Perché non eleggere il pontefice fuori dal solito giro cardinalizio?

 

 

 

di don Giorgio De Capitani

Ormai anche per questa volta si seguirà
il solito vecchio  rituale canonico,
ovvero che a eleggere il papa saranno i cardinali,
coloro cioè che hanno un titolo onorifico in più
dell’ordinazione episcopale.

Sì, il titolo di cardinale è un’aggiunta inutile:
serve solo a dare lustro all’eletto
in contraddizione con quanto dice il Vangelo,
e dà diritto all’elezione del papa.

Quale diritto?

È un sopruso a discapito della vera Chiesa che poggia
la sua collegialità sui vescovi, sul clero e sui laici.

No, non pretendo che a eleggere il papa sia l’intera Chiesa,
ma che almeno si estenda il diritto di voto a tutti vescovi del mondo.

No, non è ancora possibile.
Il conclave inizierà martedì,
e riguarderà i 115 cardinali aventi diritto,
ovvero coloro che non hanno superato una certa veneranda età.

Ma chi sono questi cardinali?
Sinceramente non saprei su chi puntare.
Forse non c’è un nome che s’imponga sugli altri,
e che dia una certa speranza per il rinnovamento della Chiesa.

E allora, perché i cardinali – lo potrebbero fare! –
non scelgono uno tra i tanti vescovi
che potrebbero sorprenderci?

Ratzinger ha compiuto un gesto con le sue dimissioni,
che ha fatto parlare tutto il mondo:
perché allora i cardinali elettori non potrebbero farne un altro,
eleggendo come papa un vescovo?

Non darebbero un ulteriore segno di novità
uscendo da schemi secolari che hanno tolto la possibilità
di eleggere un pontefice fuori dal solito giro cardinalizio?

Non penso che lo Spirito santo si senta costretto
a posarsi su una piccola schiera di porporati
che non sempre danno un’immagine evangelica della Chiesa.

Anzitutto toglierei questo titolo onorifico inutile,
affiderei la Chiesa alla collegialità dei vescovi,
dando loro più potere decisionale.

Non parliamo più di primato petrino.
La Chiesa va democratizzata.
Lasciamo pure il papa a capo della Chiesa,
ma solo con funzioni pastorali, carismatiche, profetiche.

Il nuovo papa sarà scelto
al di fuori della rosa dei cardinali elettori?

Me lo auguro!

 

10 Commenti

  1. franz ha detto:

    A me anni fa dissero che teoricamente può diventare papa qualsiasi cristiano battezzato. Non si capisce pertanto da quando esista , e per volontà di chi, il rito dei cardinali che , rigorosamente al loro interno, eleggano il “successor di Piero” (se Lei, Don Giorgio, lo sa, penso che accontenterebbe la curiosità di molti scrivendolo nbel blog) . A me piacerebbe un religioso, sacerdote o non , impegnato nel sociale, anche se forse il rovescio della medaglia in tal caso sarebbe che …potrebbe rivelarsi sprecato o meglio sottratto ad una veste per la quale è piu portato (ve lo immaginate don Ciotti o Don Mazzi che si affacciano ?) Ma almeno per questa volta non accadrà. Quanto alla proposta di un vescovo…beh, poi bisognerebbe telefonargli e rimandare il debutto al pubblico (visto che non facendo parte del conclave non si troverebbe lì al momento della scelta.

  2. luigi ha detto:

    … prete, nei lontani inizi anni ’90, al tempo della c.d. “tangentopoli” (per altro mai finita!) mi colpì un articolo di Alberoni sul Corriere, in poche parole diceva che la Chiesa, per rinnovarsi deve guardare alle sue origini, io pensai: «proprio vero che lo Spirito soffia dove e come vuole». Perché l’unico modo per rinnovare la Chiesa è guardare non le sue origini, ma la sua origine, al singolarr: Cristo Signore … e, nel caso specifico, l’elezione del Papa, significa che sarebbe eletto dal clero e dai fedeli di Roma (perché il Papa è innanzitutto il vescovo di Roma, nessuno lo ricorda, per primo il Papa, che tutto fa eccetto che il vescovo per il suo gregge), come succedeva nella Chiesa antica … sarebbe un bel passo avanti! Oddio il rischio sarebbe che potrebbe essere chiamato un diacono … te lo immagini io che divento Papa? Per prima cosa ti farei Segretario di Stato! Ammesso che lasciassi in vita lo “stato” vaticano … 😉 …

  3. Mimmo ha detto:

    I cardinali elettori dovrebbero essere solo lo strumento di cui si serve lo Spirito Santo per nominare il rappresentante di Cristo in terra.Papa può essere nominato anche un semplice sacerdote,basta che sia stato ordinato da almeno cinque anni….per cui,se crediamo che sia lo Spirito Santo ad operare,che differenza fa se lo strumento siano i cardinali,i vescovi o tutti i sacerdoti o addirittura i fedeli???E’ anche vero che spesso nella storia della chiesa e dei conclavi,lo Spirito Santo,è stato male interpretato o addirittura messo da parte,ma questo è dovuto solo alla fragilità umana che spesso non vuol capire.Cmq è sempre valido il detto “L’uomo propone e Dio dispone”anche perché quasi sempre i progetti di Dio non corrispondono ai nostri e anzi spesso i suoi ci sembrano sbagliati.Quindi affidiamoci a Lui e aspettiamo questo “Francesco I”.

