Un momento storico caotico e incontrollabile…

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Un momento storico caotico e incontrollabile…

Ci sono momenti di una tale assenza di eventi mediatici da deprimere anche i cronisti più esperti nella ricerca del sensazionale anche solo presunto, e ci sono momenti, come questi, in cui non si sa da dove partire per fare anche una pur minima dignitosa riflessione. E, anche in questi casi, può succedere che ci sia una quasi istintiva nausea, e ci si rifugi nel solito discorso qualunquista: “Tanto, a che serve parlarne? Meglio girare canale!”. E ci si distende sul divano a guardare un bel film western, anche se di tanti anni fa, magari in bianco e nero.
Quando c’è nulla di interessante, ci bombardano di inezie pruriginose, e quando c’è troppo di interessante, l’interesse cade sul punto sbagliato, e ci si ribella, rifugiandosi in qualche diversivo che ci distolga dal nauseante mondo di pregiudizi intellettualoidi.
Non credo che l’attuale situazione socio-politica e religiosa abbia poco da dire all’uomo moderno. Sembra che ogni giorno le crisi di ogni tipo aumentino, e non si sa se siamo noi a ingigantirle oppure se in effetti le crisi siano davvero planetarie e catastrofiche.
Forse il fenomeno più spettacolare e allarmante è quello migratorio: masse di milioni di disperati che fuggono altrove, alla ricerca di un po’ di fortuna. La virtù della rassegnazione non tiene più. E, oltre alla fuga verso terre promesse, c’è quella rabbia di ribellione che si trasforma anche in una rivincita terroristica, che però non ha nemmeno la parvenza di voler difendere i disperati. Il terrorismo cosiddetto islamico è lo sfruttamento della disperazione per riprendersi il potere economico e territoriale. E, nello stesso tempo, le nazioni benestanti, mentre si preoccupano dei terroristi perché non tocchino i loro interessi, si stanno proteggendo anche dalle masse dei disperati alla ricerca di un po’ di felicità. Nessun Paese li vuole. Le forme xenofobe aumentano, creando steccati e paure. E poi, nello stesso tempo, scendiamo sulle piazze per difendere o pretendere i nostri diritti di cittadini “onesti”: cittadini del villaggio tribale.
La politica mondiale arranca, sta lì nel mezzo, sulle difensive. Non sa che pesci pigliare, lasciando i disperati alla mercé dei pescecani. E la religione parla e straparla, difendendo in teoria i principi universali di fratellanza e di solidarietà, e poi restano le eccezioni a difendere la sua faccia borghese.
E la Chiesa, per un verso, si sente come stretta tra le morse del modernismo irrefrenabile da cui difendersi e i valori cosiddetti cattolici da difendere a tutti i costi. Ma Papa Francesco sa come uscirne con la testa alta, tanto più che dalla sua ha il consenso quasi assoluto del mondo laicista e del mondo intellettualoide di sinistra. Non capiscono un’acca di ciò che dice o scrive il Papa, ma Papa Francesco ha quel di più che affascina anche gli indemoniati.
Eppure, a proposito di questo Papa tanto osannato, forse non c’è mai stato un momento storico in cui, come in questi ultimi anni, non ci sia un giorno diciamo “pacifico”. Tutto è in un movimento caotico e incontrollabile. Tutto fa paura, perché nessuna forza benefica sembra contrastarlo. E noi continuiamo a dire belle parole, e la gente si ammazza. Continuiamo a invitare a fare gesti di solidarietà, e i cristiani si chiudono nel loro buco.
Nei giorni scorsi è uscita la Lettera enciclica “Laudato si” sulla cura del nostro habitat naturale. Chi la leggerà? Ma soprattutto chi la capirà? I mass media, come al solito, si sono fermati a qualche frase. Tutti vorrebbero dire la loro. Per ora non dico nulla. Non l’ho ancora letta. La leggerò con calma. Almeno una domanda: basta un bel documento per cambiare le cose? Ci vuole un’opera costante educativa di amore al Creato. Dopo qualche giorno, anche questa Lettera non finirà nel cassetto? È vero che il Papa si è rivolto a tutti gli uomini di buona volontà,  credenti e non, ma i cristiani non  dovrebbero essere i primi a raccogliere il messaggio, tanto più che credono in quel Dio Creatore, da cui deriva la parola Creato?
20 giugno 2015
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

