Benedetto XVI: indispensabile il celibato dei preti

da AVVENIRE
13 gennaio 2020
Il libro.

Benedetto XVI:

indispensabile il celibato dei preti

Riccardo Maccioni
In un libro a quattro mani il Papa emerito e il cardinale Sarah dicono no all’ordinazione sacerdotale di uomini sposati. Ratzinger: la rinuncia al matrimonio criterio per il ministero
La premessa è importante quanto i contenuti. L’obiettivo infatti, viene scritto, è la ricerca della verità, in uno «spirito di amore per l’unità della Chiesa», in «filiale obbedienza a papa Francesco». Nessun desiderio di creare spaccature o divisioni, tantomeno di sostenere la fronda anti Bergoglio. L’argomento tuttavia, anche alla luce del recente Sinodo per l’Amazzonia si presta a interpretazioni malevole e strumentalizzazioni. In “Dal profondo del nostro cuore” infatti il Papa emerito Benedetto XVI e il cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti vanno alla radice del celibato sacerdotale, tema di grande attualità anche alle luce del calo di vocazioni che sta appesantendo la Chiesa occidentale. Il volume, 175 pagine, uscirà mercoledì in francese ma alcune sua parti sono state anticipate dal quotidiano Le Figaro -. Si compone di due interventi, uno di Benedetto XVI l’altro di Sarah che invece firmano insieme l’introduzione e la conclusione.
«C’è un legame ontologico-sacramentale tra celibato e sacerdozio – scrive Sarah –. Qualsiasi indebolimento di questo legame metterebbe in discussione il magistero del Concilio e dei papi Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Di qui «la supplica». a papa Francesco di porre «il veto a qualsiasi indebolimento della legge sul celibato sacerdotale anche se limitato all’una o all’altra regione». Se così non fosse, se cioè diventasse realtà «la possibilità di ordinare uomini sposati – aggiunge il cardinale –» ci sarebbe «una catastrofe pastorale, una confusione ecclesiologica e un oscuramento della comprensione del sacerdozio».
Il riferimento è ovviamente al Sinodo sull’Amazzonia che nel documento finale propone «di stabilire criteri e disposizioni da parte dell’autorità competente, per ordinare sacerdoti uomini idonei e riconosciuti della comunità, che abbiano un diaconato permanente fecondo e ricevano una formazione adeguata per il presbiterato, potendo avere una famiglia legittimamente costituita e stabile, per sostenere la vita della comunità cristiana attraverso la predicazione della Parola e la celebrazione dei sacramenti nelle zone più remote della regione amazzonica». Proposta che deciderà poi il Papa se e come fare propria nell’Esortazione postsinodale che concluderà a tutti gli effetti l’assise. Un’indicazione, quella scaturita dall’Assemblea dei vescovi, che voleva rispondere soprattutto alle richieste di quelle comunità amazzoniche che per assenza di un prete residente debbono spesso rinunciare alla celebrazione dell’Eucaristia.
Più prettamente storico-teologica invece l’argomentazione del Papa emerito il quale sottolinea che sacerdozio e celibato sono uniti sin dall’inizio della nuova alleanza tra Dio e l’umanità, realizzata in Gesù. «Dalla celebrazione quotidiana dell’Eucaristia, che implica uno stato permanente di servizio a Dio, sorse spontaneamente l’impossibilità di un legame coniugale», spiega Benedetto XVI. «Si può dire che l’astinenza sessuale funzionale si è trasformata in astinenza ontologica», senza che questo sia «la conseguenza di un disprezzo per la corporeità e la sessualità». Anche nella Chiesa del primo millennio del resto «gli uomini sposati potevano ricevere il sacramento dell’Ordine solo se si erano impegnati a rispettare l’astinenza sessuale» con le loro mogli. La Chiesa, ricorda Benedetto XVI – «ha sempre considerato il matrimonio come un dono concesso da Dio dal paradiso terrestre. Tuttavia, lo stato civile riguarda l’uomo nel suo insieme e poiché il servizio del Signore richiede anche il dono totale dell’uomo, non sembra possibile raggiungere entrambe le vocazioni contemporaneamente». Pertanto, «la capacità di rinunciare al matrimonio per rendersi completamente disponibile al Signore è diventata un criterio per il ministero sacerdotale».
In realtà papa Francesco non ha intenzione di modificare la dottrina sul celibato sacerdotale. Più semplicemente, anche in alcune interviste, ha ventilato la possibilità che, in alcune comunità cristiane isolate e difficilmente raggiungibili, possano ricevere l’ordinazione sacerdotale dei “viri probati”, cioè uomini anche sposati che abbiano superato un certa età e la cui fede sia pubblicamente provata. Il Sinodo sull’Amazzonia ha discusso di questa eventualità parlando di diaconi permanenti, cioè figure di ministri ordinati che in Italia sono oltre 4mila, in larga maggioranza coniugati, e alcuni dei quali già guidano comunità parrocchiali con i limiti del loro ministero (vedi celebrazione eucaristica, sacramento della Confessione e Unzione degli infermi). Inoltre la Chiesa cattolica ha già sacerdoti sposati. Per esempio nelle diocesi di rito greco-albanese presenti in Calabria, Basilicata e Sicilia. O tra gli ex anglicani rientrati nella Chiesa cattolica grazie alla Costituzione apostolica “Anglicanorum coetibus”.
Il libro come detto è stato scritto a quattro mani. «La somiglianza delle nostre preoccupazioni e la convergenza delle nostre conclusioni – sottolineano gli autori – ci hanno portato a mettere i frutti del nostro lavoro e della nostra amicizia spirituale a disposizione di tutti i fedeli come Sant’Agostino. Anzi, come lui possiamo dire: “Silere non possum! Non posso tacere”»
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2 Commenti

