“Metanoèite”, ovvero come la Chiesa sa tradire le parole radicali di Cristo

ceneri
di don Giorgio De Capitani
La Quaresima inizia con il rito delle ceneri. Nel rito romano, tale rito si celebra il mercoledì precedente la prima domenica di Quaresima, mentre nel rito ambrosiano si svolge la prima domenica. Il celebrante, mentre pone un po’ di cenere sul capo di ciascun fedele, pronuncia alcune parole. Ha due formulari a sua disposizione.
Il primo è questo: “Memento, homo . . . quia pulvis es, et in pulverem reverteris”, parole latine che significano: “Uomo, ricòrdati che sei polvere, e in polvere tornerai”. Provengono dal Libro della Genesi (capitolo 3, versetto 19). I nostri progenitori le udirono dopo aver peccato. Lasciamo stare la storia del peccato originale, che non mi convince. L’autore biblico immagina che Dio abbia creato il primo uomo, usando la terra, come un vasaio che con la creta modella le sue opere d’arte. Tra parentesi, la parola “uomo” proviene da “humus”, cioè terra. Ed era più che naturale pensare che l’uomo, morendo, tornasse ad essere terra, da dove era nato. Forse non bisognerebbe ricordare la morte per dirci che siamo terra. Siamo terra, sempre, in ogni istante della nostra vita. Siamo legati alla terra. Sembra quasi che la liturgia della Chiesa, ricordandoci che torneremo ad essere polvere, ci dicesse una cosa quasi negativa. La polvere richiamerebbe l’inutilità della vita, la pochezza del nostro esistere. Perché mai? La Chiesa dovrebbe dirci che siamo terra, ma nel senso più positivo del termine. Siamo parte dell’ambiente in cui viviamo. Siamo un tutt’uno. Noi non siamo, dunque, i padroni della terra, di cui, volere o no, ciascuno di noi è parte costitutiva.
L’altro formulario consiste in queste parole: “Convertitevi e credete al vangelo”, che si trovano nel Vangelo secondo Marco, capitolo 1, versetto 15.
L’italiano “convertitevi” traduce il greco metanoèite, che significa: “cambiate mente, cambiate pensiero”. Metanoèite deriva da metànoia, dove “nous” in greco significa intelletto, mente, pensiero.
Certo, l’invito di Cristo a cambiare mente è molto impegnativo, direi radicale. Cambiare significa tornare alle origini, quando la mente era pura, non inquinata, quando cioè nessun condizionamento l’aveva distolta. Tradurre metanoèite in “convertitevi” può portarci lontano dal significato originario. Tuttavia conversione di per sé significa “cambiare strada” nel senso di “tornare indietro”. Dove? Appunto, alle origini, alla pura sorgente. Talora la Chiesa ha tradito questo significato, nel senso di tornare alla religione genuina, intesa nella sua struttura ecclesiastica. E la conversione ha assunto, ancora oggi, un significato moralistico.
La Chiesa sa benissimo che la parola “conversione” traduce la parola metànoia, e sa benissimo che, intesa così, la conversione potrebbe costituire un pericolo per la sopravvivenza della stessa religione.
Chi ci ha distorto la mente? Chi ci ha strutturato la mente? Chi ci ha omologati a tal punto da imporci un identico modo di credere? Chi ci ha addirittura falsificato la mente di Dio? Poniamoci questi punti interrogativi.
Cambiare mente non significa tanto difenderci dalla mente comune, o da quel collettivo, che potremmo chiamare la grossa bestia platonica. Chi ha preteso di ridurci schiavi, in nome della obbedienza imposta come virtù? Certo, anche per colpa di questa società plagiata dal potere unico, ma la Chiesa che cosa ha fatto per difenderci? Ci ha plagiato in un’altra maniera, in nome della fede in un certo dio, che non è certo il Dio di Gesù Cristo.
Il rito dell’imposizione delle ceneri dovrebbe allora assumere un altro significato, ed è quello di riprenderci il pensiero, non tanto il nostro, e tanto meno quello della religione, ma il pensiero stesso divino. Cristo ci dice ancora oggi: tornate in voi stessi, e scoprtre che è proprio nel profondo del vostro essere che è presente il Divino, che non ha nomi, che non ha dogmi, che non ha un codice morale. Ma è solo Lui, nella sua assoluta nudità dell’essere infinito.

