Vergognoso sciacallaggio giornalistico

 

di don Giorgio De Capitani

Vorrei subito precisare una cosa. Non è mai stata mia intenzione coprire il male, e tanto meno il male che succede nella Chiesa, tra i suoi membri più rappresentativi. Se ho avuto finora delle rogne, è stato proprio per aver denunciato le malefatte della Chiesa istituzionale. Ma non mi sono mai limitato agli scandali sessuali, anche se sulla pedofilia del clero non ho mai fatto sconti. Per me esiste un male peggiore, ed è il connubio della gerarchia con il marcio del potere. Male è soprattutto l’attaccamento al dio denaro. Male è imporre un dio religioso a danno della libertà di coscienza. E così via.

Ma non intendo giustificare nemmeno il caso in questione, che riguarda un parroco milanese, del decanato di Castano Primo, che è stato “beccato” con “inganno” da un giornalista, mentre il prete chattava in una community per incontri tra persone dello stesso sesso.

Una storia triste, che dovrebbe anzitutto farci riflettere, a partire da noi preti, compresa la Chiesa ufficiale, che è subito pronta a togliere le mele “marce”, senza porsi il perché ci siano numerosi preti che hanno problemi di carattere affettivo. Pensatela come volete: non accetto che mi si dica che noi preti dovevamo sapere a che cosa andavamo incontro, quando abbiamo scelto di fare il prete; non accetto che mi si dica che, avendo scelto il celibato, non possiamo più metterlo in discussione, e che perciò dobbiamo, per amore o per forza, tenere una vita conforme al nostro stato celibatario. Lo so che è forse molto semplice risolvere i problemi togliendo l’obbligo del celibato. Ma almeno pensiamoci, anche perché non vogliamo mettere in discussione il celibato solo perché ci sono preti “infedeli” o “incapaci” di osservarlo (comunque, impressiona il fatto che ci siano sempre più preti giovani che lasciano il sacerdozio perché si sono innamorati di una ragazza), ma il problema è di fondo. Perché separare il sacerdozio dall’amore umano? Comunque, la Chiesa dovrebbe lasciare libertà di scelta.    

Torniamo al caso in questione. Mi sto chiedendo: era proprio necessario rendere noto, pubblicamente, su un giornale locale, questa triste vicenda? Non c’erano altre vie per avvertire il sacerdote di quanto stava facendo? I Superiori che ci stanno a fare? Già i Superiori! Se fossero stati avvertiti, in via evangelica, come si sarebbero comportati? E il popolo, se i Superiori fossero intervenuti a spostare il prete, quale reazione avrebbe avuto? Lo so che lo sputtanamento del parroco ha messo in difficoltà anche la gerarchia e messo in crisi soprattutto una comunità, ma per i Superiori forse è stato anche una liberazione. Tutto risolto in un solo colpo! Basta poco a far rientrare il gregge dalla costernazione: gli si dà un nuovo prete, sessualmente a posto.

Vi propongo due articoli che sottoscrivo in pieno.

da La Prealpina

Parroco gay, paese sotto choc

Il sacerdote frequentava una community online per incontri tra persone dello stesso sesso. Smascherato da un concittadino

Ognuno in privato fa quello che crede, basta che scelte e orientamenti non facciano evidentemente a pugni con la propria immagine pubblica. Altrimenti, si rischia di finire in grossi guai. Ne sa qualcosa il parroco di un comune del legnanese, che venerdì primo novembre ha avuto un risveglio decisamente brusco quando si è visto spiattellato su un giornale la conversazione che in privato aveva avuto con una persona che pensava riservata. Invece quella persona era un giornalista, che poi nella sua veste di portatore di pubblico interesse ha ritenuto fosse cosa giusta raccontare a tutti che in un paese del legnanese c’è un parroco che si chiama così e così, e che questo parroco ha il vizio di passare il tempo libero incontrando gente su una chat dedicata agli omosessuali. A correlare l’ampio servizio anche le fotografie del sacerdote, che ovviamente si è reso irreperibile. A celebre le messe è stato il coadiutore, e adesso in paese è scandalo.