4 Commenti

  1. Giuseppe ha detto:

    Francamente non riesco a capire le critiche verso papa Francesco. È un peccato che sia troppo popolare e piaccia anche ai non credenti, magari solo per opportunismo? La cosa non mi sorprende né mi scandalizza, perché credo che la sua attività pastorale non riguardi i soli cattolici, ma comprenda tutti gli uomini della terra, senza distinzione di fede e/o di propensione al male. Anzi, chi pecca, o non crede, in teoria dovrebbe avere più bisogno di qualche sano gesto di accoglienza disinteressata e di perdono. Se poi qualcuno pensa di potersene approfittare dovrà fare i conti con la propria coscienza. Che cosa potrebbe fare di più? Sbaglierò, ma mi sembra già che le sue esortazioni e suoi ammonimenti, a volte anche severi, colpiscano nel segno e che il suo modo di agire e di confrontarsi con gli altri sia di esempio per tutti noi.
    A mio avviso la confusione attuale è, almeno in parte, frutto dell’enorme diffusione e del continuo sviluppo dei mezzi di comunicazione, la cui molteplicità, spessa contraddittoria, finisce per essere controproducente e deleteria. Rispetto al passato, l’uomo di oggi sarà, forse, più smaliziato e convinto di saperla lunga, ma quando si trova davanti al mondo dell’informazione, sia che si tratti di carta stampata, di notiziari radiotelevisivi o di internet, non di rado cade in un atteggiamento infantile di credulità, che in alcuni casi assume quasi una forma fideistica. Così nascono le leggende metropolitane o si diffondono voci più o meno incontrollate, di cui poi diventa impossibile prevedere le conseguenze. Stiamo assistendo al dilagare di un pressapochismo preoccupante, favorito oltretutto dal fatto che la società non sembra in grado offrire valori positivi e punti di riferimento solidi, per cui la gente diviene facilmente preda delle proprie fragilità, arrivando a confondere il libero arbitrio con il desiderio di soddisfare i propri capricci e fare il comodo proprio, infischiandosene della eventualità che possa anche nuocere al nostro prossimo. E chi ne paga le spese sono soprattutto le nuove generazioni.

  2. Carmine ha detto:

    Caro don Giorgio, mi ha particolarmente impressionato la parte dell’editoriale in cui scrivi “Tutto fa paura, perché nessuna forza benefica sembra contrastarlo. E noi continuiamo a dire belle parole, e la gente si ammazza. Continuiamo a invitare a fare gesti di solidarietà, e i cristiani si chiudono nel loro buco.” Forse perchè è da tempo che sento che stiamo vivendo un periodo della storia particolarmente buio. E’ come se ci trovassimo di fronte ad un nuovo Medio Evo, con nuove cacce alle streghe e nuove crociate (basti pensare al recente “Family Day”).
    A proposito di quest’ultimo, mi piacerebbe avere un tuo commento.
    Ti abbraccio.

  3. GIANNI ha detto:

    Bella ed interessante questa riflessione, anche perchè è proprio azzeccata in questo periodo.
    E’ vero: a volte capita anche mediaticamente di tutto, altre volte c’è addirittura un po’ di vuoto mediatico, forse non perchè non ci siano fatti ed eventi degni di nota, ma più probabilmente perchè, dopo un po’, non fanno più notizia.
    Comunque di eventi, sopratutto negativi, in questa fase ne abbiamo a iosa, per ogni gusto.
    Crisi economica, tale da poter condurre anche a scenari profondamente mutati per l’eurozona, terrorismo, immigrazione, e via di questo passo.
    Non ho ancora terminato di leggere l’enciclica, sono arrivato al punto 70., ma già si evidenzia come si sia voluto considerare non solo lo specifico tema ecologico, ma in generale quello ambientale, compresi i problemi economici e sociali.
    Sin dove ho letto tutto resta a livello di problematica, nel senso di sciorinare i problemi ormai conosciuti da sempre, talora anche entrando nello specifico di questioni ambientali di vario tipo, probabilmente anche con l’ausilio di qualche esperto, ma senza specifiche indicazioni operative su come risolvere.
    Certo, il riferimento è insistito sul rispetto dell’uomo, della sua dignità, e dell’ambiente anche come opera della creazione divina, ma, tranne che nel seguito vi siano indicazioni operative, si resta all’enunciazione di problemi.
    In sintesi, probabilmente potremmo dire, anche a prescindere dall’enciclica, che ci troviamo di fronte ad uno scenario di problemi sempre maggiori, e la grande scommessa è, in fondo, quella di sempre: saprà l’uomo destreggiarsi in questo labirinto e uscirne con soluzioni non dico definitive, ma almeno tali da far sperare in un futuro almeno in parte migliore?

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