Democraticamente eletta, ma per fare che cosa? L’idiota s-fascista?

Democraticamente eletta,

ma per fare che cosa? L’idiota s-fascista?

Tutti i giorni dico, amareggiato e quasi scoraggiato: “Non ho più parole!”, e poi, vorrei far uscire dalla mia bocca non parole, ma bestemmie benedette contro questi attuali governanti che stanno s-governando il più bel paese del mondo nella più assoluta imbecillità, nel quasi assoluto indifferentismo di un popolo oramai ridotto a rottame di cervelli spappolati da loro stessi, di cittadini che si adeguano a tutto pur di salvare qualche cipolla e qualche orgasmo di piaceri.
Non vorrei mai parlare stando nel generico. Anzitutto, c’è “questo” governo che definire “fascista” direbbe nulla e metterebbe tutti d’accordo nel dissentire (non avrebbe senso parlare di un fascismo, cosa d’altri tempi!), ma, se lo definissimo s-fascista nel senso di sfasciare, allora avremmo tutto il diritto e il dovere di condannare un insieme di farabutti, di pelandroni, di scriteriati, di incompetenti, di ladri, di inquisiti, di condannati, di mafiosi, e la litania si allungherebbe all’infinito, come infinita è la imbecillità umana.
E “questo” governo è un caotico pecorume di infami, agli ordini di un nanerottolo maschiaccio, che bacchetta come vuole e quando vuole i “suoi” fedelissimi, che se ogni giorno aprono bocca (staccata dal cervello) dicendo stronzate e oscenità è solo per far piacere al loro capo, che così si sente più in alto (mettendo anche i tacchetti a spillo), sapendo di avere ai suoi piedi imbecilli pronti a pulirgli il culo.
Nella mia lunga esistenza (e benedico Dio di darmi ancora la forza di resistere, con il cervello che funziona al cento per cento), ho assistito a diversi cambi di governo, l’uno peggio dell’altro, ma senza mai avere la gioia, se non di breve durata, di dire finalmente: “Valeva la pena di aspettare a lungo soffrendo! Ora siamo in buone mani!”, e questo succedeva, ma forse con intensità diverse, anche nel campo ecclesiastico, tranne alcune recenti eccezioni paradossali volute da un papa che vorrebbe imitare la politica peggiore, distruggendo le grosse diocesi nominando come pastori vescovi tanto “piccoli” quanto inetti, vuoti dentro e trottole fuori.
Sì, il problema sta sempre nel manico, e il manico ce l’ha chi detiene il potere, o per volere di un popolo che vota con il ventre o di un dio che la religione s’inventa per giustificare nomine non sempre in linea con il Vangelo.
Ora, parlare della Meloni non mi è per nulla facile, perché solo nominarla o solo vederla mi fa star male, tanto quella tappetta urta la mia sensibilità di essere umano, che vorrebbe il meglio per il meglio, nel Meglio.
Dire che sono di sinistra e che non ho mai votato destra, non deve far credere di avere i paraocchi di un partito che non ho avuto mai: la mia Idea di sinistra è ben lontana dall’ideologia di questo o di quel partito. Sì, sono di Sinistra, ma la mia Idea di sinistra non è attualmente incarnata da nessun partito dell’attuale sinistra, anche se, quando vado a votare, un partito lo devo pur scegliere, quello che rappresenta il minor male.
E allora, tornando alla Meloni, non sono contrario di per sé a un’alternanza, tra Destra e Sinistra, per il governo del nostro paese. Me la prenderei anche se in un governo di sinistra ci fossero ministri indegni. Anzi, li bastonerei senza pietà, come senza pietà bastono una Chiesa istituzionale, nei suoi capi, nel suo clero e nelle sue comunità.
Tutti sanno quanto abbia “odiato” combattendolo il personaggio Berlusconi, quando era a capo del governo italiano, per più di vent’anni. Ma la Meloni è ancor peggio, e dire peggio forse non rende bene la mia reazione, interiore soprattutto, per una specie di donna, tanto odiosa, quanto insignificante dal punto di vista politico. Non tocco la sua famiglia, perché le cose da dire sarebbero tante e suscettibili di querele. Chi è la Meloni politica per me? Zero, sotto zero, ma lo zero è coperto da una tale sua supponenza, come quando l’ego si eccita fino a ridurre a orgasmi di stupidità ogni pensiero, ogni dire, ogni gesto.
Una Meloni petulante, odiosa, irrispettosa, maleducata, aggressiva, vanitosa, inconcludente, tutto il contrario di quella nobiltà d’animo che richiederebbe un ruolo diciamo di potere che è in ogni caso al servizio di un popolo da venerare nelle sue esigenze vitali.
Una Meloni imbecille, invereconda, scriteriata, per nulla equilibrata, che ama il potere nel suo ego dissacrante di ogni senso democratico.
Una Meloni che farà tanto male all’Italia quanto una serpe che inocula il veleno in un povero cristo che mette un piede fuori posto.
Basterebbe dire che la Meloni è una bastarda politicamente parlando? No, non basta. Occorre una corale reazione di un popolo che riprende a pensare. E fino a quando il popolo italiano è vittima di se stesso, ovvero della propria imbecillità, non ci sarà via d’uscita. Più che la Meloni bisogna combattere il melonismo, come una eredità o forse una riedizione peggiorata del berlusconismo.
Forza italiani! Godete ancora nell’essere sudditi di una idiota che ora vi sta calpestando anche in quei pochi valori rimasti dopo secoli di oscurantismo ideologico.
Non sono un ingenuo: non sarà facile ridare la testa agli italiani, ma nessuno mi deve ingabbiare in paure o altro per togliermi almeno la voglia di urlare a tutti che così non va, che questa società civile è in brutte mani, che la chiesa è sull’orlo di una china che la porterà nel baratro.
Almeno urlare, poi aspettare che qualcuno, più giovane di me, prenda in mano il coraggio e faccia fuoco sulla paglia per bruciarla.
***
da Il Corriere della Sera