 

da l’altomilanese

 

Don Cesare e i moralisti d’accatto

Thu, 11/07/2013 – 20:56 — direttore

di Ersilio Mattioni

Che don Cesare Corbetta fosse gay e utilizzasse internet per conversazioni intime con gli amici, a noi, era noto da cinque mesi. Lo rivelò una conversazione privata del 16 maggio 2013 che fu rubata e resa pubblica. La intercettammo per caso, ne verificammo la veridicità e avvisammo il sacerdote, consigliandogli più attenzione. Non pubblicammo nulla per due ragioni. La prima, il giornalismo si fa con le carte e attiene alla sfera pubblica. Violare e fotografare l’intimità delle persone per poi gettarle in pasto all’opinione pubblica bigotta di un paesino di provincia è tante cose, di sicuro non è giornalismo. La seconda, non esistono reati, perché stiamo parlando di adulti, maggiorenni e consenzienti. Settimana scorsa una mail informa le redazioni dei giornali che don Cesare usa internet per conoscere, anche sotto l’aspetto intimo, altri uomini. Ci risiamo. Da cronisti verifichiamo la strana soffiata, scoprendo che è vera. Per la seconda volta e per le stesse ragioni non pubblichiamo nulla.

I giornali ignorano il caso. Tranne uno, le cui copie vanno a ruba: sesso, preti gay, video chat con dettagli piccanti sono un mix che accende l’appetito morboso del lettore occasionale, di norma semianalfabeta. In mezzo però c’è la pesante invasione della privacy di un uomo. Che viene svergognato sulla pubblica piazza, con la conseguenza che oggi, nella piccola Arconate, ma sarebbe successo in qualunque altro paese, l’ignoranza popolare e il moralismo d’accatto stanno trionfando. Così un prete gay diventa un pedofilo che insidia i bambini in oratorio e gli adolescenti al catechismo. Frotte di mamme in ansia telefonano alla caserma dei carabinieri, gente che passa le serate nei night in compagnia di prostitute d’alto bordo s’improvvisa fustigatore dei costumi al bar, giovanissimi cattolici invasati dal culto dei valori chiedono per il loro parroco la gogna, ferventi devoti scordano perdono e comprensione, tratti distintivi del messaggio cristiano, mostrando il volto intransigente di chi ama giudicare. Un’istantanea scattata sulle miserie umane.

Eppure qualcosa, in questa storia, non funziona. Basta leggere la mail che dà il via allo scandalo: spiegazioni perfette su come rintracciare don Cesare in una chat per gay, soprannome che il sacerdote ha scelto, grande insistenza perché i giornali raccontino tutto. E una retorica tanto insopportabile quanto sospetta: “Mi metto nei panni della gente comune – scrive l’accusatore – che a stento arriva a fine mese e che va in chiesa per coltivare la speranza in un futuro migliore”. Chiunque capirebbe che il motivo non è questo. Se l’autore della mail fosse animato da sentimenti così nobili, ne avrebbe parlato con il sacerdote (che conosce da qualche anno, al di là di ogni ragionevole dubbio) o avrebbe informato la curia. E invece no, scrive una lettera ai giornali con l’unico scopo di distruggere un uomo. Perché lo fa? Perché questa è una storia di minacce, di ricatti e di vendette, una storia che comincia a Parabiago alcuni anni fa e finisce, settimana scorsa, ad Arconate. Per questo abbiamo deciso di raccontarvela. Ci sono due epiloghi. Uno è ancora in parte sconosciuto. Ed è il motivo della nostra inchiesta, nella quale spuntano personaggi da romanzo, approfittatori, ipotesi di reato e tanta ma tanta meschinità.

L’altro è noto. E’ quello di un prete sensibile dal carattere introverso, timido fino al punto da apparire supponente, coraggioso nel prendere anche decisioni scomode, colto e profondo quando predica. Un prete omosessuale, come molti ve ne sono, che però non riesce a frenare i suoi istinti e cede spesso alle sue debolezze, tradendo i voti sacerdotali e la sua missione. Nei giorni dello scandalo volano i peggiori anatemi. Quasi nessuno si chiede come sta don Cesare, come vive questi momenti, con quali tormenti dovrà a lungo fare i conti. E’ facile condannare, quando di fronte si ha un uomo ferito, debole e fragilissimo. Allora diventiamo tutti forti. Quando invece di fronte c’è il potente di turno, allora chiniamo la testa, restiamo in silenzio ad ascoltare oppure a prendere appunti, diventiamo zerbini. Vale per i cittadini che si atteggiano a moralizzatori; vale per certi giornalisti che passano la vita a fare marchette e suonare il violino. Non sanno neppure cos’è il diritto di cronaca. Lo invocano solo per poter guardare dal buco della serratura. Un po’ squallidi. E imbarazzanti.



dal Blog Ok Notizia

“Abbiamo davvero bisogno della stampa che calpesta i diritti dell’uomo?”