  1. Luigi ha detto:

    I vangeli sono narrazioni e non leggi codificate. Parlano di comunità diverse tra loro. Le radici iniziali sono giudaiche prima di trasformarsi nelle radici cristiane. Il celibato non può trovare fondamento nelle narrazioni. Ratzinger e tutti i fondamentalisti si devono rassegnare. Non è una legge codificata. Il celibato è una proposta per come vivere la buona novella, come lo è per chi la vuole da sposato. La Chiesa è millenaria. E’ passata dall’essere oppressa ad opprimere all’interno come all’esterno. I nemici più temuti sono quelli all’interno. E’ quello che sta avvenendo attualmente. Il nemico numero uno di papa Francesco non è nè Ratzinger, nè Sarah, ma Carlo Maria Viganò. Ha appoggi potentissimi negli USA di Trump. A cascata ci sono tutti gli altri dall’estero fino in Italia. Sono le normali lotte di potere che avvengono da quando la chiesa è diventata un potere. Tutte le esternazioni pro o contro il celibato trovano il tempo che trovano e riempiono lo spazio con fiumi di inchiostro per tutti i gusti. Il cardinale Sarah era ai più sconosciuto. Grazie a Ratzinger è diventato famoso. Può essere una pubblicità per essere eletto come futuro papa dopo Bergoglio. Per concludere se volete conoscere che tipo di persona è Carlo Maria Viganò, chiedetelo ai suoi familiari.

  2. simone ha detto:

    Due i temi caldi: la necessità di preti spostati e le “ingerenze” del papa emerito. Personalmente credo che in entrambi i casi la risposta sia NO. Non è togliendo il celibato che la chiesa possa recuperare quel gap di credibilità che ha verticalmente perso in questi anni. Ci sono altri modi per valorizzare chi è già consacrato, vedi i diaconi permanenti e ovviare alle attuali mancanze. Anche il ruolo delle donne è da valutare con estrema attenzione e severità. Oggi nelle comunità si vive ad una spasmodica corsa al potere tra laici che non è la via per recuperare credibilità; anzi dall’esterno chi percepisce queste logiche si allontana.
    C’è troppa preoccupazione per le questioni “manageriali” e di struttura. Io amo ripetere che per un uomo che si allontana dalla Chiesa c’è sempre uno che a causa della sua condotta ne è la ragione.
    Sulla seconda invece non credo si tratti di un’ingerenza. Benedetto rimane vescovo e ha tutto il diritto di partecipare a discussioni su temi così importanti. La sua cultura, sensibilità e il fatto di essersi occupato per anni di questi temi lo rendono interlocutore valido.
    Non mi spingo alla definizione di “nonno saggio” usata da Francesco ma è un Vescovo che esprime giustamente la sua posizione.
    Il problema sono i media che la strumentalizzano apposta per creare il dualismo “Coppi-Bartali” che piace tanto agli italiani.

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