Meloni, scontro con Pd e M5S:

«Ragazzi, vi vedo nervosi»

di Marco Cremonesi e Adriana Logroscino
L’abbraccio con Salvini: su Kiev contano i voti. Schlein attacca. E Conte: lei ci porta alla terza guerra mondiale
L’applauso di tutta l’Aula al ricordo di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, i giornalisti uccisi a Mogadiscio trent’anni fa, è l’unico momento solenne e unitario della giornata. Poi, il dibattito alla Camera dedicato a quel che dirà la premier al Consiglio europeo di oggi e domani diventa un’occasione di scambi furenti, ironie e beffe tra schieramenti e persino manifestazioni di affetto fuori programma.
La presidente del Consiglio, va detto, ci mette del suo quando in lei prevale quel lato istrionico che scatena le ire delle opposizioni. Per esempio, mentre parlano Giuseppe Conte (M5S) e Angelo Bonelli. Prima, astuccio rosa sul banco, legge e sottolinea i fogli che ha di fronte. Poi conversa, senza troppo darsi pena di nasconderlo, con il ministro degli Esteri Antonio Tajani e con il ministro per il Sud Raffaele Fitto. Infine, quando parla Bonelli si nasconde il viso nella giacca grigia del tailleur, fino a far scomparire la testa. Conte lo annota: «Ha fatto bene a coprirsi la faccia, perché l’ha persa completamente».
Se la giornata si era aperta con la domanda: «Ci sarà Salvini?» che il giorno prima era assente, l’arrivo del vicepremier scioglie il dubbio e i due addirittura si abbracciano. Da Italia viva, Davide Faraone fa partire il coro «Bacio, bacio» che piace anche sui banchi del governo. Certo, poi Salvini scomparirà prima che la premier prenda la parola, per impegni documentati a favor della stampa.
Ma il clou del Meloni show è quando si rivolge all’opposizione: «Ragazzi, vi vedo sempre un po’ nervosi». Poi, prova a giustificarsi («Noi romani ogni tanto diciamo “ragazzi”»), ma senza crederci troppo: «Posso chiamare ragazzi i colleghi di governo?».

