Reati a Milano, il questore Petronzi: «Troppi giovani influenzati da trapper criminali, ma la realtà non è un set»

Nel riquadro il questore Giuseppe Petronzi
dal Corriere della Sera

Reati a Milano, il questore Petronzi:

«Troppi giovani influenzati da trapper criminali,

ma la realtà non è un set»

di Cesare Giuzzi e Pierpaolo Lio
Crimini in calo (-21 mila) negli ultimi dieci anni, ma crescono quelli commessi da persone con disagio psichico e da ragazzi che ricorrono all’uso di coltelli. Otto illeciti su dieci provocati da stranieri
Questore Giuseppe Petronzi, i numeri dicono che rispetto al 2013, a Milano i reati sono 21 mila in meno.
«È un dato positivo, anche se non mi piace occuparmi solo di sterili calcoli. Però una valutazione è necessaria. La Milano di dieci anni fa è la stessa di oggi?».
E lei che risposta si è dato?
«I residenti sono aumentati del 5 per cento, arrivando a un milione e 400mila, le università hanno 225mila iscritti e gli stranieri sono passati da 230mila a 310mila».
Quindi il bilancio è ancora più positivo?
«È un dato importante, che comunque non lenisce il senso di diffusa insicurezza. Milano è una città che evolve rapidamente e incessantemente. Potrebbe apparire bizzarro definire positivamente una incapacità, ma a mio avviso una grande virtù milanese è proprio la sua incapacità a rassegnarsi e ad assuefarsi».
Nel suo discorso alla celebrazione della 172esima Festa della Polizia, ha richiamato l’attenzione sulla narrazione dei fatti, sulla «frattura tra le parole e le cose».
«È una riflessione del rettore dello Iulm, Gianni Canova. Io aggiungo che viviamo in tempi dominati da un’informazione accelerata e bulimica, in cui è aumentata la possibilità che la vittima venga filmata con lo stesso smartphone che potrebbe invece essere usato per chiamare i soccorsi. Una cosa è certa».
Quale?
«La sicurezza resta bene assoluto che va perseguito nella sua massima espressione, compatibile con lo scenario concreto e con il contributo di tutti gli attori in campo. Spesso mi viene da pensare all’ “ultimo miglio”. Penso alle Volanti con i secondi contati per arrivare in tempo sul luogo del bisogno. Ma mi interrogo anche se, nelle miglia precedenti si sarebbe potuto fare qualcosa in più o di diverso per evitare affanni o rendere meno decisivo il nostro eventuale ritardo. Talora problemi ed errori sono antecedenti».
Ha anche lanciato un alert sull’uso di coltelli, un fenomeno che a Londra ha enormi proporzioni.
«Il dato è in crescita, non paragonabile a Londra, per fortuna. Però sono troppi i casi in cui i giovani hanno fatto ricorso a coltelli. C’è poi il fenomeno dei trapper: 17 ragazzi arrestati. I giovani devono capire che la realtà non è un set o un post sui social. Di fronte a certe derive criminali credo sia il caso di essere prudenti con eccessive giustificazioni. Ma se vogliamo parlare di numeri, concentriamoci su quelli scomodi».
Tipo?
«I reati più aggressivi e percepiti, come le rapine e le lesioni, che sono aumentati».
E gli autori chi sono?
«Il coinvolgimento degli stranieri è un tema: dal 71 per cento dei casi del 2022 si è passati all’81 per cento. Così come prevalente è la percentuale di stranieri tra i 30 arrestati per rapine di orologi».
L’anno scorso avete fatto 4.750 arresti.
«Ma abbiamo arrestato 4.750 volte o 4.750 persone? Per esempio 291 persone sono state arrestate due volte e 66 persone ben tre volte; non manca il caso di chi è stato arrestato addirittura sei volte. I recidivi hanno rappresentato il 18 per cento degli arrestati».
C’è un dato che fa impressione: un intervento per soggetti affetti da disagio psichico ogni quattro ore.
«Destarono attenzione i 1.800 casi del 2022. Nel 2023 sono stati ancora di più: 2.125. Sono sei casi ogni giorno».
Un problema di sicurezza o di salute?
«Entrambi. Ma è importante per un operatore conoscere il contesto in cui si deve muovere. In Prefettura stiamo lavorando con tutti gli attori a un protocollo per dare alle nostre pattuglie, nel rispetto della privacy, basiche informazioni sulle condizioni di disagio delle persone coinvolte in interventi di polizia, anche a vantaggio degli stessi soggetti affetti da psicopatologie che, inevitabilmente, richiedono modalità di intervento prudenti e calibrate».
È a Milano da quattro anni, che voto si darebbe?
«Il voto me lo deve dare la città. Io ce l’ho messa tutta: maglia sudata».
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dal Corriere della Sera