Pubblicato il 7 novembre 2013 da Graziano Masperi in Cronaca, Magenta

Un sacerdote, in un momento di debolezza della sua vita, entra in una chat per omosessuali in cerca di incontri. E viene sbattuto in prima pagina su un giornale locale. Giusto o sbagliato? Chiaro che, così facendo, si uccide quella persona lentamente. Le Rose di Gertrude hanno pubblicato questo comunicato sull’accaduto che pubblichiamo integralmente:

Cosa rimane di un uomo dopo che viene fatta a brandelli la sua vita intima, le sue debolezze, perfino la sua ingenuità? Cosa resta a noi dopo avere goduto morbosamente vedendolo cadere nel fango? Ci sentiamo al sicuro, convinti che questa punizione esemplare abbia ripulito la nostra comunità? Ci sentiamo migliori?

NOI NON CI SENTIAMO MIGLIORI quando un giornale ci fa scendere così in basso. NOI NON CI SENTIAMO AL SICURO in un posto dove vieni giudicato e condannato pubblicamente per una tua debolezza umana (perché siamo tutti esseri umani!). NOI NON SIAMO D’ACCORDO a trattare l’incoerenza come se fosse un crimine. Sul Vangelo è scritto: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”.

Certa stampa che si interessa se un prete rispetta le regole del sacerdozio, è altrettanto ligia al proprio codice deontologico? Rispetta le regole del codice che tutelano la nostra privacy e la nostra dignità come persone?

1) La divulgazione di notizie di rilevante interesse pubblico o sociale non contrasta con il rispetto della sfera privata quando l’informazione, anche dettagliata, sia indispensabile in ragione dell’originalità del fatto o della relativa descrizione dei modi particolari in cui è avvenuto, nonché della qualificazione dei protagonisti.(ART 6 del codice deontologico dei giornalisti) Visto che siamo il pubblico, possiamo dire che la notizia NON ERA per noi di rilevante interesse. Specie in un momento come questo gli italiani HANNO BISOGNO DI BEN ALTRE NOTIZIE! Siamo anche certi che avremmo capito la notizia senza tutti quei dettagli  dati in pasto ai lettori e che non riportiamo per rispetto alla privacy dell’interessato.

2) Il giornalista si astiene dalla descrizione di abitudini sessuali riferite ad una determinata persona, identificata o identificabile. La pubblicazione è ammessa nell’ambito del perseguimento dell’essenzialità dell’informazione e nel rispetto della dignità della persona se questa riveste una posizione di particolare rilevanza sociale o pubblica (ART 11). E invece sono state descritte le abitudini sessuali di una persona (comportamenti sessuali assai discriminati) in modo secondo noi assai mortificante e lesivo della sua immagine.

3) Il garante delle privacy in riferimento alla vita sessuale delle persone ha raccomandato ai giornalisti di “evitare ingiustificate spettacolarizzazioni o strumentalizzazioni di scelte personali” (documento del 6.5.2004). Per l’ampiezza data alla notizia e per come è stata pubblicizzata non c’è stata solo una spettacolarizzazione di un dramma. Qui la spettacolarizzazione HA CREATO UN DRAMMA alla vita di una persona.

4) È stato scritto che un prete “adescava” le persone. (una parola SBAGLIATA, che ha indotto persone a credere cose NON VERE e molto gravi che non c’entrano nulla con l’accaduto). Se qualcuno in una chat si rivolge a DEGLI ADULTI dicendo cose vere di sé questo NON È adescare! “Adescare” significa “attirare con un’esca, attrarre qualcuno a sé, allettare con lusinghe e con promesse illusorie, sedurre”. Quando un giornalista o un suo complice si finge omosessuale in una chat e si mostra interessato a una relazione con qualcuno per spiare le sue conversazioni e catturare il suo volto in web cam, questo È PROPRIO “ADESCARE” nella lingua italiana!!!!

