LA COMUNITÀ CRISTIANA DI BASE: una spina nei fianchi della Chiesa istituzionale

 

 

 

di don Giorgio De Capitani

Non penso che da quando Bergoglio è salito sulla cattedra di Pietro
la Chiesa si sia risvegliata anche solo di un soffio dal coma profondo:

non bastano gesti, battute e popolarità a cambiare
quella che, per secoli, ha dettato le sue leggi, in modo autoritario,
nel campo della dottrina e nel campo della morale.

– Ora però c’è attesa, c’è speranza, c’è aria nuova!

E dove?

– Bisogna aspettare con pazienza:
i segni ci sono per un rinnovamento della Chiesa.

Rinnovamento o restaurazione?

Già l’ho detto, e lo ripeto: la Chiesa istituzionale
non è ancora disposta a convertirsi in modo radicale
al Vangelo del Cristo radicale.

La struttura mastodontica è un grosso ostacolo
che blocca ogni rinnovamento.

Papa Bergoglio serve, eccome!, a dare ancora più credibilità
alla Chiesa istituzionale che ha sempre finto, e tuttora finge, di rinnovarsi,
ma che in realtà, passata la ventata momentanea dello Spirito di Novità,
tornerà come prima, peggio di prima.

E la Chiesa-struttura-religione non è tanto stupida
da reagire male ad ogni tentativo pur illusorio di rinnovamento:
lo cavalca e lo sfrutta, ma sempre pro domo sua.

Certo, spero e credo nel rinnovamento radicale della Chiesa,
capace di riportarla alle origini del Vangelo autentico:

ma ci vuole ben altro di un Papa che, da solo,
vorrebbe aprire qualche fessura per far entrare nella casa
aria più fresca e ossigenante.

Il vero problema non sta nell’aprire porte e finestre
per ossigenare la casa:
il problema sta nell’aprire la Chiesa all’Umanità,
il che non significa rendere la Chiesa più Umana,
ma fare della Chiesa un totale servizio all’Umanità.

Se le parole di papa Francesco possono illudere in tal senso,
ovvero che la Chiesa sia a servizio dell’Umanità
– sì, pura illusione, dal momento che nella realtà nulla cambia –
guardiamoci attorno, e che cosa vediamo?

Quando il cardinale Angelo Scola parla di umanesimo,
è più che evidente che equivoca sulla parola “umanesimo”:
che lo faccia di proposito o no, non m’importa;
ammetto anche la buona fede o, meglio, che egli sia vittima
della deformazione ciellina e perciò integralista,
abile nel saper sfruttare pensatori cristiani d’avanguardia.

Perché dico tutto questo?
Perché non ho fiducia nel rinnovamento radicale di Bergoglio,
e non credo nelle parole di Angelo Scola?

La risposta è semplice:
è la loro visione di Dio che mi spaventa,
è il dio della religione, di cui, volere o no, sono cultori,
che non si smuove dal piedistallo su cui è stato messo,
come un idolo intoccabile e magico.

Tutto qui, e non è certamente poco,
se pensiamo che questo idolo religioso è secolare,
tanto secolare da diventare un dogma, un assoluto,
sempre pronto a mandare saette ai suoi detrattori.

Qual è dunque il dio di Bergoglio?
Qual è il dio di Scola?

Cristo è stato così radicale nel distruggere la religione,
rivelando un volto così diverso di Dio
da essere giudicato e condannato come blasfemo.

Qualcuno se lo dimentica:
Cristo è stato condannato come bestemmiatore di dio,
ma di quale dio?

E la Chiesa che cosa ha fatto:
si è ripreso quel dio che Cristo aveva bestemmiato.

La Chiesa non ha ancora capito che il vero problema
è di carattere teologico, e non morale:
la morale deriva di conseguenza dal concetto che ho di Dio.

Anche la Chiesa attuale continua a sbagliare,
lasciando intatta la sua idea di Dio,
e illudendo i progressisti nel dare una nuova lucidatura alla morale.

Colpa anche del popolo che vuole le riforme nel campo morale,
senza però mettere in discussione quel falso dio
che la Chiesa gli ha imposto.
Guai a toccarglielo! Il popolo si arrabbierebbe, però…
però pretende di fare i cavoli che vuole,
come se la morale fosse qualcosa di staccato dell’immagine di Dio.

Se la Chiesa non metterà mai in discussione l’idea che ha di Dio,
anche se alterna alcuni tratti invece che altri
– oggi parla di tenerezza, di perdono, di accoglienza:
ma a che serve se poi l’idea di Dio è sempre la stessa? –
toccherà alla base contestare l’immagine falsa di Dio,
ancor prima di pretendere una nuova morale,
la quale, tolto il velo dell’inganno, non sarà solo un insieme di eccezioni,
non sarà tanto un chiudere un occhio,
non sarà un gesto di benevolenza di una Chiesa più accondiscendente
– anche per comodità, perché altrimenti la gente si allontanerebbe sempre di più,
mettendo così a rischio la sopravvivenza della stessa struttura –:
la nuova morale sarà invece quella globale visione umana
che il cristianesimo in quanto tale non potrà che difendere e sostenere.

