Roberto Maroni, un governatore inutile e fatuo

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Roberto Maroni, un governatore inutile e fatuo

Da Wikipedia.
Roberto Ernesto Maroni (Varese, 15 marzo 1955) è un politico italiano, segretario federale della Lega Nord dal 1º luglio 2012 al 15 dicembre 2013. È stato Ministro dell’Interno nei governi Berlusconi I e Berlusconi IV, Ministro del Lavoro nei governi Berlusconi II e Berlusconi III. È il presidente della Regione Lombardia dal 18 marzo 2013.
La sua carriera è già un programma. Finora non ha mai combinato nulla di buono. È un leghista della vecchia guardia, rimasto indenne per la divina provvidenza, ovvero per dare ancora un po’ di parvenza umana ad un partito, finito ora nelle mani del più irrefrenabile e carnevalesco spara-cazzate della storia padana: Matteo Salvini, detto il prezzemolo, sempre presente su ogni canale televisivo, tanto da chiedersi come faccia a fare i suoi bisogni.
Roberto Maroni è un timido insulso politicante, che è riuscito nell’intento di arrivare alla Presidenza della Regione Lombardia, per un gioco complesso di osceni interessi ciellini e di quella destra che da anni aveva preteso, insieme ai figli bastardi di don Luigi, di conquistare le terre baciate dal dio padano, con la benedizione anche di centinaia di preti (soprattutto ambrosiani) che hanno saputo trasformare la fede nel Dio di Jahvè nel culto del dio ventre. I preti parlano di anima, ma pensano soprattutto al corpo. È sempre stato così, e anche oggi, nonostante papa Francesco.
Nel 2013, durante la campagna elettorale per la Presidenza della Regione Lombardia,  avevo lanciato la proposta a tutti i preti lombardi di sostenere apertamente la candidatura di Umberto Ambrosoli, anche per evitare che vincesse un “buono a nulla, fatuo e deprimente” (politicamente parlando) come il leghista Roberto Maroni.
Inviai il documento per via email a più di trecento sacerdoti (di cui conoscevo la posta elettronica). Dopo pochi secondi, alcuni preti, di dichiarata fede ciellina, mi risposero minacciandomi denunce se mi fossi di nuovo permesso di inviare loro qualche altro messaggio. Altri preti, pochissimi, mi risposero che ci avrebbero pensato. Qualcuno mi disse che il documento così non andava bene. Alla fine, solo due preti, oltre il sottoscritto, firmarono, dopo però avermi imposto alcuni cambiamenti.
È vero che la Regione Lombardia comprende ben dieci Diocesi. In ordine alfabetico, le diocesi di: Bergamo, Brescia, Como, Crema, Cremona, Lodi, Mantova, Milano, Pavia, Vigevano. Ma, essendo prete diocesano ambrosiano, mi ero rivolto in particolare ai confratelli della mia Diocesi.
E successe che vinse alla grande l’inutile fatuo leghista Roberto Maroni. Umberto Ambrosoli venne sconfitto. La Curia di Milano pensò bene di tacere. Obbedì ai voleri ciellini del cardinale Angelo Scola. 
In questi due anni Roberto Maroni ha dimostrato tutta la propria impotenza politica di saper amministrare una grossa Regione come quella lombarda, facendosi anche i soliti interessi personali, raccomandando parenti e amici. Chi sono d’altronde i leghisti? Tutto per sé, fino alla morte dell’altro, sempre nemico, magari leghista. Nei nostri paesi brianzoli, i parenti leghisti sono ancor più che serpenti che inoculano il veleno tra di loro.
Ora c’è in gioco anche il Comune di Milano. Giuliano Pisapia, è stato eletto sindaco di Milano il 1º giugno 2011, qualche giorno prima che uscisse pubblicamente il nome di Angelo Scola come futuro vescovo di Milano. In quell’occasione, qualcuno della Curia milanese si era esposto in favore della candidatura di Pisapia.
L’anno prossimo, dunque, Giuliano Pisapia lascerà. Chi sarà il successore? Si sono già fatti avanti dei personaggi, tra cui, non poteva mancare, Matteo Salvini. Chissà se ci sarà ancora l’anno prossimo? 
Pensate: Roberto Maroni, governatore della Regione Lombardia, e Matteo Salvini, sindaco di Milano! Che coppia, ragazzi! Almeno, su una cosa dovremmo star sicuri: ambedue saranno d’accordo nel rendere  la Lombardia una terra bruciata. Anche il Duomo piangerà, la Scala emetterà suoni lugubri, il Castello diventerà la casa dei fantasmi incazzati del passato, ogni sede di cultura diventerà un’osteria o un pisciatoio, la nebbia coprirà ogni angolo di strada.
Su un’altra cosa dobbiamo star certi: la ragione sopporta tutto, ma fino a un certo punto. Il passato c’insegna che a periodi di dominazioni barbare sono succedute grandi ere di civiltà. Oggi l’Italia sembra nelle mani di fantocci-barbari, che sbraitano parole senza senso. Sì, in realtà i barbari del passato erano un’altra cosa. Quelli di oggi, i leghisti analfabeti, sono solo dei fantocci di carta. Basterebbe un po’ di fuoco, per renderli cenere. Chissà se il cielo ci invierà qualche provvidenziale fulmine! Allora le campane suoneranno a festa! 
13 giugno 2015 
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

 

 

2 Commenti

  1. Osvaldo ha detto:

    Maroni chi:
    Quello che durante una perquisizione nella sede della Lega di via Bellerio mandata dalla procura tentò di modrere la caviglia di un poliziotto?

  2. Giuseppe ha detto:

    La stessa cosa successe a Roma, quando i bravi cattolici ossequienti vollero innalzare il nulla ai vertici della regione Lazio. Per questo l’insignificante traffichina Renata Polverini, appena reduce da numerosissime comparsate a Ballarò, venne preferita, a larga maggioranza, tra peana e osanna di giubilo, all’esperta e competente Emma Bonino colpevole (udite-udite), secondo gli illuminati esponenti della gerarchia ecclesiastica, di essere favorevole all’aborto, tra l’altro già regolato per legge. Per tre anni abbiamo convissuto con il fascista Alemanno come sindaco e con la pericolosa (in quanto incapace, volgare e corrotta) ex segretaria dello pseudo sindacato di estrema destra come presidente dell’ente regione. Sono stati anni difficili, ma per fortuna entrambi sono stati allontanati, anche se il soldatino Renata è riuscita ugualmente ad accomodarsi in parlamento, nonostante gli scandali della sua gestione. Il ruolo del politico è sicuramente difficile, e ricoprire cariche di rilevante importanza lo è ancora di più, per questo noi elettori dovremmo essere più liberi e coscienziosi nelle nostre scelte. Altrimenti tra giochi di potere e sconci compromessi continueremo a dover fare i conti con una classe politica in gran parte inetta e corrotta, come l’attuale.

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