Il vescovo di Milano, Mario Delpini, non sa più cosa inventare per far parlare di sé…

Il vescovo di Milano, Mario Delpini,

non sa più cosa inventare per far parlare di sé…

Ultimamente c’è stato un incontro, “stile massonico”, ovvero a porte chiuse, tra il vescovo di Milano Mario Delpini e i capi della massoneria italiana.
Che cosa si sono detti? Forse nulla, solo parole di convenienza, guardandosi neppure negli occhi. Le posizioni sono radicalmente diverse, e lo si sapeva.
Ma, a sentire Mario Delpini, egli ha accettato di incontrarsi con i massoni perché, essendo un vescovo di grande apertura, non rifiuta mai gli inviti.
Lo faceva anche Gesù, tranne che il Rabbino di Nazaret, Unico nel suo genere, andava e convertiva. Delpini va ovunque c’è un richiamo, ma sempre a vuoto: per lui ciò che conta è partecipare.
Delpini dice di essere un liberale, ma è così liberale che lascia preti chiusi in casa per anni e anni, solo perché sono spiriti liberi.
Tempo fa gli avevo proposto un incontro ufficiale, con la presenza anche di alcuni suoi teologi, su qualche tema scottante, in cui avrei detto la mia, e voi pensate che abbia finora accolto il mio invito? Forse se mi dichiarassi massone, avrei qualche speranza.
Forse il problema è di fondo: il problema è sempre lui, Mario Delpini, che ha scelto di fare la trottola e come una trottola gira a vuoto.
E lui pensa che qualcuno poi ci caschi parlandone. Sì, anche io ne parlo, ma perché ho il diritto e il dovere come prete milanese di almeno sognare un pastore autorevole e saggio, che si prenda a cuore il suo gregge, oramai ridotto a pecore sbandate.
A che serve dialogare con i “lontani” (un pallino benché diverso anche di don Primo Mazzolari), se poi i lontani sono proprio quelli di casa? Lontani non perché loro si sono allontanati, ma perché trascurati, abbandonati, emarginati.
E non basta avvicinare la propria gente come una trottola. Ci vuole ben altro. Forse questa diocesi avrebbe bisogno di un serio esame di coscienza da parte di tutti.
Ma il vescovo che si dice liberale non accetta consigli, e neppure ascolta i richiami, o i lamenti, o le richieste. Lui va diritto per la sua strada, magari facendosi tirare la giacca da qualche strano invito, ma è solo per dire: “Anche se è servito a nulla, ci siamo solo sentiti, ma c’ero!”.
Sì, c’eri, a porte chiuse, come un massone.
***
dal Corriere della Sera

Milano, l’incontro

tra i massoni e l’arcivescovo Delpini all’Ambrosianeum:

«Colloquio franco e tranquillo»