Il popolo, la base, la gente:
parole che riempiono la bocca, se non stiamo attenti.

Bisognerà fare un lungo lavoro di educazione:
educazione che tenda a togliere il popolo dalla sudditanza.
La gente apparentemente si ribella:
si ribella per una morale rigida e dis-umana,
ma poi non va oltre.
Il popolo non riesce a capire che il vero problema
non è di carattere morale, ma teologico.
Non riesce, perché nessuno gli insegna
che è l’idea che si ha di Dio il vero problema.

Concediamo pure il profilattico, diciamo che masturbarsi non è peccato,
diamo tutti i diritti civili che oggi si chiedono e si pretendono,
e poi… che cosa succederà, se la mia idea di Dio è sempre la stessa,
se la religione si mantiene il suo idolo, se non apro le porte all’Umanità?

Forse che l’essere umano migliorerà,
se ognuno potrà fare ciò che vorrà,
togliendo qualsiasi senso di colpa dalla morale sessuale?

Alla gente dobbiamo far capire che la Coscienza è un’altra cosa,
una cosa diversa dalla morale sessuofoba:

la Coscienza ci apre all’Umanità,
ci responsabilizza a tal punto da cambiarci la vita.

Noi preti, più che contestare la rigidità della Chiesa nel campo morale,
dovremmo ridestare tra la gente la sua sete d’Infinito,
che va oltre il comportamento immediato:

ecco perché bisogna trasformare le parrocchie in Comunità Cristiane di Base,
Comunità dove si aiuti a cercare Dio in tutta la sua Immensità d’essere,
con una parola profetica, senza riserve e paure, senza accomodamenti:
una parola mordace, provocatoria, anche politica,
ma che contiene una elevata Idea di Dio.

Più grande è la mia visuale di Dio,
più alta è anche la mia visuale della società:
ecco perché il Dio dei profeti è fortemente provocatorio,
non è esente dall’Umanità esistenziale, è Politico.

Apriamo pure la morale sessuale, togliamola da remore e fobie,
liberiamola da leggi ecclesiastiche a dir poco dis-Umane,
ma è l’essere sociale che dovrà coinvolgerci,
a tal punto da superare la stessa morale individuale
in una convivenza cosmica finora inconcepibile.

La Chiesa non cambierà mai in modo radicale:
dovrebbe man mano diminuire come istituzione,
il che sarà quasi impossibile.

Toccherà alla base farsi promotrice del ribaltamento radicale
– l’istituzione al servizio del Cristo radicale –,
ma ciò richiederà un ribaltamento della stessa immagine divina:
sarà opera di pochi eletti, di spiriti liberi,
che dovranno smuovere la massa.

La Chiesa dotta sa di imporre uno pseudo-dio,
sa che sulla massa potrà sempre fare affidamento,
sa che prima o poi il popolo tornerà all’ovile,
ma sa anche di essere in pericolo:

per questo non concede spazio ai profeti, ai ribelli,
a coloro che “vedono” e cercano di far vedere l’inganno.

E allora la Chiesa finge di essere democratica,
finge di venire incontro ai profeti, finge di ascoltarli,
per poi ingabbiarli mettendo sulla loro testa un’aureola.

Ciò non significa essere contro la Chiesa per partito preso,
ma significa: essere uno stimolo, una provocazione,
anche quando la Chiesa chiedesse un confronto, un dialogo:
la Profezia non cavalcherà mai il potere,
starà sempre dalla parte della Verità,
e la Verità non ama il potere.

 

5 Commenti

  1. GIANNI ha detto:

    Manco, per motivi vari, da qualche gorno dal blog, e mi trovo articoli, come sempre interessanti, ed impegnativi da commentare.
    Ora, devo dire che su questi temi sono ritornato diverse volte e sono contento che anche don GIorgio la pensi come me, in particolare su Bergoglio.
    Rinnovamento?
    SI, ma bisogna vedere di che tipo.
    Io continuo a pensare che non abbia intenzione di modificare nè la teologia morale, nè la teologia dogmatica, quanto piuttosto di mettere al centro un’attenzione per gli aspetti spirituali, rispetto ai vari aspetti mondani, che certa chiesa curiale privilegiava, anche a fronte delle numerose deleghe consentite da Ratzinger.
    Che poi questo rinnovamento significhi anche cambiamento della morale e delle teolgia, è infatti quanto meno dubbio.
    Aggiungo una nota sulla concezione idolatrica:
    a volte, pur essendo limitata l’idea che abbiamo di Dio, potrebbe tuttavia essere che egli stesso..come dire..lasci adito a certe idee forse per avvicinarsi maggiormente all’uomo.
    Come quando certe statue, ad esempio non sono solo tali, ma contengono in se stesso altro..
    Proprio in questi giorni mi sono recato al santuario della madonna di Oropa, dove è presente l’antica statua della vergine nera.
    Ebbene, pare ce nei secoli neppure un granello di polvere vi si sia posato sopra.
    Altro fatto portentoso: nei secoli hanno cercato di spostare la statua, ma senza riuscirvi, in quanto ad ogni passo essa diveniva sempre più pesante.
    Ora, io non credo che, in quanto tale, un pezzo di legno, pur pregevole artisticamente, abbia tali poteri.
    Secondo me è effettivamente uno strumento con cui Dio cerca di parlare agli uomini, anche perchè un Dio totalmente altro sarebbe sempre indecifrabile.

