15 marzo 2020: TERZA DI QUARESIMA
Es 34,1-10; Gal 3,6-14; Gv 8,31-59
Al di là dei fatti, un Vangelo che è un “segno”
La Liturgia ambrosiana, in questa terza domenica di Quaresima, ci offre una delle pagine più dure, drammatiche e violente che troviamo nel quarto Vangelo: un Vangelo, che è opera essenzialmente della meditazione, durata per decenni e decenni dopo la risurrezione di Cristo, da parte della comunità cristiana, ispirata e guidata dall’apostolo Giovanni, che poi, verso la fine del primo secolo, ha messo per iscritto ciò che noi oggi chiamiamo quarto Vangelo.
Non va mai dimenticato che, dietro ai quattro Vangeli, esiste una comunità cristiana con delle caratteristiche particolari. Quattro Vangeli, perché ciascuno dà un aspetto peculiare della Buona Novella: messi insieme, ci danno una visuale completa di Cristo e del suo messaggio. Ancor più degli altri tre Vangeli, chiamati sinottici (quello di Marco, di Matteo e di Luca), il quarto Vangelo ci dà una visuale più teologica e mistica del messaggio di Cristo. Perciò, attenzione: non fermiamoci ai fatti narrati, alle parole di Gesù. Giovanni in ogni evento o parola di Gesù legge un “segno”, ovvero una “manifestazione” profetica e mistica del Gesù di Nazaret, il Figlio di Dio “incarnato” nella realtà umana. Anche qui, attenzione: il Figlio di Dio, il Logos, non si è incarnato per nascondere sotto la carne umana la sua divinità, ma per “divinizzare” la nostra carne umana. Nel Prologo, Giovanni lo dice chiaramente: “Venne tra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio”.
Un Vangelo drammatico
Certo, sempre nel Prologo troviamo anticipato temi tra loro contrastanti che verranno poi sviluppati nel Vangelo: luce e tenebre. Pensate all’episodio del cieco nato, da leggere, come vedremo settimana prossima, come altamente simbolico, direi mistico, della fede, che va al di là di una visuale puramente esteriore.
Il mondo di tenebre, che è il mondo del male o del Maligno, non riuscirà a spegnere la Luce divina, che è il Logos, il Figlio di Dio che si è incarnato proprio per togliere il velo che copriva il Mistero divino nell’essere umano.
Ed è chiaro che tutto questo non avviene, ancora oggi, senza scontri tra le tenebre e la luce, tra gli amanti delle tenebre e i figli della luce.
Sembra paradossale, ma è così: il quarto Vangelo, che è ritenuto il più mistico tra i quattro, è anche quello più drammatico. Secondo gli studiosi, il quarto Vangelo è costruito sulla falsariga di un processo giudiziario.
Del resto, la Mistica non è pace dei sensi, come qualcuno potrebbe pensare. I Mistici, quelli veri, non sono gente fuori del mondo reale, anzi la Mistica ha suscitato scandalo e una dura violenta opposizione da parte della Chiesa cattolica.
Paradossalmente, attraverso gli uomini della religione e della Chiesa, il Maligno ha colpito e tuttora colpisce i suoi veri nemici, che sono coloro che credono nello Spirito divino e agiscono in nome suo, a partire dal proprio essere interiore.
Gesù: verità e libertà
La cosa che colpisce leggendo l’inizio del brano evangelico di oggi è che Gesù se la prende, e poi verrà contestato violentemente fino a volerlo lapidare, proprio con quei giudei che, come scrive Giovanni, “avevano creduto in lui”. Ma erano ben lontano dal messaggio autentico di Cristo! E Cristo li combatte in nome di due parole che troviamo subito all’inizio del brano di oggi, due parole che scateneranno una dura reazione.
Le due parole sono: “verità” e “libertà”. Due parole fondamentali, diciamo essenziali, senza delle quali Dio stesso non ci sarebbe. E se noi ci siamo è in quanto siamo veri e siamo liberi. Tutto il nostro dramma sta nel fatto che siamo ingannati nella verità e siamo perciò schiavi di questo inganno.
Possiamo dire che in queste due parole, verità e libertà, sta tutto il messaggio degli antichi filosofi greci e quello poi della Mistica medievale.
In altre parole, il nostro essere si mette in gioco, mettendo in gioco la verità e la libertà. Ma attenzione: non basta dire verità e libertà, e tutto esplode in allegria o nella vita più perfetta.
Anzitutto, ascoltiamo le parole di Gesù: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Dunque è chiaro: è la verità che libera; prima la verità, e di conseguenza la libertà.
Ed ecco la reazione immediata di quei giudei: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?».
Poniamoci allora la domanda: come si può prendere Abramo come fonte di verità, o la religione come fonte di verità, o la stessa Chiesa come fonte di verità? Quegli ebrei si sentivano liberi solo perché erano discendenti di Abramo o, potremmo dire anche, solo perché apparteniamo ad una religione, o siamo membri della Chiesa cattolica. Ed è qui il punto: dove sta la verità? Forse in un personaggio storico o mitico (è la stessa cosa), o in una struttura religiosa o in un organismo come è la Chiesa cattolica istituzionale?
Se la verità stesse nel fatto che siamo discendenti del tizio o caio o sempronio o nel fatto che siamo credenti o non credenti perché apparteniamo alla tale o tal’altra religione, allora sarebbe chiara la polemica tra Gesù e quei giudei.
Dove sta l’origine della verità, di quella verità che ci rende liberi?
Gesù risponde: “Se rimanete nella mia parola…”. Ma di quale parola si tratta?
In greco c’è “logos”, che richiama il Logos di cui parla Giovanni nel Prologo. Non è qui il momento di spiegare il Logos, ma una cosa va detta: il Logos è la stessa realtà divina che precede ogni parola. Dio non parla. Dio È. Ecco dove sta la Verità: sta nell’Essere divino, che precede la creazione, che precede la religione, che precede la stessa Chiesa. La Verità viene prima di ogni istituzione, ed è alla Fonte che bisogna risalire se vogliamo scoprire la Verità ed essere liberi.
Ma Dio È nel nostro essere, nel profondo del nostro spirito, perché Dio è Spirito e la Verità è Spirito. Comprendete allora quando parlo di spiriti liberi. Solo gli spiriti possono essere liberi, e non le anime e tanto meno i corpi. Più si scende in noi, più scopriamo la Verità divina, e più saremo liberi.
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