Prima i diritti, poi i doveri…

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Prima i diritti, poi i doveri…

La più grande scempiaggine che io abbia letto nei giorni scorsi è questa: “il giorno del primo maggio è il giorno dei diritti dei lavoratori”, come se quel giorno rappresentasse la celebrazione di soli diritti, mettendo all’ultimo posto o quasi i doveri.
Ciò rivela una grande confusione di idee: confusione che riguarda il concetto di diritto e il concetto di dovere.
I diritti vengono intesi nel senso di “qualcosa di nostro” che ci è stato tolto o rubato, senza poi specificare ciò che s’intende per ”nostro”.
Il diritto non è qualcosa di unicamente “personale”; se lo fosse, ci sarebbe sempre un altro che avrebbe altrettanto un qualcosa di “suo”, di “personale”, da difendere o da conquistare.
Subito una domanda: quali sono i diritti delle persone? Risposta: il diritto ad essere persona! E la persona che cosa è? Solo corpo o psiche, o anzitutto essere o spirito?
Io sono ciò che sono, ciascuno è ciò che è, e questo è un diritto, che è nello stesso tempo un dovere: se io sono ciò che sono ho il dovere di difendere il mio essere, ma anche di realizzare ciò che sono.
Ogni dovere è anzitutto realizzare ciò che sono: ogni diritto perciò si fonda sul dovere di essere ciò che si è.
E allora possiamo dire che diritti e doveri vanno di pari passo, sono la stessa cosa.
Ma attenzione: il mio dovere non viene imposto dall’esterno, la cui carnalità impone i suoi diritti che sono carnali.
E succede che i diritti conquistati da una società carnale sono carnali, quindi a discapito dei diritti del mio essere: diritti che riguardano il mio ”dover” essere.
Ed ecco la domanda: i diritti conquistati ad esempio dai lavoratori sono in realtà diritti di un essere a essere se stesso? II lavoro in sé che cosa mi dà? Solo la possibilità di guadagnare qualcosa di carnale per vivere carnalmente?
Pensiamo anche al mondo femminile. Qui la confusione sembra totale, con conseguenze negative che sono sotto gli occhi di tutti.
E allora mi viene istintivo pensare che la donna di oggi si sia emancipata nel peggiore dei modi, con diritti carnali, a discapito dei diritti del’essere Donna nella sua realtà interiore.
Se nei tempi antichi della donna si aveva un concezione così negativa da essere ritenuta “inferiore” al maschio, oggi la donna fa di tutto per peggiorare ciò che essa è, facendo prevalere la sua parte carnale.
È sempre questione di pelle? Sembrerebbe di sì.
Prima, oggetto ”non voluto” di consumo, oggi oggetto “voluto”.
Tornando al mondo degli operai, è sotto gli occhi di tutti una verità impressionante: gli operai di oggi sono finiti in braccio a quel capitalismo prima detestato e combattuto, e oggi amato.
Sembrava che il capitalismo in un certo momento storico fosse sul punto di essere eliminato con l’imporsi di un comunismo nei suoi migliori uomini e donne, poi i comunisti sono finiti nelle sue braccia, anche a causa di quella imbecille politica dei sindacati di far prevalere i diritti sui doveri.
E così oggi sono rimasti falsi diritti, con la perdita di ogni dovere. E gli operai sono, più di prima, schiavi di una società dominata dal peggior capitalismo, tanto ingannevole da far apparire come oro ciò che è solo merda.
08/05/2021
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