19 gennaio 2020: Seconda dopo l’Epifania
Nm 20,2.6-13; Rm 8,22-27; Gv 2,1-11
Brani impegnativi
I tre brani della Messa sono impegnativi da spiegare, non tanto perché a trovarsi in difficoltà sarebbe l’assemblea, quanto invece chi ha il dovere di cercare qualcosa da dire che sia veramente interessante.
Le nozze di Cana
Il terzo brano della Messa riporta le cosiddette “nozze di Cana”, che in modo del tutto riduttivo possiamo anche definire “la trasformazione dell’acqua in vino”. Forse l’evangelista Giovanni non intendeva neppure parlare di un banchetto di nozze, visto che non si parla mai degli sposi: c’è solo un fugace accenno allo sposo e al maestro di tavola. Forse Giovanni intendeva darci un altro messaggio, partendo da altri aspetti. Ed è qui il punto: quali sono questi altri aspetti su cui dovremmo soffermarci?
L’acqua dalla roccia
Vediamo il primo brano: può darsi che ci aiuti a rispondere alla domanda. Si parla di una roccia, da cui scaturisce l’acqua, necessaria per dissetare gli ebrei nel deserto. Si tratta di un intervento divino, così evidenzia l’autore sacro. Ma di per sé che l’acqua scaturisca da una roccia è una cosa più che naturale. Nel brano di Giovanni, invece, si parla di acqua trasformata in vino, e ciò non è per nulla naturale. È un miracolo che va contro la natura dell’acqua, che vuole essere acqua e non un’altra cosa. Già qui c’è qualcosa di strano.
Il vino di per sé non è necessario per vivere, mentre l’acqua è necessaria per la vita dell’intero Universo. L’acqua poi è all’origine dell’universo. Il vino, dice la Bibbia, è stato inventato da Noè che, tra parentesi si è poi ubriacato, deriso da un figlio che è stato maledetto. Soprattutto in un deserto, l’acqua è indispensabile. Da qui la contestazione degli ebrei contro Mosè e Aronne, ed ecco l’intervento di Dio.
Anche dal punto di vista simbolico non c’è paragone tra l’acqua e il vino. È vero che presso gli antichi e presso gli ebrei il vino era simbolo di vita, di gioia, di festa, di amore, ecc., ma sempre sul piano umano.
Proprio nel Vangelo di Giovanni, l’acqua è simbolo della vita stessa di Dio, simbolo di grazia. C’è poi un profondo rapporto tra l’acqua e lo Spirito. Ricordiamo le prime parole della Genesi: “lo spirito di Dio aleggiava sulle acque”. E ricordiamo le parole di Gesù: “Se qualcuno ha sete venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva”. Commenta l’evangelista Giovanni: “questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui…».
L’acqua poi è legata a eventi straordinari nell’Antico e nel Nuovo Testamento: pensate al diluvio, al passaggio del Mar Rosso, al lago di Genesaret, al fiume Giordano.
Il vino e l’Eucaristia
Qualcuno potrebbe obiettare: Gesù, nell’Ultima Cena, ha istituito l’Eucaristia durante il banchetto pasquale, dove il pane e il vino avevano una grande importanza: sul pane Gesù pronunciò le famose parole in riferimento al suo corpo (“questo è il mio corpo…”), e sul vino altre parole in riferimento al suo sangue (“questo è il mio sangue…”). Le stesse parole che ogni sacerdote, quando celebra la Messa, pronuncia sul pane e sul vino.
In ogni caso non dimentichiamo che il celebrante, all’offertorio, mette nel calice, oltre al vino, anche un po’ di acqua. E non dimentichiamo che il vino è composto da circa 600 componenti, tra cui quello principale è l’acqua presente nella quantità di 85/90 per cento.
L’Ora
A questo punto, scartate le nozze e scartato il vino, sembra che Giovanni dia estrema importanza a due aspetti: la presenza di Maria, madre di Gesù, chiamata semplicemente “Donna”, e una parola che merita attenzione: l’Ora.