5) Sulla divulgazione di immagini il Garante della privacy ha precisato che “il fotografo è comunque tenuto a rendere palese la propria identità e attività di fotografo e ad astenersi dal ricorrere ad artifici e pressioni indebite per perseguire i propri scopi” (documento del 6.5.2004). Adescare un prete in una chat e divulgare una sua foto catturata grazie all’inganno è cosa regolare?

MA SOPRATTUTTO IN UN MOMENTO COME QUESTO ABBIAMO BISOGNO DI QUESTO TIPO DI STAMPA?

NOI DICIAMO “NO” A TUTTO QUESTO, perché quando un cittadino viene calpestato nei suoi diritti e nella sua dignità, TUTTI NE VENIAMO DANNEGGIATI.

Le Rose di Gertrude di Magenta

 

12 Commenti

  1. klement ha detto:

    Se i preti comunque non possono fare sesso, poco importa che siano omo o etero.
    La Chiesa dovrebbe istituire il matrimonio sacramentale gay e invece ricordarsi che il vero peccato è farne a meno, con o senza riconoscimento civile. Chi vuole la benedizione del prete l’avrà, mentre che non la vuole farebbe meglio a sbattezzarsi.
    Omnia munda mundis. Se la mano ti fa peccare, tagliala. Quindi basta con le solite storie che l’uomo è fatto per essere etero. Non è impuro il cibo, ma chi lo ingolla. E così non è impuro il sesso, ma chi lo fa. Con la benedizione i gay possono essere puri, mentre senza benedizione gli etero saranno comunque peccatori, e non c’è registro delle unioni civili che tenga.
    Non combattere i gay, farseli alleati contro la convivenza di fatto.

  2. JACK ha detto:

    Come al solito bisogna tutelare tutti, il sacerdote che sbaglia, tranne i fedeli che si rivolgono a un sacerdote per conforto e poi si ritrovano un parroco che fa tutto il contrario di quello che predica inpendentemente dall’orientamento sessuale.

    Convinti se i giornalisti avessero passato il materiale che incastrava il prete solo alla curia senza pubblicarlo sarebbe cambiato qualcosa? avrebbero trasferito in qualche località segreta il parroco e avrebbero insabbiato tuttosenza dire laverità ai fedeli di arconate.

    i giornalisti dell’altomilanese avevano già avvertito il sacerdote mesi fa delle segnalazioni, e lui cosa fa? continua come se niente fosse a cercare sesso in chat(i siti in questione hanno come oggetto l’incontro sessuale e non di semplice conoscenza)cioè lui continuava a fare il sacerdote con la consapevolezza che stava peccando ripetutamente…

    Questo non è inquietante? non è prendere in giro i propri fedeli? chi ha detto “LA VERITà VI FARà LIBERI” ?
    forse a un certo punto il signore l’ha messo davanti a una scelta che lui non ha avuto il coraggio di prendere perchè gli andava bene così.
    La sua incoerenza giustamente denunciata che lui aveva proprio uno stile di vita contradditorio (e non una semplice e normale tentazione carnale ceduta)ma non rispettava le leggi della chiesa!

    Poi se si tratta di condannare Berlusconi o il politico di turno per scandali sessuali (che nulla hanno a vedere col mandato politico) nessuno grida allo sciacallaggio.
    Leggendo i commenti e gli articoli si tende sol oad ideologizzare l’accaduto e non ha guardare il contesto tutelando chi veramente dovrebbe esserlo (come al solito i nitalia chi lo prende in quel posto è il popolo) poi sentir parlare di sciacallaggio giornalistico un giornale come l’altomilanese che fa dello sciacallaggio il suo pane quotidiano……dice tutto……….

    P.S. ONDE EVITARE FRAINTENDIMENTI NON SONO BERLUSCONIANO

  3. sandro ha detto:

    Complimenti davvero allAlto milanese che avendo la notizia non l’hammo pubblicata e hanno avvisato il sacerdote. E poi una volta diffusa da altri ne hanno difeso l’umanità senza tranciare giudizi.