 

4 Commenti

  1. lino ha detto:

    FA PIACERE SAPERE CHE ANCHE PROVENENDO DA UNA FORMAZIONE ECCLESIASTICA CI SIA ANCORA QUALCUNO CHE AMA LA VERITA’ E CHE DALL’INTERNO DELLA STESSA STRUTTURA DESIDERA PORTARLA A CONOSCENZA. UNA VOCE DI VERITA’ DALL’INTERNO DI CHI SOLITAMENTE NE DICE MEZZA E’ UN BUON SEGNALE.MA LA ” METANOITE” DEVE PARTIRE DALLA VOLONTA’ INTERNA DEL SINGOLO ESSERE..E QUESTO E’ SEMPRE AVVENUTO E AVVERRA’ IN FORMA SEMPRE MAGGIORE IN QUANTO IL “TUTTO O COME SI VOGLIA CHIAMARE” LO STA FACENDO DA SEMPRE..MA PER FARLO TRAE DA SE STESSO ANCHE L’OSTACOLO PER FAR SORGERE DA SE STESSO ANCHE LA VOLONTA’ DI SUPERARSI E ANDARE OLTRA L’OSTACOLO ED ESPANDERE LA PROPRIA FORMA DI PENSIERO IN MODO INFINITO.DA CUI IL DETTO “Ama il tuo nemico”(l’ostacolatore )SE RIUSCIRAI A FARLO E’ PERCHE’ HAI COMPRESO CHE IL TUO NEMICO SEI TU STESSO- “L’IO SONO TUTTO CIO’ CHE E’..SEMPRE E’ STATO E SEMPRE SARA'”

  2. Patrizia ha detto:

    Grande don Giorgio!!!
    10,100,1000 don Giorgio.

  3. Giuseppe ha detto:

    Conoscevo solo la formula “memento homo quia pulvis es et in pulerem reverteris” e l’ho sempre associata ad un ammonimento penitenziale collegato al periodo quaresimale, che per eccellenza avrebbe dovuto essere il momento della riflessione sulla vanità delle cose del mondo, da cui prima o poi dovremo separarci, perché destinati ad abbandonare questo corpo che è funzionale solo alla vita terrestre. Credo che in gran parte questa idea fosse una diretta conseguenza del tipo di “educazione religiosa” in cui sono cresciuto, che risale all’immediato dopoguerra, periodo in cui era più facile per l’apparato ecclesiastico dare un’impronta severa e temibile ai propri insegnamenti, onde “proteggere” i fedeli dalle tentazioni del mondo. Tutto ciò senza dare troppo peso ai sensi di colpa (spesso immotivati) che questo tipo di mentalità alimentava nelle nostre menti facilmente influenzabili. Ho la sensazione, anzi, che per certi educatori questi sensi di colpa fossero ritenuti addirittura necessari e positivi per poterci tenere lontani dal peccato e dalle sue lusinghe. Quanto fosse sbagliata questa impostazione e quanti guasti possa aver prodotto “diosololosa”. Meno male, però, che col passare degli anni e l’avvento della maturità, la nostra coscienza si affina e la mente si libera da certi legami rendendo sempre più facile prendere le distanze dalle circostanze e situazioni del passato.

  4. GIANNI ha detto:

    Esiste anche una traduzione diversa, nel senso di pentitevi, ma a mio avviso rende meglio il concetto altra interpretazione ancora.
    Certo,l’autocritica, il trovare la giusta strada dopo lo sbandamento, ma io propendo per una diversa interpretazione.
    Grazie anche agli studi di greco, durante i quali ci fecero studiare il vangelo, va colta forse l’espressione nel senso etimologico, anche se tale significato potrebbe non essere così palese.
    Il vocabolo metanoeite è composto da meta, in greco significa oltre, e nous, mente, intelletto razionale.
    Quindi, a me piace interpretare come: andate oltre la mente, il che è naturale, cioè andate oltre la mente razioanale per comprendere la vera natura di Cristo.
    Secondo la mente razionale, infatti, non potrebbe esistere un figlio terreno di DIo, incarnazione di un qualcosa di metafisico.
    Occorre quindi, per capirne l’intima essenza, andare oltre la pura ragione umana, riconducendosi a quel logos metafisico richiamato all’inizio del vangelo di GIovanni:in principio era il verbo.

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