Le guerre e la Russia

Da programma, la giornata prevedeva solo la replica di Meloni agli interventi dei deputati. Il Pd parte dritto contro la politica estera del governo, anche riguardo all’«incoerenza» della premier invitata a parlare «con Salvini e Orbán» riguardo al sostegno all’Ucraina. Meloni non ci sta: «La nostra posizione è chiara, contano le decisioni e i voti». Non, sembra di capire, le dichiarazioni come quella di Salvini sul voto in Russia: «Quando un popolo vota ha sempre ragione».
Tocca a Elly Schlein che legge un tweet di felicitazioni della premier «incoerente su tutto» a Putin per l’elezione di sei anni fa: «Allora — dice la segretaria dem — ha usato le stesse parole ascoltate qualche giorno fa da Salvini». Ora, è vero, «non ha rinnovato le felicitazioni. Ce ne ha messo di tempo, ma mi pare che abbia capito che Putin non è un fiero democratico eletto con libere elezioni». Risponde il responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, avventurandosi su un terreno delicato: «Vorrei dire che da allora sono passati anni. Non lo dico rispetto alla presidente del Consiglio, ma rispetto al presidente della Repubblica Mattarella che il 19 marzo 2018 diceva “auguri a Putin, le relazioni eccellenti cresceranno ancora”. Non perché Mattarella è un filo russo o un filo putiniano ma perché chi ha cambiato idea è Putin che ha invaso l’Ucraina».

Il botta e risposta

Meloni ascolta la dichiarazione di voto di Elly Schlein riservandole un trattamento diverso da quello destinato a Conte: «Non ho avuto bisogno di arrivare al governo per garantire il sostegno all’Ucraina. Non ho due facce». Semmai, è «il Pd che ha una linea ambigua, vuole spiegare a noi che cosa fare e poi si astiene sull’invio delle armi in Ucraina». Proteste e fischi dagli interessati. Anche perché, controreplica Schlein, «è una fake news, noi non ci siamo mai astenuti sull’Ucraina».
È appunto con l’ex premier che lo scontro si fa aspro. Il leader stellato è duro: «La presidente Meloni viene in Parlamento a fare battute sulla mia pochette quando uno dei suoi senatori si è permesso di fare una battuta omofoba su Macron. Ma cos’è la vostra politica estera, un copione comico? Lei è il premier o un capocomico? Siate seri. Il problema è la mia pochette o l’elmetto che lei mette in testa all’Italia?». Chiusura in crescendo: «Lei ci porta alla terza guerra mondiale». Il riferimento è a una frase di Meloni in Senato il giorno prima: «Probabilmente Conte riteneva al tempo che a governare l’Italia ci sarebbe stata la sua pochette».

La difesa di Al Sisi

Meloni respinge anche l’equazione tra il presidente egiziano Al Sisi e Vladimir Putin. «Fermo restando che per me si deve parlare con tutti, c’è differenza tra Abdel Fattah Al Sisi e Vladimir Putin. Putin ha invaso una nazione vicina». Poi affronta il capitolo Medio Oriente, partendo dalla «preoccupazione» per la scelta del senato accademico dell’Università di Torino di rinunciare alla cooperazione scientifica con Israele, dopo un’occupazione da parte dei collettivi: «Se le istituzioni si piegano a questi metodi — dice la premier — rischiamo di avere molti problemi. C’è il rischio di un crescente isolamento di Israele». Tuttavia conferma la contrarietà dell’Italia a un’operazione militare di terra a Rafah «che potrebbe avere conseguenze catastrofiche».
Nicola Fratoianni di Sinistra italiana e Angelo Bonelli di Avs la incalzano a dimostrare di essere «madre e cristiana» per quei bambini palestinesi che a Gaza vengono «operati senza anestesia». Lei rivendica l’intervento umanitario del governo, ma ribadisce il no allo sblocco dei fondi Unrwa «fino a quando non sarà fatta piena luce sull’utilizzo delle risorse». Infine ribadisce l’impegno italiano perché «il Consiglio Ue possa terminare con una posizione chiara sulla questione palestinese dopo le molte divergenze dell’ultima riunione».

 

 

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