Omelie 2020 di don Giorgio: BATTESIMO DEL SIGNORE

12 gennaio 2020: BATTESIMO DEL SIGNORE
Is 55,4-7; Ef 2,13-22; Mt 3,13-17
Nei primi due brani della Messa si parla di lontani e di vicini, mentre nel terzo brano, si parla di giustizia e di cieli che si aprono.
Lontani e vicini
Partiamo dal primo brano. Nel libro di Isaia, il profeta sembra già allargare il concetto di elezione da parte di Dio di un popolo, non più visto come privilegiato, l’unico ad essere amato dal Signore che, tra l’altro, non era mai stato all’altezza del suo compito. Notiamo che il profeta anonimo scrive in un momento in cui il popolo ebraico sta tornando dall’esilio babilonese, dopo la distruzione di Gerusalemme e del suo tempio da parte dei babilonesi.
Facciamo subito una riflessione. Se Dio privilegia qualcuno è per affidagli una missione speciale, la quale va al di là del suo benessere privato. Ogni privilegio di Dio non è una esenzione da qualcosa, men che meno dal proprio dovere, o, peggio ancora, una supremazia religiosa o politica sugli altri. Si tratta invece di una missione per un compito importante, per lanciare un messaggio universale.
Il popolo ebraico nella sua talora drammatica storia (mi riferisco all’Antico Testamento) non ha mai compreso la missione che Dio gli aveva affidato. Aveva un concetto sbagliato dei vicini e dei lontani. Un po’ come oggi per chi ha una concezione sovranista della nazione: noi e gli altri, noi siamo i vicini e gli altri lontani.
Dio, che è Padre universale, non poteva, non può e non potrà mai accettare una simile concezione dell’umanità. Se Lui è il Padre universale, tutti siamo figli suoi e fratelli allo stesso modo.
Se nella stessa famiglia ci sono vicini e lontani, non dovranno essere i suoi membri a stabilire questa ingiusta distinzione, e se nell’umanità ci sono vicini o lontani non dovrà essere la religione o lo stato a stabilirlo, casomai la responsabilità di ciascuno che sceglierà bene o male di farsi vicino o lontano, di stare in famiglia o di uscire, di rimanere nell’umanità o di mettersi contro.
Anche davanti a Dio si è vicini o lontani, ma questo dipende da noi, e non da Dio, per il quale tutti sono figli e fratelli allo stesso modo.
È successo nella stessa Chiesa, e succede ancora oggi, che si parli di vicinanza e di lontananza. Non tocca alla Chiesa allontanare le persone, stabilendo i criteri della vicinanza. La scelta di stare o di andarsene è sempre personale, e quando succede che qualcuno si allontani, ci si dovrebbe chiedere il motivo.
Don Primo Mazzolari lo chiamavano il prete dei lontani. Stava male al solo pensiero che ci fosse anche un solo essere umano che si fosse allontanato dalla casa del Padre. Famoso, e duramente contestato dalla Chiesa, il suo commento alla parabola del figlio che si era allontanato da casa, per poi tornare. Gesù non metteva sotto accusa il capo famiglia, ovvero il padre, ma il figlio maggiore, che, secondo don Primo, rappresenta la Chiesa istituzionale.
Se il gregge resta quasi vuoto, perché le pecore se ne sono andate, la colpa di chi è? Quanti esami di coscienza dovrebbe fare la Chiesa, che, per difendere se stessa, la propria istituzione dogmatica, ha allontanato la gente, con le cosiddette scomuniche.
Le scomuniche sono profonde ferite al concetto che tutti siamo fratelli, con una propria testa e un proprio cuore, e un proprio credo. I fratelli non sono da omologare imponendo loro lo stesso dogma. La dissidenza nella Chiesa non dovrebbe essere punita, ma accettata come una benedizione. Fanno più bene alla Chiesa di Cristo i cosiddetti lontani, perché dissidenti, che non i fondamentalisti che sono la rovina della Chiesa, proprio perché vorrebbero essere a lei così vicini da soffocarla.
E come si può parlare di lontananza nei confronti dei credenti delle altre confessioni religiose? Non esiste il Dio cattolico, esiste la Divinità Suprema e Universale, davanti a cui tutti i credenti, di qualsiasi religione, sono figli e fratelli.
Infine, vorrei dire che anche una lontananza voluta può essere benefica: si esce di casa, e si torna migliori di prima. Noi viviamo di differenti esperienze, che possono servire a crescere. Ci si allontana anche da Dio, e poi si torna più credenti in Dio. Ma, ecco la domanda: da quale Dio ci si allontana? È qui il punto. Il più delle volte il dio che allontaniamo da noi è quello di una certa struttura religiosa che fa di di Dio un idolo, perciò da rifiutare. Scriveva Eckhart: “Prego Dio che mi liberi da Dio”, ovvero prego il vero Dio, il puro Spirito, che mi liberi dai falsi dèi, e tra questi il dio della religione e anche della Chiesa istituzionale.
I veri lontani non sono gli a-tei, ovvero coloro che si sono privati del dio falso, del dio idolo, ma coloro che pensano di adorare il vero Dio, ma in realtà ne hanno fatto un idolo.
Per essere vicini a Dio bisogna rientrare in noi stessi, e dentro di Dio troveremo lo Spirito di Dio. Basta uscire da noi, e ci allontaneremo dal vero Dio.
Ed ecco le parole di San Paolo: «Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, / per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, / facendo la pace, / e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, / per mezzo della croce, / eliminando in se stesso l’inimicizia. / Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, / e pace a coloro che erano vicini».
L’apostolo sembra dirci: Cristo ha tolto la barriere tra il nostro essere interiore e la nostra esteriorità. Questo si chiama pace, riconciliazione. Dio si è fatto vicino perché noi siamo rientrati in noi stessi.
Giustizia divina e l’apertura dei cieli
Tutto questo ha un nome: “giustizia di Dio” e “apertura dei cieli”.
Ogni parola va inserita nel suo vero contesto. Fanno paura certe parole, pensate appunto alla giustizia quando vengono prese e per di più applicate in senso puramente giuridico, ovvero secondo una legge stabilita dagli esseri umani.
Ecco perché occorre che “i cieli si aprano”. I cieli chiusi ci bloccano in una esistenza che è vittima di un potere umano, che si chiami religioso o politico poco importa, che ristabilisce un proprio criterio di valori che, più che valori, bisognerebbe chiamare dis-valori.
La società e la chiesa si trovano in un circolo chiuso, che non ci permette di vedere oltre. Ed ecco, aperti i cieli, lo Spirito è disceso in Gesù. Ed ecco, aperta la porta del nostro essere, lo Spirito divino scende in noi.

 

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