Partiamo dall’Ora. Parecchie volte, in circostanze diverse, Gesù ricorre al termine “ora” per indicare un momento fissato dal Padre per il compimento dell’opera di salvezza. La parola Ora la troviamo nel dialogo tra Gesù e la samaritana: “Viene l’ora, ed è adesso, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità” (Gv 4,23). Sarebbe interessante evidenziare tutte le volte in cui Gesù parla della sua Ora. Oltre al significato del momento in cui Cristo realizzerà la salvezza del mondo (e sarà sulla Croce), dopo la risurrezione tutto è l’Ora di Dio. Possiamo anche dire che Dio non ha ore per incontrarci, tutto è Grazia che si realizza quando contempliamo lo Spirito nel nostro essere interiore.
Qui dovrei richiamare le parole del brano di San Paolo: “Sappiamo che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo”. Siamo in attesa di generare il figlio dentro di noi, frutto dello Spirito santo. Ogni ora è buona. Siamo generati e rigenerati nello Spirito in continuazione. L’Ora di Dio non è stabilita dal tempo.
La Donna
Il racconto di Giovanni si sofferma sulla Madre di Gesù, Maria, chiamandola semplicemente Donna. Tanto si è discusso anche su questo: sul perché Gesù chiami Maria la Donna, e la parola Donna tornerà sul Calvario quando Gesù morente affida la Donna, sua madre, a Giovanni. Così ha chiamato “donna” la samaritana. Ci sarà un perché? Anche nella Genesi, Dio parla di una donna, il cui figlio (stirpe) schiaccerà la testa del serpente, simbolo del Male.
Ma ancora oggi gli studiosi litigano tra loro nel dare un senso alle parole di Gesù alla Madre. Parole che sono intraducibili. In latino così sono state tradotte: “Quid mihi et tibi, mulier?”.
Credo che, al di là del senso da dare a queste parole, c’è un dialogo affascinante, proprio perché misterioso, tra Gesù e sua madre. Perché la chiama “donna”? Perché sembra che ci sia quasi uno screzio? In realtà poi Gesù dà retta all’invito della madre a intervenire.
È proprio qui che dovremmo riflettere seriamente, e non soffermarci sul miracolo della trasformazione dell’acqua in vino.
Pensiamo soltanto a questo: Maria, più che la ragazza di Nazaret, madre di Gesù, è la Donna nella sua realtà più nobile, che esiste fin dalle origini del mondo. È la Donna che dice a ciascuno di noi: rinasci nel grembo del tuo spirito fecondato dallo Spirito santo. È questo che oggi ci manca: l’Ora della rinascita interiore.
Don Giorgio, sabato ho ascoltato un’omelia sugli ex voto miracolati dalla Madonna dei quale uno il don si diceva testimone. Aveva esordito con il vino che lo rendeva felice. Per fortuna ascolto e leggo in contemporanea le tue omelie. Il vangelo di Giovanni per apprezzarlo occorre una lettura mistica dicono alcuni esperti. Penso abbiano ragione. Mi piace il ritratto più della Donna che della Madre. La semplice Donna è Universale, la Madre non è detto che lo sia. La Donna non la si può limitare ad una Patria come la Madre Patria tanto cara ai patrioti. Ancora è accettabile la Madre Terra come Pianeta nel quale tutti viviamo. Pensavo a tre mistiche ebree (Maria di Nazareth era ebrea) famose delle quali una la Chiesa l’ha santificata: Edith Stein, Etty Hillesum e Simon Weil. Più che del culto degli ex voto, preferisco gli aforismi. “Quando la scienza, l’arte, la letteratura e la filosofia sono semplici manifestazioni della personalità e sono ad un livello tale da raggiungere gloriosi e bizzarri obiettivi, rendono il nome di un uomo vivo per centinaia di anni.” (Simone Weil). “Lasciar completamente libera una persona che si ama, lasciarla del tutto libera di fare la sua vita, è la cosa più difficile che ci sia.” (Etty Hillesum). “Spiritualità personale significa vigilanza e apertura. Non solo io sono, non solo vivo, ma sono consapevole del mio essere e del mio vivere. E tutto in un unico atto.” (Edith Stein). Grazie don Giorgio per l’omelia che mi riconcilia con la tradizione cattolica dalla quale provengo.