  4. mons. Giovanni Climaco Mapelli ha detto:

    Condivido ciò che dice Don Giorgio De Capitani sulla vicenda… Eccepisco solo una cosa, che riguarda fenomeni ben più gravi di “abusi sessuali” che non il presente episodio : quando è capitato a famiglie o soggetti coinvolti con preti che non solo in chat, ma dal vivo allungavano le mani sui ragazzi ,minori o maggiorenni che andavano a confessarsi da alcuni preti, la Curia di competenza NON ha mai preso nessun provvedimento, come anche le Autorità Vaticane chiamate a intervenire…
    Nel Clero ancora non sanno come muoversi… e preferiscono che “scoppi lo scandalo” perchè, benchè informati per tempo, NON PRENDONO NESSUNA DECISIONE…
    Molti allora vanno direttamente ai giornali o alle Forze dell’Ordine e ai Magistrati in caso di abuso…
    Questa storia è diversa, ma NON CREDO che LA CURIA di MILANO si sarebbe mossa…
    C’è un immobilismo strano sul sesso…
    E’ questo che stupisce, il “muro di gomma”…
    Finora è così, nonostante tanti proclami e nonostante le esortazioni di Papa Francesco.

    + mons. Giovanni Climaco Mapelli
    Vescovo

    CHIESA ANTICO CATTOLICA

    • Don Giorgio ha detto:

      Hai perfettamente ragione. Alla Curia di Milano danno fastidioi i preti che si ribellano alla Chiesa istituzionale o ad una pastorale “morta”, e li fa fuori. Senza rispetto della persona! C’è del marcio anche in curia, e si tace. Si usa il pugno duro con chi vorrebbe una Chiesa più evangelica. Anche questo papa, in fondo, fa comodo alla Chiesa istituzionale. Salva la faccia!

  5. PietroM ha detto:

    Comprensibile.
    Solo che non c’è bisogno di sbatterlo in prima pagina.
    E’ un fatto di coscienza che dev’essere affrontato con coraggio dall’interessato nelle sedi opportune.
    Le persone che possono al mondo scampare al proprio sputtanamento si contano sulle dita di una mano, ma
    di farisei-lapidatori se ne trovano ad ogni angolo di strada… EST MODUS IN REBUS, dicevano gli antichi latini.
    Non è la “cosa” in discussione, ma il modo di affrontarla

  6. Carlo ha detto:

    Desidero sottolineare alcuni aspetti che a mio dire non dovrebbero essere tralasciati per una sana e profonda riflessione sull’accaduto: 1) i 4 peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio: aborto, omosessualita’, opprimere i poveri e rubare dal salario degli operai; 2) qualche mese fa un parroco di un paese della provincia di padova ha denunciato pubblicamente di ‘malattia’ il neo candidato sindaco perche’ omosessuale, invitandolo a rinunciare alla carica; 3) preti e frati che lavorano alla vigna del Signore per reale vocazione e rispetto dei voti. Come uomo dev’essere perdonato, ma come prete allontanato perche’ figura di riferimento di quanti (soprattutto oggigiorno) potrebbero confidarsi con lui: ragazzi disorientati,senza lavoro (anche stranieri), uomini divorziati, separati, con problematiche familiari, ect. E sappiamo che un momento di debolezza psicologica da ambo le parti potrebbe creare piu’ disagio che aiuto o sollievo. Non vedo perche’ e’ la Chiesa che deve rivedere le proprie posizioni quando non costringe nessuno a rimanere in abito talare. Ci sono delle regole, dei voti, che per vocazione possono e devono essere rispettati. Diversamente c’e’ il protestantesimo, il volontariato, ect. Insomma altre forme per dedicarsi al prossimo, senza essere necessariamente un prete. Ma se uno e’ omosessuale ed intende vivere la propria omosessualita’ non puo’ e non deve fare il prete.

  7. PietroM ha detto:

    Il quadro involutivo di una cultura che pure è stata tra le prime nel mondo per l’ossequio all’uomo ed ai suoi sentimenti, offre l’esatta dimensione di quanto in basso si giunga, pur di apparire protagonisti e di scalare le vette di una carriera giornalistica che, date le premesse, sarà sempre mediocre.
    Dal mattino si vede il buongiorno.
    Preciso che non sono prete e nemmeno bigotto e che la mia fede in Cristo è la stessa che nutro, vestita di pietà umana, verso l’uomo come creatura imperfetta e piuttosto debole. I complimenti in genere restano lì e servono a poco, ma le critiche fanno crescere. Pertanto, la vita privata dei sacerdoti non mi ha mai incuriosito, se non per le scelte connesse al proprio ufficio, per le prediche barbose che mirano solo a farti sentire un verme,per gli eccessivi agi, lo spreco ed i lussi di cui alcuni si assumono il diritto.
    CRISTO E’ LA PATRIA CHE NON SI STANCA MAI DI ATTENDERE. Spiare e riferire è un atto di vigliaccheria ruffiana che viene contrabbandata come virtù della conoscenza. Anche per costoro verrà il giudizio, ma oggi siamo noi ad essere indignati!