  4. mario ha detto:

    ottima proposta e quindi come tale non potrà neppure essere immaginata da chi “comanda” attualmente in Vaticano

  5. Luciano ha detto:

    Ho letto il libro di don Paolo Farinella “Habemus papam”. Devo dire che mi sono inserito in quel racconto come se fosse reale e, poi, purtroppo, il risveglio è stato duro e triste. Sono d’accordo con lei don Giorgio, ci vorrebbe davvero la partecipazione massiccia dei vescovi di tutto il mondo per trovare ed eleggere un pastore povero che possa trasmettere la Ricchezza del Vangelo. Convengo sull’inutilità dei “signori” cardinali che, spesso, rappresentano la meschinità dell'”uomo” temporale potente, fallimentare invece come Testimonianza di Cristo. Spero che lo Spirito posssa davvero penetrare in quelle mura ridondanti di potere temporale e, dare finalmente, una Svolta Tolale al Cambiamento Radicale che il Concilio Vaticano II, per opera dello Spirito, aveva indicato e tracciato e che, alcuni presbiteri, hanno cercato di soffocare con liturgie e codici obsoleti e soffocanti, con l’intento di continuare a mantenere gli asssurdi privilegi che non hanno nulla a che vedere con Cristo e il Suo Vangelo. Confido nell’Opera dello Spirito e nella Misericordia di Dio.

  6. Giuseppe ha detto:

    Trovo la proposta affascinante e condivisibile. Del resto nei primi secoli non era cosi?

  7. Valdo ha detto:

    appoggio subito la proposta, in particolare dopo aver sentito che la maggioranza dei votanti attuali è composta da italiani e c’è il forte rischio che nominino scola… ‘na sola….

  8. Gianni ha detto:

    Abbiamo anche qui elettorato attivo a passivo.
    LE regole sono solo uno strumento, ma il fine, in gran parte, non è tanto scegliere il capo di una chiesa, ma eleggere un capo di stato.Ed anche per questo non si allargano elettorato attivo e passivo.
    A parte alcune questioni pratiche, come il fatto che già è difficile mettere d’accordo poco più che un centinaio di elettori, e la cosa sarebbe di difficile gestione allargando l’elettoato attivo,ma si tratta sopratutto di questioni politiche.
    In altri termini, pesa molto il fattore politico.
    Ragion per cui, limitare elettorato attivo e passivo agevola la gestione di tale fattore.
    L’elettorato attivo, quindi,è tipico di quegli stati, come l’Italia, in cui non sussiste elezione diretta del capo dello stato, mentre l’elettorato passivo riguarda anch’esso solitamente un cardinale, proprio per motivi politici.
    Il minor numero di elettori, rispetto ad un elettorato esteso anche ai vescovi, e così dicasi per i papabili, rende più facile identificare chi, a mio avviso in primis per motivi politici, soddisfa determinate esigenze.
    Ed infatti, di esigenze politiche si tratta.
    I bertoniani hanno necessità di qualcuno che eviti di ficcare il naso nelle vicende dello Ior, della finanza vaticana, nonchè negli affari della segreteria di stato, ed anche in tale ottica ci si oppone a figure come Scola o Bagnasco.
    I cosiddetti riformisti potrebbero puntare su figure come Coccopalmerio, considerato un martiniano, nonchè ora il maggior giurista della chiesa, quindi colui che, meglio di tutti, potrebbe dirigere in prima persona certi progetti di riforma giuridica, senza necessità di eccessive deleghe.
    E potrei continuare.
    Come si vede, tutte questioni politiche.

    Infatti, una democratizzzazione della chiesa allontanerebbe, per molti cardinali, il cattolicesimo da quello che esso è diventato,cioè una chiesa stato.
    Al vaticano, o meglio, a molti dei suoi esponenti, non interessa quel cristianesimo delle origini in cui Dio era Dio e l’uomo un uomo.
    Memori di un retaggio millenario, anelano a conservare la struttura di una chiesa stato, in cui l’autorità umana si sostituisca a quella divina, sia pur formalmente intesa come opera interpretativa.
    Molti aspetti del passato non sono cambiati, ed il potere temporale ha semplicemente cambiato aspetto.
    Ad esempio, è proprio il ruolo cardinalizio ad essere fondamentale, in tale ottica.
    Certo, se si trattasse solo di un titolo, non sarebbe così importante, ma non è solo un titolo.
    E’ praticamente la patente per poter accedere a qualche stanza dei bottoni.
    Infatti, non è solo il papa a comandare, ma anche i cardinali, che sono o consulenti del papa, o segretari di stato, o a capo di qualche istituzione, analoga ai nostri ministeri, comunque in centri di potere, oltre che elettori del papa.
    Basti pensare al potere finanziario legato allo Ior ed alla finanza vaticana.
    Molti cardinali non sono interessati alla dottrina ed alle posizioni dei papabili su questo elemento, nè alla capacità pastorale, ma al fatto che il nuovo pontefice scompagini o meno l’attuale assetto di cariche che sono poste nei gangli dello stato.
    Non so se in tutto questo aleggi lo spirito santo, ma se aleggia, allora non credo che spiri di qua o di là guardando alle facoltà intellettuali o pastorali dei papabili, evidentemente, ma sopratutto,almeno finora, forse con qualche eccezione, alle intenzioni in fatto di potere.

  9. Elia ha detto:

    Mi chiedevo qualche tempo fa: vorreste le primarie anche per il Papa?
    Non vi sembra di esagerare un poco?

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