Tesi, antitesi e… sintesi

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Tesi, antitesi e… sintesi

Non credo neppure che io debba giustificarmi, se dovessi dire la mia, ma subito però vorrei specificare che non si tratta di una opinione superficiale, come di qualcosa da dire tanto per dire, ma di un pensiero pensato, fortemente pensato non da oggi, ma radicato oramai dopo lunghe esperienze che non mi hanno segnato solo nella pelle.
E allora, senza perdere troppo tempo girando attorno a concetti col rischio di complicarli allo scopo anche di stare sul generico, dico subito che la dialettica è il sale della democrazia, a partire dai nostri piccoli Comuni.
Non vorrei banalizzare il pensiero di Friedrich Hegel, ma credo che, parlando di democrazia, non si possa dimenticare o prendere alla leggera ciò che il grande filosofo tedesco intendeva, mettendo in campo tre termini per nulla separabili tra loro: tesi, antitesi e sintesi.
In parole povere: io sostengo una teoria, tu sostiene una contraria alla mia, ma lo scontro porta ad una terza, che le mette insieme superando l’inconciliabilità. Ma attenzione: il superamento delle due teorie (tesi e antitesi) nella sintesi va però ben oltre la limitatezza dell’una e dell’altra, trovando come terza via un compromesso tra le due.
Una tesi è solo una tesi, e quindi è limitata in sé, così la sua parte contraria, ovvero l’antitesi. Solitamente ci si oppone alla tesi, evidenziando i suoi limiti, e si sceglie l’antitesi, cadendo in altri limiti. Comporre invece la parte positiva della tesi con la parte positiva dell’antitesi già porta ad una sintesi. Ma c’è di più.
Non è semplicemente sommando le parti migliori della tesi e dell’antitesi che si forma la sintesi. La sintesi va oltre una semplice somma degli aspetti positivi della tesi e dell’antitesi. In poche parole, la tesi e l’antitesi, messe insieme nei loro aspetti migliori, arrivano alla sintesi che è una realtà superiore alla semplice somma.
E da ultimo vorrei aggiungere che non faccio solo una questione filosofica o di principio generale. Vorrei applicare questi ragionamenti già nel piccolo, a partire dalle piccole esperienze quotidiane, e dalle piccole scelte nel contesto esistenziale che talora e spesso incontrano difficoltà contrastanti.
In ogni campo, da quello individuale a quello socio-politico, per non parlare poi di quello ecclesiale, si tratta sempre di avere quella “intelligenza” (l’intelletto attivo aristotelico, orientato verso il Divino) che sa trovare la sintesi della tesi e dell’antitesi, anche dei contrari. Pensate solo a certe scelte che si devono fare nel campo amministrativo e politico, e nel campo pastorale.
In generale possiamo dire che la sintesi fa parte di un cammino che durerà tutta la vita.
Possiamo dire, paradossalmente, che la sintesi richiederà di continuo altre sintesi di tesi e di antitesi, fino a quella finale che ci sarà alla fine del mondo, quando l’Universo si armonizzerà nella Sintesi del Disegno divino.
15 agosto 2020
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