  8. Giuseppe ha detto:

    Chi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lui…

  9. Patrizia 1 ha detto:

    Ma non si è vergognata a fare una vigliaccata del genere?
    Spero che il vero giornalismo reagisca con forza, questo per sua dignità.

  10. Luigi Bregaglio ha detto:

    Ammazza che scoop! E questo sarebbe il giornalismo Italiano ed intanto spezzo una lancia a favore di don Giorgio che è sempre stato coerente nel denunciare le cose più scomode per la gerarchia ecclesiastica.Si è colpita una persona nella sua sfera privata vigliaccamente, ferocemente, non sputtanano i potentucoli di turno od i boiardi di stato quelli che te la fanno pagare ma un povero sacerdote che non ha commesso nessun reato ed è diventato un mostro dalla portata inenarrabile non si rovina la vita di una persona così! Come possiamo definirlo un attacco tribale, triviale, di cieca violenza incivile a cercare le notizie inutili, futili, stupide, che me ne frega a me delle loro chat, interesseranno a quelle quattro bigotte rincoglionite che si trascinano stancamente fino al sagrato della chiesa povera chiesa quanta ipocrisia, quante nefandezze e bassezze, leccano il culo al sacerdote per assicurare il futuro al figlio nella ditta del facocero quello del capannone grande, grandissimo, immenso uno di mia conoscenza almeno di dieci anni più giovane di me che tramite raccomandazione trovò posto nella feroce è invecchiato prima di me la sua testolina di cazzo è completamente canuta ma sotto ci sarà un bel cervellino visto che termina di lavorare alle sette di sera. Intanto non userò mai più social network prima che qualche faccione mi sputtani per frasi inconsulte e fuori luogo. Intanto questo paese crolla definitivamente e nessuno dei giornalisti econimici o di alro genere ci mise in guardia dalla crisi, sanno solo pescare nel torbido, che vermi! Mi dispiace per questo povero sacerdote chissà che cosa farà adesso in questa società squallida omofofa, devastata dalla crisi che abbiamo subito per stoltezza e per ignoranza.Il riscatto però è sempre dietro l’angolo ed i padroni danno da mangiare i loro avanzi ai servi i servi a loro volta danno da mangiare i loro avanzi ai cani e degli avanzi dei cani se ne nutrono i giornalisti ed i sindacalisti.

  11. GIANNI ha detto:

    Dunque, direi che ci sono almeno 3 temi, tra loro connessi:
    1) celibato
    2) omosessualità
    3) giornalismo ed informazione.

    1) Quella del celibato è una radizione, che risale a secoli fa.
    Forse, i veri motivi si perdono nella storia, ma credo che si tratti di collegarla a quella concezione del ministero ecclesiastico come sorta di rito magico.
    Si dice che ovviamente chi sposato potrebbe cadere nella tentazione di atti intimi prima dell’amministrazione di certi sacramenti, che richiederebbero purezza.
    Comunque le diverse chiese hanno tradizioni diverse-

    2) L’omosessualità non è repressa in quanto tale, ma come manifestazione che eguaglia l’omo all’etero.
    Vi è poi talora una apparente contraddizione tra certa cultura omofobica, ed il fatto che diversi sacerdoti siano omo.
    Forse, dipende dal fatto che anche la società in generale ha presentato tratti omofobici, e la chiesa poteva essere occasione per nascondere,e.
    Cioè, visto che per la chiesa l’omosessualità è una sorta di devianza, spesso proprio chi omosessuale vi trova occasione per cercare di nascondere tale sua condizione.

    3) Il giornalismo, specie quello di certi giornaletti di provincia, spesso altro non ha da fare che andare in giro a cercare gossip da quanttro soldi.
    Diversamente, forse, non si saprebbe come riempire di contenuti certe pubblicazioni.
    Ed è pure vero che se non ci fossero lettori di gossip da quattro soldi, ‘sti giornaletti neppure quei quattro soldi riuscirebbero a fare.

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