Lombardia, il ritratto degli adolescenti:

6 su 10 si vedono grassi senza esserlo.

Il 22% ha provato la cannabis

di Sara Bettoni
Lo studio Hbsc condotto su 17 mila studenti. Il responsabile Celata: «Forte incidenza del contesto socio-economico, il tema della salute deve uscire da ospedali e ambulatori»

Sei adolescenti su dieci tra quelli che si ritengono grassi o comunque sovrappeso, in realtà non lo sono. L’11 per cento non mangia mai o quasi mai la frutta, il 37 per cento investe circa tre ore o più del proprio tempo sui social. E il contesto socio-economico incide quasi sempre a sfavore dei ragazzi che vivono in condizioni più disagiate. Tranne per l’abuso di alcol.
Dall’edizione 2022 dello studio Health Behaviour in School-aged Children (a questo link l’indagine) emerge un ritratto preciso dei teenager, che spazia dalle abitudini alimentari al rapporto con i genitori, dall’ansia generata dalla scuola al consumo di droghe.
Sotto la lente un campione considerevole: 17 mila studenti di 11, 13, 15 e 17 anni, che hanno risposto al questionario proposto loro a scuola. «È un protocollo internazionale replicato in 50 Paesi» spiega Corrado Celata, responsabile della ricerca per la Lombardia e direttore dell’Unità di promozione della salute della direzione generale Welfare in Regione.
L’alimentazione e il rapporto con i genitori
Si parte dai rapporti con la famiglia. L’80,23% del campione può contare su una buona comunicazione con almeno uno dei genitori ed è sempre la madre, in ogni fascia d’età, a «conoscere» meglio il figlio.
A tavola, un terzo degli intervistati dice di non vedere mai o quasi mai legumi, ma circa la metà non passa neppure una giornata senza addentare un dolce. L’analisi tiene conto, in questo come negli altri capitoli, dell’incidenza del contesto socio-economico. «Si usa un parametro complesso — spiega ancora Celata — che considera il quartiere in cui abita il ragazzo, il titolo di studio dei genitori, la disponibilità di una camera propria…». Chi è inserito in un contesto meno ricco si ritrova con più facilità a bere bevande zuccherate, notoriamente poco salutari, salta più spesso la colazione e mangia meno frutta e verdura.
Meno sport
Dati in calo per quanto riguarda lo sport. Dal 2014 a oggi, diminuisce la quota di adolescenti che per almeno 4 giorni a settimana fa attività moderata o intensa. «Pesa la drastica riduzione di spazi per la socialità informale», secondo Celata. Col passaggio alle superiori e l’aumento del carico di studio, si dedicano meno ore ai corsi sportivi e si faticano a cogliere le occasioni «extra» per muoversi: andare a scuola a piedi, fare una passeggiata al pomeriggio.
Alcol e droghe
L’abuso di alcol è l’unico comportamento a risentire all’inverso nel contesto sociale. Più lo status è alto, più è probabile che il giovane abbia fatto esperienza di binge drinking (44% dei 15enni in fascia «ricca»). Pesa, ovviamente, la disponibilità economica di potersi permettere superalcolici e drink. Per quanto riguarda le droghe, a 15 anni dichiara di aver usato cannabis il 21,87% del campione.
L’enorme mole di dati contribuisce a studiare i programmi di prevenzione regionali, ma non solo. «Il peso del contesto sociale — dice Celata — ci dice che il tema della salute deve uscire dagli ospedali e dagli ambulatori. E dobbiamo prestare attenzione anche agli insegnanti. Il corpo docente è estremamente motivato, ma anche frustrato. Dobbiamo pensare anche alla salute della scuola, oltre che a scuola».

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