di Chiara Baldi
Alla fine del «seminario su inviti» le posizioni tra Chiesa Cattolica e massoneria sembrano essere rimaste «inconciliabili»
La sala è nascosta, per trovarla ci si incunea in via delle Ore, al 3, bisogna salire una rampa di ciottoli. Ma è gremita. Uomini, perlopiù over 50 ma non è raro incontrare qualche trentenne, tutti rigorosamente in giacca e cravatta: molti hanno anche grossi anelli d’oro e pietre. Donne poche, si contano sulle dita di una mano. L’argomento, come ci spiega una signora — «mi chiamo Maria», ci dirà mentre mangia un mini croissant alla crema durante la pausa buffet — «non è da donne: il potere è sempre, sempre, sempre maschile, a pensarci bene. Non crede?».
Ma qual è, dunque, l’argomento che ha portato un venerdì pomeriggio di febbraio così tante persone dentro una sala caldissima? Nero su bianco, sulla locandina che ha fatto il giro di parecchie chat provocando perlopiù indignazione, a volte una risata, più spesso la domanda «ma perché?», si legge: «Chiesa Cattolica e massoneria — seminario a invito».
Una precisazione dovuta, dopo il qui pro quo che era sorto nelle scorse settimane: prima un incontro privato a inviti, poi il Gris di Bologna, il Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa, che lo ha organizzato, aveva preso un’altra strada: renderlo pubblico. In ultimo, però, l’associazione ha avuto un ripensamento, per smorzare le polemiche sorte dopo qualche articolo di stampa: meglio un «seminario su invito», così chi non ce l’ha resta fuori. Come i giornalisti, che infatti assistono al seminario dall’altro lato della grande porta a vetri della Fondazione Culturale Ambrosianeum.
Dietro il tavolo e davanti ai microfoni, è tutto un alternarsi di Gran Maestri, introdotti dal segretario nazionale del Gris, Giuseppe Ferrari: il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Stefano Bisi, il Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia degli Alam Luciano Romoli, il Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d’Italia Fabio Venzi. Ma c’è anche la quota Chiesa Cattolica, con Monsignor Antonio Staglianò, presidente della Pontificia Accademia di Teologia e il cardinale Francesco Coccopalmiero, presidente emerito del Pontificio Consiglio per i testi legislativi. Ma, ciliegina sulla torta, alle 16.50 a prendere la parola è l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, invitato all’incontro tra due realtà definite «inconciliabili» tra di loro: la Chiesa Cattolica e la massoneria, appunto.
Otto minuti di intervento al termine dei quali Delpini ha ricevuto copiosi applausi. Un «saluto» quello che ha portato alla platea l’arcivescovo milanese, che da quando nel 2017 è diventato arcivescovo di Milano ha sempre accettato tutti gli inviti per cercare sempre una forma di dialogo, anche quando sembra impossibile.
«Ho molto apprezzato — racconta un signore che ha preso parte al seminario — il discorso di monsignor Delpini che ha ricordato come questi incontri siano importanti. E ha invitato a non pretendere che da queste situazioni scaturisca chissà cosa, come pensano alcuni giornalisti. Sono solo un colloquio franco e tranquillo per illustrare le proprie idee. Non c’è muro contro muro, si parla, ci si confronta, poi magari ognuno resta della sua idea». E così sembra proprio essere anche alla fine delle tre ore del seminario, quando le posizioni tra Chiesa Cattolica e massoneria sembrano essere rimaste «inconciliabili».
Perché «in fondo — commenta Maria mentre scuote la testa — se per tutti questi secoli li abbiamo considerati male, se li abbiamo sempre reputati, questi massoni, dei cattivi che operavano solo per il potere, un motivo ci sarà pur stato? Sono venuti qua e non hanno fatto neanche un mea culpa».
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VI INVITO A LEGGERE
“Cari fratelli massoni”: è il turno dell’arcivescovo di Milano
La Massoneria vuole il “mea culpa”, la Chiesa inizia con l’esame di coscienza
Chiesa e Massoneria. Il Gran Maestro Bisi al seminario di Milano “Partiamo dalle cose che uniscono”
Sorpresa, c’è una trattativa Chiesa-Massoneria. Stefano Bisi: “Sogno di camminare con il Papa sotto la luce del Grande Architetto dell’Universo”
Trattativa Chiesa-Massoneria, capitolo 2. Il cardinale Coccopalmerio vuole un “tavolo permanente”

1 Commento

  1. simone ha detto:

    Il vescovo di Milano sembra esser essere entrato in una spirale di opportunismo collezionando una serie di incontri ad alta visibilità. Sia ben chiaro tutti incontri che non portano a nulla, scambi di opinioni dove nessuno si espone o trova accordi, ma che ti permettono di metterti in luce. Ecco sembra che sia interessato alla ribalta…alle prime pagine. Pensare che qualche massone ha pure detto di aver apprezzato il discorso di Delpini: probabilmente dev’essere un fine estimatore del nulla.
    Mi preme dire che nello strazio generale della chiesa Italiana anche Milano rema nella stessa melma e, purtroppo, la gerarchia non esprime nulla di minimamente stimolante. Troppo immersi nell’ipocrisia del ruolo, del mestiere. Gente che dice quello che deve dire che gli viene imposto dall’istituzione. Gente che finge di essere fraterni, che finge di esser felice, che finge di seguire il Vescovo. Tutta una questione di opportunismo. Poi conosci don Giorgio, ascolti l’espressione di una libertà di pensiero e ti rendi conto di come la chiesa lo ha trattato e continua a trattarlo….da quel momento tutto il castello di finzione casca.

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