L’Europa infatti è un processo aperto che chiama in causa il nostro protagonismo e anche il nostro contributo critico, di fronte alle grandi sfide perché si possa costruire un’Europa coesa e maggiormente integrata. Le grandi transizioni in atto, che definiscono il “cambiamento d’epoca” che attraversiamo, chiedono la partecipazione e il contributo fattivo dei cristiani, fra queste: questione demografica, disuguaglianze da sanare, diritti da garantire, fenomeni migratori da affrontare insieme, ambiente da tutelare, rivoluzione digitale da governare, una politica estera di cooperazione e di pace sulla base del diritto internazionale.

Un patrimonio da riscoprire

La comunità cristiana avverte la responsabilità di portare il proprio contributo a questo processo: è il patrimonio che va dai santi patroni dell’Europa ai “padri fondatori”, all’intero magistero della Chiesa, fino all’impegno quotidiano, motivato e coerente, di tanti credenti che si spendono nella società e nella politica. Un patrimonio da riscoprire, vivere e testimoniare. Un messaggio di fiducia e di speranza che ha accompagnato sin dagli esordi il cammino verso l’Europa unita, improntata ai principi di solidarietà e sussidiarietà.

Gli impegni da assumere

Come comunità cristiana ci sentiamo chiamati a custodire e vivere nelle nostre realtà questo grande progetto assumendo alcuni impegni: costruire con tutti spazi di incontro e dialogo finalizzati alla edificazione del bene comune; organizzare incontri di conoscenza e approfondimento delle sfide che l’Europa ha di fronte a sé; valorizzare e rilanciare nei nostri territori il dialogo ecumenico e interreligioso.
In questo senso l’esercizio del diritto-dovere del voto è una esplicita espressione del nostro impegno e della nostra cura per la “casa comune” europea. Per questo l’8 e 9 giugno ci sentiamo chiamati e invitiamo a partecipare alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo.
Siamo tutti chiamati a ridestare il sogno europeo.
Il Consiglio pastorale diocesano
Il documento è stato anche sintetizzato in una versione a slides (vedi qui)
Che cos’è il Consiglio pastorale diocesano
Composto da presbiteri, diaconi, consacrati e soprattutto laici, ai sensi dei canoni 511-14 del Codice di diritto canonico, è un organo consultivo che contribuisce a realizzare la comunione nella Chiesa particolare come strumento di partecipazione aperto a tutte le componenti del popolo di Dio e che, sotto l’autorità dell’Arcivescovo, ha il compito di studiare, valutare e proporre conclusioni operative per quanto riguarda le attività pastorali della Diocesi. È retto da un proprio statuto, approvato dall’assemblea e promulgato dall’Arcivescovo.

 

2 Commenti

  1. Giuseppe ha detto:

    Se tanta gente non va a votare o fa solo atto di presenza ai seggi elettorali un motivo ci sarà. Concordo sul fatto che la politica non è più una cosa seria ormai da parecchio tempo. Le figure politiche dell’immediato dopoguerra e dei decenni successivi erano dei giganti rispetto a questa corte dei miracoli che pretende di gestire lo stato e le realtà locali oggi. Il teatro delle marionette farebbe un figurone di fronte agli esponenti dei vari partiti, che si prendono troppo sul serio, mentre prendono in giro gli elettori…

    • Don Giorgio ha detto:

      Bisogna pur dire cher questi maldestri politicanti da Berlusconi in poi escono da un pauroso vuoto di Politica. Chi ci pensa a riempirlo? Il papa o i vescovi o i preti preoccupati di ben altro, neppure di far andar bene la Chiesa di Cristo? Poi salvano la faccia con dei documenti dell’ultimo momento, come se questi documenti venissero letti o ascoltati… Chiese vuote, oratori vuoti, preti in giro, vescovi come trottole, il papa oramai fuori di testa, che fa il populista e poi nei documenti ufficiali (da lui firmati) dice tutto il contrario.

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