E così gli italiani da soli si sono messi il cappio al collo!

di don Giorgio De Capitani
Talora anche Silvio Berlusconi dice la verità e, pur nella sua visuale a senso unico, ovvero da ideologo di un bene comune già abortito sul nascere, per garantirsi il suo primato di pover’uomo sempre pronto al suo ego onnipotente, distrugge i suoi concorrenti, amici e nemici, irridendoli e denudandoli.
E non è difficile per lui trovare in loro qualche pretesto, visto che appartengono tutti alla stessa razza, quella del vuoto politico, in cui navigano a piacere.
Che Silvio Berlusconi sia l’oggetto più spregevole che la provvidenza abbia regalato a noi italiani, almeno per me è fuori discussione, ma non per questo dovrei sentirmi in pace con quell’anti-berlusconismo che non è altro che un ribaltamento dello stesso nulla politico, ovvero l’altra faccia della stupidità ideologica di chi vorrebbe farmi credere che, capovolgendo lo zero, la democrazia possa tornare a sorridere.
Certo, c’è zero e zero. Quello di Berlusconi è come un uovo in decomposizione, ma non basta cambiare la gallina, se questa viene sostituita con altri aborti già in putrefazione.
Mi sarebbe facile fare dei nomi, anche perché credo che anche gli infanti potrebbero benissimo indicarceli, almeno con un dito.
Ma a che servirebbe dire che l’ideologia leghista e quella grillina siano la stessa o il rovescio della medaglia della nullità politica berlusconiana, quando, dopo la loro inevitabile scomparsa, appariranno all’orizzonte altre nullità, forse già partorite e forse già abortite, nella testa di un popolo che sembra mai sazio di generare mostri?
Il problema non è tanto la politica populista di oggi, ma quel populismo fine a se stesso che sembra la fissazione paranoica di una massa di abortiti mentali.  
Sì, perché il popolo italiano (non mi consolo dicendo che anche gli altri popoli non siano da meno) ama masturbarsi con le proprie oscene voglie di istinti carnali o, è la stessa cosa, si gode auto-flagellarsi a sangue con la propria demenza ereditaria.
Oggi gli italiani si ereditano, l’uno dall’altro, quel vuoto degenerativo, che sembra inarrestabile o senza alcuna possibilità di redenzione.
Non vedo attualmente via d’uscita. Ci sarà, ma oggi il buio è così totale che tutto sembra brillare di banalità appariscenti: basta una specie di comico che spari quattro cazzate divertendo gli allocchi, o un bovaro che prometta latte di toro, e gli italiani normalmente ci cascano, alla faccia di quel buon senso che oramai sembra prerogativa solo di qualche spirito libero, che si è salvato castrandosi in ogni parvenza di convivenza civile, ovvero di quella specie di civiltà aggrappata a qualche slogan del tipo “restiamo umani”.
Ciò non toglie che si possa ancora “restare liberi”, di dentro, coltivando in pienezza il proprio essere, anche spudoratamente, a dispetto della più spudorata omologazione che ha reso un popolo castrato nella sua coscienza, nella sua dignità, nella sua realtà “migliore”.
Tu sei spudoratamente un venduto, uno s-cervellato, un povero birillo, una misera pedina, una logora manopola, un obbediente piccolo pezzo dell’ingranaggio strutturale di una società che macina gli spiriti?
Ed io rivendico spudoratamente la mia libertà interiore, senza più peli sulla lingua, contro la nullità di una politica senz’anima, e di politicanti da strapazzo, che amano il mercato per vendere i loro prodotti da quattro soldi, e la piazza per strappare consensi facili da una massa impenitente di coglioni con la testa bacata.

 

3 Commenti

  1. angelo ha detto:

    Certe figure pubbliche rappresentano e rivelano l’animo miserrimo di molte persone che si specchiano e si riconoscono tramite un codice di sentimenti comuni.
    Il risultato è un arretramento complessivo, ma questo non importa loro.
    La ciliegina è poi la guerra orizzontale tra poveracci di cui molti non hanno consapevolezza di appartenere.

  2. Giuseppe ha detto:

    Forse, come ci ha ricordato nel suo commento Marco, aveva ragione il cancelliere austriaco principe von Metternich quando, quasi sue secoli fa affermava che l’Italia non è che un’espressione geografica, visto che i suoi abitanti fanno di tutto per non smentirlo.
    Del resto, se dovessimo dar retta a don Verzé, per anni confidente e “padre spirituale” del piazzista di Arcore, probabilemte Berlusconi se lo dovranno cibare anche le prossime generazioni perché, secondo la profezia del prete faccendiere, Silvio vivrà almeno fino a 150 anni. Che, occhio e croce, significa fin quasi al 2090! Con buona pace, perciò, di Di Maio e Salvini, i quali presumibilmente non essendo fatti della stessa tempra, con ogni probabilità, toglieranno prima il disturbo. Stando così le cose, le esternazioni del cavaliere decaduto ci faranno compagnia ancora per parecchio tempo, anche perché il nostro eroe rifiuta di rassegnarsi alla sorte che accumuna tutti gli essere umani, ostinandosi a voler recitare il ruolo di padre nobile ed ago della bilancia della politica italiana, e lo farà finché avrà abbastanza fiato in gola da consergli di emettere suoni a vanvera, come del resto è sua abitudine. Non è l’età infatti a provocare le sue parole, che sono sempre le stesse da oltre ventanni, è cambiata solo la faccia, ormai coperta da una maschera dal sorriso contratto per via dell’irrigidimento muscolare, mentre gli occhi cercano invano di vivacizzare quella fissità.
    Avrei la tentazione di dire che noi italiani, in fondo, un personaggio simile ce lo siamo meritati, così come i suoi compari nemici-amici di questi giorni, ma siccome io e quei pochi altri che la pensano come me non abbiamo fatto niente perché accadesse, continuo a pensare che ci deve essere qualcosa di molto sbagliato nel dna di molti nostri concittadini, il cui masochismo parossistico li ha portati ad osannare volta a volta figurine e fantocci indegni di essere annoverati nel genere umano.

  3. marco ha detto:

    “L’Italia é una espressione geografica ”
    (Klemens von Metterinich )

Lascia un Commento

CAPTCHA
*