L’EDITORIALE
di don Giorgio
Credete voi che…
Quando parlo di assurdità tali da dover vomitare anche l’anima, taluni mi vomitano addosso tutto ciò che hanno nel loro corpo putrefatto.
Ciò è del tutto istintivo: carne richiama carne, e tutto diventa un gioco al massacro.
Credete voi che oggi si possa respirare il piacere dello Spirito?
Credete voi che oggi ci sia almeno una minima possibilità di dialogare con ciò che di meglio c’è nel nostro essere interiore?
Forse si vorrebbe, forse qualcuno sarebbe tentato di uscire da uno spettacolo osceno di cose che mangiano cose e defecano cose, ma si troverebbe subito sopraffatto dal fiato grosso di una società maledettamente avida di cadaveri.
Credete voi che oggi si possa godere qualche attimo di cielo, quando la stessa Chiesa si è nutrita a sazietà dei propri escrementi?
E poi questi gerarchi, corrotti nello spirito e nella carne, sembrano del tutto innocenti, rivestiti nella loro nudità di vermi viscidi di presunzioni quasi divine. Beh, diciamo che tra idolatria e divinità la confusione, studiata ad arte, è tale che perfino gli angeli rimangono ingannati.
Pensate: degli angeli tra oggetti di culto che addirittura piangono e ridono o parlano dietro inganni diabolici.
Quest’epoca, da cui me ne andrò forse maledicendola col sorriso sarcastico della vendetta, è la più atroce di tutti i tempi.
Mi sento tremendamente un intruso, costretto ancora a restarci, forse per scatenare tutta la bile di immondi impenitenti.
Neppure un barlume di speranza?
Certo, mi pare di intuirla, ma nel passato di un Pensiero divino, pronto a scatenare le sue scintille di fuoco purificatore.
Si scatenerà, si svilupperà, invaderà ogni angolo del mondo!
Lo vedo, lo sento, e già me lo godo dentro.
Chiamatelo pure qualcosa di mistico, ma è una realtà propria dell’essere che, a differenza del gusto delle cose, che è solo apparenza, ovvero sul piano del superficiale più illusorio, ci tocca nello spirito divino.
Certo, vedere, sentire e godere non appartengono ai sensi della carne: lo spirito nello Spirito vede, sente e gode in modo del tutto inesprimibile.
C’è un abisso tra i gemiti del corpo e i gemiti dello Spirito.
Non parlatemi, comunque, di una questione prettamente religiosa!
Anzi, la religione ha la presunzione di assumersi un compito, quello spirituale, che compete invece alla realtà più profonda dell’essere umano, là dove lo spirito vive di Spirito, e non di una carnalità, tipica di ogni religione idolatrica.
Non è solitudine puramente mistica o interiore: è fremito che prende anima e corpo, psiche e carne, e scuote ogni rapporto sociale, contesta ogni sopruso come violazione della libertà dello spirito.
È sofferenza che però non tocca la mia serenità nello spirito: sofferenza per una carne che tenta di reprimere lo spirito, quasi annullandolo nella supremazia di quel Bestione che si chiama stato/potere e chiesa/istituzione.
20 ottobre 2018
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