Tra buonismo e “bestialità”, scelgo il realismo

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Tra buonismo e “bestialità”, scelgo il realismo

Sono sicuro che fra poco i mass media passeranno a parlare d’altro, visto che l’argomento “migranti” o “profughi” sta oramai creando una tale assuefazione da lasciarci quasi indifferenti. Per colpa anche degli mass media che sanno fare molto bene solo il mestiere di sparare notizie-bomba senza quell’etica professionale che sa distinguere tempi e modi, con al centro il rispetto della “persona”, e non buttar giù un pezzo perché bisogna pur guadagnare la giornata.
Comunque, non possiamo far finta di nulla, voltando via la faccia: davanti a masse di milioni di persone che lasciano i loro paesi in guerra per cercare altrove migliore fortuna, parlare di integrazione come un possibile riassorbimento generale sarebbe una assurdità. In altre parole, ci sarà un nuovo corso della storia, ma soprattutto sarà delineata una nuova geografia, nei suoi aspetti sociali, culturali, religiosi e politici.
Anche gli studiosi più afferrati non sanno comprendere lo sviluppo “reale” della storia: per “reale” intendo la storia al di là delle fenomenologie. Alcuni parlano di palingenesi, dando a questo termine differenti significati. Nonostante le apparenze che potrebbero far pensare il contrario, a me piace parlare di continua rinascita o di fasi evolutive verso qualcosa di sempre Nuovo. Perciò, rifarsi sempre al passato per trovare qualche attinenza con il presente, non fa che chiuderci in un presente senza sbocco. Tutto ciò che succede oggi è qualcosa di veramente “diverso”, che col passato ha un riferimento solo in quanto ogni novità è tale se esiste qualcosa di già avvenuto. Nonostante la malvagità umana che potrebbe sembrare tanto onnipotente da fermare la storia riportandoci ad un passato di criminalità, le criminalità di oggi hanno un altro contesto storico, e vanno giudicate nel loro contesto storico. Così ogni altro fenomeno. Le grandi migrazioni di oggi non hanno nulla a che fare con le grandi migrazioni dei tempi antichi. Oggi, assistiamo a qualcosa di nuovo. Ed è “questa” novità che bisognerebbe scoprire.
In questi tempi, tutti vorrebbero dare facili e immediate soluzioni, spinti o da facili sentimenti di buonismo o dall’istinto di una egoistica sopravvivenza, escludendo gli ”altri”, che sono al di fuori del nostro mondo. Tra buonismo e “bestialità” (pur velata di tante sfumature anche religiose), scelgo il realismo. Comunque, dire realismo non significa trovare la solita scappatoia per giustificare il pilatesco lavarsene le mani.
Essere realisti, soprattutto nelle gravi emergenze planetarie, non è per nulla facile, nel senso che richiede una “intelligenza” tale degli eventi storici da essere quasi impossibile, proprio a causa della situazione di emergenza degli eventi stessi. Per il fatto che ciò non sia facile, non bisogna allora prendere le altre due vie, ovvero il facile buonismo o l’istintiva bestialità, pur diluita in mille giustificazioni.
Sì, ho parlato di gravi “emergenze”, ma usando questo termine non intendevo giustificare l’impreparazione o l’impotenza delle Nazioni, come se queste si fossero trovate improvvisamente di fronte a un fenomeno del tutto imprevedibile. Se è vero che per ogni evenienza esiste una causa, e se è vero che la causa in questo caso è da attribuire in gran parte allo stesso Occidente, ci si chiede come non si potevano prevederne gli effetti. Se per noi comuni mortali certi effetti possono rimanere oscuri nelle loro cause, non credo che i grandi politici fossero all’oscuro di tutto, e ritengo davvero imperdonabile il loro continuo cercare qualche alibi per sfuggire alle loro responsabilità.
I cittadini sono per forza disorientati, divisi tra buonismo, inculcato da una religione contraddittoria (predica bene ma poi razzola male), e forme razziste, favorite, stimolate e portate all’eccesso da partiti xenofobi, a cui interessa cavalcare il fenomeno migratorio ma solo per ottenere consenso in voti.
Essere, dunque, realista non mi porta tanto su un piano intermedio, ma su un piano “diverso”, originale, nel senso che mi costringe a pensare qualcosa di nuovo. E questo qualcosa di nuovo non è da cercare in una soluzione o religiosa o politica, ma nella realtà più profonda di quell’essere, dove a distinguere non sono le bandiere, le razze, le culture, i partiti politici o religiosi, ma l’originalità per cui io sono ciò che sono, e tu sei ciò che sei, ma tra noi relazionati in una cosmica vitalità, sempre in evoluzione verso l’Omega infinito. 
19 settembre 2015
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

 

1 Commento

  1. zorro ha detto:

    Realismo vuol dire non accogliere tutti e non creare guerre tra italiani e stranieri.Si parla di integrazione lavorativa x gli accolti e per i disoccupati italiani? Il sistema prevede l’utilizzo di nuovi schiavi nei campi a servizio delle coop rosse o bianche o nere.Ma si sta creando anche conflitto di mansioni all’interno di lavori regolari e processi di inserimento.Si trova extra che gli trovano con percorsi il lavoro mentre italiani disoccupati sono abbandonati a se stesssi.

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