Mario Delpini: “Un abisso chiama l’abisso” (Salmo 42,8)
di don Giorgio De Capitani
Ancora su Mario Delpini, vescovo di Milano?
Che cosa di nuovo ha fatto di tanto male da occupare la mia attenzione, distogliendola da ben altre preoccupazioni più importanti?
Non è ciò che ha di nuovo fatto, ma ciò che continua a non fare.
Il problema è tutto qui: Mario Delpini non è qualcuno o qualcosa di troppo, di eccessivamente ingombrante, di particolarmente invasivo.
Mario Delpini è un meno che si fa un nulla: è l’assenza di interessi intellettivi, di valori di essere, di ideali stimolanti.
Parla, ma è come se non parlasse.
Agisce, ma è come se non agisse.
Propone, ma è come se non proponesse.
Parla il nulla, agisce il nulla, propone il nulla.
Quando dico nulla dico qualcosa che non c’è, dico un pensiero che non c’è, dico una passione che non c’è.
Certo che parla: i suoi interventi verbali durano anche un’ora. Ma le parole sono un insieme di suoni noiosi e soporiferi, talora striduli in una disarmonia di logicità.
Parole e parole, ovvero suoni e suoni disarticolati, in un vuoto d’essere.
I discorsi son una ripetitiva litania di: “non saprei”, “mi sembra”, “forse”, “non me ne intendo”, “tocca a voi”, ecc. ecc.
Così è stato l’intervento che Mario Delpini sabato 16 febbraio 2019 ha tenuto, presso Villa Cagnola di Gazzada, Varese, davanti ad amministratori impegnati nelle politica locale, sindaci, assessori, consiglieri comunali attivi nel territorio della Zona Pastorale II-Varese.
Più di quaranta minuti (42’ esattamente) nel vuoto mentale più pauroso. Una stucchevole auto-giustificazione del fatto che tocca agli amministratori fare il loro dovere, mentre alla Chiesa toccherebbe fare altro.
Mi chiedo: perché vuole incontrare gli amministratori parrocchiali? per dire loro che sono tutti buoni e bravi e che continuino a fare i buoni e i bravi, e che lui, vescovo, non ha nulla da suggerire, perché non ha competenza nel campo amministrativo?
Quarantadue minuti di giri di parole, di suoni inutili, di noia mortale, lasciando allibiti i presenti in sala e i tre intervenuti con lo scopo specifico di porre delle domande al loro vescovo.
Non si trattava neppure di parlare da amministratore a amministratore (così come aveva fatto nell’ultimo Discorso di Sant’Ambrogio), ma di parlare da vescovo, con la passione del bene della propria gente, che vive non solo di pane, di casa, di lavoro, ma soprattutto di qualcosa di più, di quella parola di Dio che nutre lo spirito dell’essere umano.
Bastava che Delpini si soffermasse sull’essere e sullo spirito interiore, e l’intervento sarebbe decollato.
Invece no!
“Non saprei… che vi devo dire… non è di mia competenza… siete tutti bravi…”, ecc.
Quarantadue minuti di giri inutili di parole vuote!
Voi credete che la prossima volta cambierà musica?
No! Lui è così presuntuoso da credersi un saggio, così vuoto da ritenersi un punto di riferimento, così arido da pensare di essere una sorgente di acqua viva.
D’altronde, dal vuoto non si può pretendere che nasca qualcosa di nuovo.
“Un abisso chiama l’abisso”, scrive l’autore del Salmo 42, versetto 8.
Neppure Dio, che è abile nel creare dal nulla, riuscirà a tirar fuori qualcosa di interessante da uno che fa nulla per togliersi dal nulla.
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Per ascoltare l’intervento di Alessandro Boriani, sindaco di Luvinate
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Per ascoltare l’intervento di Roberto Molinari, assessore ai Servizi Sociali del Comune di Varese
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Per ascoltare l’intervento Leda Mazzocchi della Scuola Sociopolitica
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Intervento di Mario Delpini
“Dal profondo a te grido, Signore …” è il canto di un peccatore pentito e graziato. Il salmo 130 è il salmo di attesa dell’intervento di Dio. Chi nella vita non ha avuto problemi da risolvere e si è trovato in difficoltà? Mia mamma era una donna religiosa, ma saggia. Ricordo il suo consiglio: “Aiutati che il ciel t’aiuta”. Una frase che aveva ascoltato e accolto dentro di sè. A Delpini consiglio di ascoltare e accogliere dentro di sè il salmo 130. Quando vedrò in lui la contrizione del “peccatore (non ha sbagliato bersaglio trasferendo un prete pedofilo da un oratorio all’altro? Peccare = sbagliare il bersaglio) pentito e graziato” l’attesa dell’intervento di Dio è finita e la speranza si sarà realizzata. O sarà cambiato lui e/o avremo un nuovo arcivescovo nella diocesi di Milano?
Purtroppo le persone non vengono messe a caso in alcune posizioni. Ricordiamoci la lettera di Carron (CL) a Papa Benedetto XVI per la sostituzioni di Tettamanzi. E’ questa chiesa che è arroccata su posizioni conservatrici e che non si vuole aprire. Meglio prendere i vantaggi che offre un certo tipo di politica, che andare a prendersi grane nel battersi per difendere il gregge del Signore. Come non c’è democrazia in politica cosi non c’è nella Chiesa.