  2. pierluigi ha detto:

    riprendendo il Vangelo di Luca, sulla Presentazione di Gesù al Tempio, si dice di un tal Simeone che benedice il Bambino chiamandolo “luce per illuminare le genti” per cui adeguarsi nel comune cammino decidendo e non delegando, è un percorso previsto e, continuamente rinviato dalla struttura.

  3. Andrea ha detto:

    Capisco la battaglia dialettica di don Giorgio contro la “Chiesa istituzionale”. Una gerarchia, qualunque essa sia, tende ad escludere chi la vuole smantellare e questa reazione è nella natura umana; direi che è una manifestazione dello spirito di sopravvivenza scritto nei nostri cromosomi.
    Non c’è da meravigliarsi quindi che persone come don Giorgio vengano emarginati come vengono emarginati, nella società civile, gli estremisti anche se qualche volta dicono cose vere e condivisibili.
    Io penso che le “prediche” di don Giorgio vengano viste come quelle che (ora anche in Italia) si sentono alla televisione dove ogni “pastore” presenta alle sue “pecorelle” una propria interpretazione dei Vangeli . Negli Stati Uniti questi canali televisivi sono numerosissimi ed esistono da oltre trent’anni. Di “chiese” cristiane ce ne sono migliaia ognuna delle quali ha il suo orticello dove chi ci crede va a sentire parole che lo “fanno star bene”.
    Senza per carità voler minimizzare o offendere quello che predica, vorrei dire a don Giorgio di rassegnarsi. Il suo messaggio rimarrà circoscritto a chi lo va a sentire e chi lo segue, credendoci, su questo sito.
    Anche considerandolo un “profeta minore” del nostro tempo sarà dimenticato molto presto perché la società moderna tratta come cose “usa e getta” anche le opinioni delle persone.
    È triste o sbagliato? Forse, ma questa è la realtà.

  4. Giuseppe ha detto:

    Aspettarsi che il rinnovamento venga dai vertici del clero è pura utopia, almeno al momento attuale. Non dimentichiamo che Bergoglio arriva dopo due pontificati (Wojtyla e Ratzinger) che hanno in buona parte bloccato (e per certi versi sconfessato) il processo di liberazione dagli orpelli e dalle “infra e sovra strutture” della chiesa istituzionale, iniziato grazie al messaggio profetico del Concilio Vaticano II. Oltretutto papa Francesco è ancora agli inizi della sua missione e deve riuscire a scalare una montagna di ipocrisia e di pregiudizi per cominciare a respirare un po’ d’aria pura. Per il momento sono comunque da apprezzare i piccoli segni e i gesti non convenzionali che ha portato con sé e che hanno, comunque, già scandalizzato e messo do malumore i soliti benpensanti. Il cammino che ci aspetta è lungo e insidioso, anche perché è alquanto complicato stravolgere una mentalità ormai radicata da secoli e protetta con l’ostinazione di un comportamento ottuso e prevaricatore della libertà di coscienza.

  5. trevize ha detto:

    Cerchiamo di guardare alle strutture religiose in senso positivo. Quando esse non possono decidere della vita/morte fisica altrui, esse servono proprio così come sono a due scopi:
    – tranquillizzare ed anestetizzare le coscienze immature, che trovano nelle scritture l’unico senso di trascendenza, che ripetono a pappagallo passi del proprio sacro libro non accorgendosi di stare bestemmiando ad ogni citazione;
    – accorgendosi della nefandezza della religione in cui ci si trova incastrati, dare una spinta a chi è pronto ad intraprendere un’altra strada, escludendo per principio l’idea che un essere umano possa porsi tra se e il divino; strada che prevede conoscenza letteraria ma che in realtà si basa sulla conoscenza esperienziale. Solo quest’ultima è la chiave di volta… anche se alla fine, avendo abbandonato ogni sistema di riferimento, essa perderà d’importanza.

    Le chiese hanno bisogno di un rinnovamento? No!! E’ l’uomo che deve imparare a non delegare.

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