La sindaca Cesarina Guazzora con il marito Franco Berzero, ex sindaco, mentre tagliano l’erba in una rotatoria
da Il Corriere della Sera
Breme, il Comune «fai da te»
dove la sindaca e il marito
tagliano l’erba nelle rotatorie:
«Il municipio non ha risorse, ci arrangiamo»
di Davide Maniaci
Il Comune di 700 abitanti in provincia di Pavia, è a «conduzione familiare»: Franco Berzero è stato sindaco per 15 anni, poi si è candidata la moglie, Cesarina Guazzora
Qui la manutenzione delle aree pubbliche si basa anche sul fai da te. Il Comune non ha soldi: quando serve, anche la sindaca e suo marito spazzano le strade e tagliano le siepi. Breme, 700 abitanti sulle rive del Po in provincia di Pavia, è come se fosse un Comune a conduzione familiare. Franco Berzero è stato primo cittadino per 15 anni, fino al 2021. La legge di allora non gli permetteva una quarta ricandidatura e così si è proposta la moglie, Cesarina Guazzora, che ha stravinto col 91,30% delle preferenze contro due avversari. Pensionati, senza figli, i Berzero dedicano la loro vita alla comunità. Il loro numero cellulare ce l’hanno tutti: spesso, quando girano loschi figuri mai visti prima in paese, la gente chiama Berzero appena dopo aver avvisato i carabinieri.
Nei giorni scorsi la coppia è stata vista e fotografata mentre tagliava l’erba di una delle rotatorie per entrare in paese. Il loro impegno, di solito silenzioso e lontano dai riflettori, è di ogni tipo. Cesarina Guazzora, per tutti «Cesi», porta pasti e medicinali a casa dei residenti malati e anziani, regola il traffico durante le manifestazioni culturali, sta in cucina alla «Sagra della cipolla rossa», nei due weekend centrali di giugno. Quest’ultimo ortaggio, la «Dolcissima», è di fatto l’unica «industria» del paese. Venti coltivatori, una sagra che ha raggiunto le 15 mila presenze, un seme particolare che può crescere bene solo su questi terreni alluvionali. L’evento è fatto in casa dalla Polisportiva Bremese, e c’è anche il piccolo, ma crescente, indotto turistico di chi sceglie di visitare i monumenti romanici tramite gite organizzate.
«Ora siamo 700, ma cento anni fa eravamo tremila residenti per i tanti bambini che nascevano nelle famiglie contadine —racconta la sindaca-tuttofare — e quindi la superficie dell’abitato è sovradimensionata.
Moltissime case sfitte e cadenti, troppe strade rispetto a quelle che ci servono ora, che vanno comunque pulite. La convenzione con una cooperativa che invia l’operatore ecologico costa 22 mila euro l’anno per 15 ore settimanali nei mesi autunnali e invernali, che salgono a 23 in primavera e in estate. Non sono sufficienti, ma non possiamo spendere di più».
Da qui l’idea della coppia in fascia tricolore: «Il resto del lavoro lo facciamo noi», con l’aiuto di volontari che hanno a cuore la comunità. Niente diserbanti: l’erba loro la tolgono a mano, usando soltanto la zappa. «Altri centri limitrofi — proseguono sindaca e marito — ricevono contributi da industrie varie: riserie o termovalorizzatori. Noi solo dallo Stato, e sempre meno. I minori non accompagnati affidati al Comune costano 30 mila euro all’anno. Potrebbero aumentare, salvo aiuti regionali o statali. Siamo vincolati a questa situazione, che ha creato dissesti ben più gravi anche a Comuni vicini più piccoli del nostro».
E così, mentre Franco fa da cicerone gratuitamente ai visitatori e Cesi pulisce la Casa dell’acqua e vernicia le persiane della sala polifunzionale dopo averle smontate e poggiate nel giardino di casa, Breme va avanti con una popolazione dall’età media sempre più avanzata, pochissimi bambini e i giovani che vanno via. C’è un solo ristorante, fino allo scorso anno erano due. Il parroco fa avanti e indietro tra quattro centri di campagna. Quindi, quando un pastore maremmano randagio vagava senza meta per i vicoli, e la gente si preoccupava, chi avrebbe potuto adottarlo se non i coniugi Berzero? «Lo abbiamo chiamato Barnaba, come il santo patrono, sta ancora con noi, ha 14 anni ed è la mascotte del paese. Era un cane denutrito e diffidente, ora sta benissimo».
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