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Forse ci dovremmo consolare prendendo atto che siamo in buona compagnia, mentre avevamo immaginato che negli altri paesi le cose andassero diversamente, in maniera particolare negli USA che sono un po’ il punto di riferimento, in parte scelto, ma più spesso imposto, del resto del mondo occidentale e, negli ultimi tempi, anche orientale. A pensarci bene non poteva che essere così, dato che siamo tutti esseri umani e, come noto, le madri degli imbecilli e quelle di coloro che si credono “più” (sia nel bene che nel male) sono molto prolifiche, la situazione è grosso modo simile dappertutto. L’unica differenza, ma non da poco, è nell’atteggiamento verso le opinioni altrui, per quanto sgradevoli possano essere. La giustizia umana è per sua natura fallibile e anche l’America ovviamente, non fa eccezione, ma almeno lì anche i vari Salvini di turno e gli altri politici più o meno “onorevoli” hanno un rispetto quasi sacro verso il primo emendamento alla costituzione che garantisce l’assoluta libertà di culto, di pensiero e di opinione e, sebbene “obtorto collo”, sono costretti a fare buon viso a cattivo gioco, con buona pace della suscettibilità.
Secondo me sono ancora più incisive e taglienti queste parole pronunciate, con un filo di voce, da Meryl Streep durante la cerimonia in cui ha ricevuto l’Oscar alla carriera:
«Il lavoro di un attore è entrare nella vita di persone diverse da noi e far vivere ciò che provano loro e quest’anno abbiamo visto tante performance che hanno fatto proprio questo, ma ce n’è stata una in particolare che mi ha colpito, non in senso buono però, ma ha raggiunto il suo scopo: far ridere il pubblico. È stato il momento in cui la persona chiamata a sedersi nel posto più rispettato del nostro Paese ha fatto l’imitazione di un reporter disabile, cioè di una persona che non poteva difendersi. Questo mi ha spezzato il cuore e non riesco a non pensarci perché non era in un film, ma era vita reale e questo istinto a umiliare, a fare I bulli, quando viene da qualcuno potente sembra dare il permesso ad altre persone di fare lo stesso. Mancanza di rispetto porta mancanza di rispetto, la violenza genera altra violenza. Quando i potenti usano la propria posizione per mettere altri a disagio perdiamo tutti. Questo mi fa pensare alla stampa: abbiamo bisogno di una stampa libera che possa raccontare tutto ciò. Per questo chiedo alla stampa estera, che ringrazio, di continuare ad andare avanti, perché noi abbiamo bisogno di loro e loro di noi per salvaguardare la verità».
Il reato di diffamazione dovrebbe considerarsi non più esistente da noi con l’abrogzione implicita operata dalla costituzione.
Ma noi abbiamo giudici all’altezza dei compiti?
Credo di no, credo che spesso abbiamo giudici che sposano una tesi e la portano avanti, forse per paura di contraddire i pubblici ministeri.
Del resto, basta guardare quanti errori giudiziari si commettano in una trasmissione intitolata sono innocente su rai 3 il sabato sera.
E poi, dopo questi errori, per ottenere un risarcimento danni per ingiusta detenzione, ammesso che si riesca, ci vogliono anni.
Certo, questa non è giustizia, ma chi mai ha detto che legge significhi giustizia?
Anche la sentenza relativa al caso della Graziadei: per me un esempio di cosa una sentenza NON dovrebbe mai essere, e di come un giudice non dovrebbe mai giudicare.
Sarà che per mia forma mentis per arrivare a condannare non bisogna solo superare il legittimo dubbio, ma andare oltre, ed avere un’assoluta certezza, ma quando mi occupavo di queste cose, non ho mai accettato una sola costituzione di parte civile, volendo solo e soltanto difendere.
Fosse per me, abolirei anche la possibilità di condannare solo sulla base di indizi, e quindi solo in presenza di prove certe.
Qualche giorno fa, a proposito delle accuse a quel sacerdote, ho fatto alcuni esempi dei ragionamenti che si fanno per arrivare a condannare, traendoli dalla rete l’abuso.
Ecco, per me quello è un esempio di come, volendo scagliarsi contro un certo tipo di reato, si voglia ad ogni costo arrivare a dimostrare la colpevolezza di taluno, anche con ragionamenti a dir poco ridicoli.
E poi sono incazzatissimo quando, nel sentir certi casi di malagiustizia, vedo che mai nessuno muove accuse per abuso in atti d’ufficio nei confronti di qualche magistrato, quasi fossero una casta, anzi, senza quasi, di intoccabili.
Che si tratti di reati ormai aboliti, che si tratti di innocenti in galera, credo sia vero quella che diceva ieri sera nella trasmissione una delle protagoniste:
probabilmente molti giudici, più che condannare colpevoli, hanno l’intento di fare prevenzione con condanne di qualcuno accusato, a prescindere dalla reale colpevolezza del medesimo, e poi, tanto, anche se in futuro sarà assolto, chissenefrega…ad esempio, è successo qualcosa, tanto per citare un caso eclatante, ai giudici che condannarono Tortora?
Macchè, non è successo nulla.
Devo dire che da studente di legge pensavo che esistesse una giustizia, poi mi sono accorto che spesso la cosiddetta giustizia italiana è fatta più di ingiustizie, che di altro, e che riparare gli errori è più difficile di quel che si pensi.
Non sempre ci si riesce.
Mi auguro che nei gradi di giudizio successivi, per il caso Graziadei, e già in quello attuale, per Salvini, i giudici capiscano che certi reati non sussistono neppure più.
Ma anche su questo non nutro molte speranze.
Spesso certi giudici scrivono più strafalcioni, che uno studente di legge.
Sarà assurdo, ma è così.
Del resto, il nostro è un mondo logico e giusto?
Non credo, altrimenti sarebbe molto diverso da quello che in effetti è.