Il cittadino non è un cliente o un consumatore

 

di don Giorgio De Capitani
 

Matteo Renzi, l’attuale sindaco di Firenze, intervistato su La7 durante il programma Otto e Mezzo condotto da Lilli Gruber, lunedì sera 4 febbraio scorso, ha detto una cosa interessante di questa campagna elettorale, definendola come “una sorta di asta” dove si compera e si vende di tutto, anche le pentole o i piatti. Io aggiungerei: anche le mutande, dal momento che siamo rimasti senza, denudati da una politica corrotta e selvaggia.

Quante volte, direi tutti i giorni, sentiamo dire o sbraitare: “Io ti tolgo questo o quello, l’Imu o l’Irpaf ecc. ecc. Ma tu mi devi dare il voto”. Un voto, dunque, di scambio! Una cosa vergognosa, eppure da anni siamo dentro un circolo vizioso maledetto, senza che gli italiani abbiano il coraggio di ribellarsi per uscirne. Più che di mancanza di coraggio, parlerei di poca o quasi nulla coscienza critica. Siamo un popolo senza il senso democratico! Ed è per questo che a noi piacciono i leader autoritari, che ci usano come birilli. Come nei Movimenti ecclesiali o nelle sette religiose, dove il guru detta ordini, e i membri obbediscono ciecamente.

Giustamente – ha detto Renzi – “il cittadino non è un cliente, un consumatore”. La campagna elettorale dovrebbe “suscitare nel cittadino qualcosa di bello, di entusiasmante”. Ecco, qui sta il punto.

Sì, Renzi, hai ragione, ma poi, in pratica, chi tra i partiti impegnati a chiedere al cittadino il voto, non lo tratta poi da cliente o da consumatore? Quale partito parla di qualcosa “di bello e di entusiasmante”? Non penso che il bello sia solo pagare una tassa in meno, casomai trovare un posto di lavoro sano, avere almeno un tetto che ci ripari, una scuola più efficiente ed educativa, una sanità meno manageriale ma più rispettosa dei diritti del cittadino, qualsiasi cittadino, alla salute. Cosa bella è il rispetto dell’ambiente in cui viviamo.

Il bello soprattutto dove sta?

Non è una domanda scontata. Purtroppo è così scontata che neppure la si pone. Ma, non solo la politica, anche il cittadino, non si pone la domanda che cosa sia o dove stia il bello. E il motivo è semplice: abbiamo perso il gusto di ciò che è veramente bello, abituati come siamo a vivere tra cose brutte. E al brutto alla fine ci si abitua così tanto da rifiutare poi il bello. Il bello è di una tale rarità che non suscita neppure alcun dubbio o alcuna domanda.

Brutta è la politica che parla solo di avere, di tasse, di soldi, di bilanci, di consumo! Ma il bello non può trovare spazio durante la campagna elettorale: la gente non darebbe il suo voto a chi promettesse un mondo dove a prevalere siano i valori della vita. “E chissenefrega!”, direbbe la maggior parte degli italiani. “A noi interessa pagare meno tasse, comperare a poco prezzo, guadagnare di più, trovare tutto e subito per goderci questa vita”. E chi ti proibisce di goderti un po’ questa vita? Nessuno vorrebbe toglierti il diritto di vivere in santa pace, di avere anche momenti sereni, ma il problema è un altro: più cose da consumare rendono felice la propria esistenza? Avere più cose significa forse stare meglio? Il più è forse proporzionale al meglio? Se l’esperienza finora ci ha insegnato che non è proprio così, che cioè avere tutto ci renda felici, perché non tentare una via diversa? Dopo millenni e millenni in cui l’uomo ha sempre battuto la testa proprio a causa di una visuale sbagliata della vita, facendosi guerre, uccidendosi a vicenda, creando situazioni di gravi ingiustizie, perché non riflettere una buona volta, e chiedersi: non si può cambiare strada, stile di vita, allargare gli orizzonti per scoprire dove stia veramente il progresso dell’Umanità?

Parliamoci chiaro: non vorrei far credere che io faccia i soliti discorsi da prete, da ministro cioè di una religione che parla di un regno dell’aldilà, lasciando che questo mondo rimanga in balìa delle forze malefiche di un potere sempre pronto a consumare le coscienze, e dall’altra parte a sostenere le anime che volano in paradiso a ricevere un premio eterno. No! Il mio discorso non è pretesco, o ecclesiastico, o ermeticamente religioso, anche se non sai quanto vorrei che come ministro di Cristo riuscissi a far capire come la Chiesa sia ancora lontana da una visuale di Umanità che è quella evangelica!

Ci tengo a dire che quando parlo di valori non intendo quelli “religiosi”, ma i Valori Umani, ed è in funzione di questi valori che la mia visuale dell’Uomo e perciò della Politica vorrebbe essere grande e alta, al di sopra della banalità di ridurre tutto ad un fatto puramente economico.

Quanti tra i partiti e partituncoli che in questi giorni si stanno quasi sgozzando per avere un voto in più dalla gente, parlano di qualità della vita, di valori prioritari da difendere, di salute e lavoro, di salute e sanità, di ambiente come la nostra prima casa? Tra parentesi: so di essere impopolare, ma questa cosa la devo dire. Riporto qui una mia convinzione già espressa in altri articoli e che trovate soprattutto nel mio ultimo libro: “Il prete e la politica”. Prima sull’Ici, ora sull’Imu come tassa sulla casa si è detto di tutto e di più, ma con una certezza: che è una tassa doverosa da parte del governo, e che è troppo gravosa da parte del cittadino. Se si potesse, bisognerebbe toglierla. E succede che ad ogni campagna elettorale c’è sempre il solito che vince le elezioni promettendo di eliminarla del tutto. Ma io dico che, tenendo conto delle possibilità economiche dei cittadini, la tassa sulla casa è giusta, ed è un dovere: la casa è costruita su un pezzo di terra di cui nessuno può dire: io ne sono proprietario. Tu ne sei solo amministratore. Ci sono dei beni, pensa all’acqua, che sono di destinazione universale. Tutti ne hanno diritto. E se dobbiamo pagare una tassa sull’acqua, oltre alla sua gestione di servizio e di uso, la tassa dovrebbe andare a contribuire per far sì che tutti gli esseri umani abbiano la possibilità di avere l’acqua. La tassa sulla casa non dovrebbe entrare genericamente nelle casse dello stato o dei comuni, ma dovrebbe contribuire a rendere più bello il paese. Così la tassa sull’acqua ha un valore strettamente sociale, e non di mercato o di guadagno ma in funzione di un bene comune, che in tal caso è quello di dare a tutti i cittadini del mondo la possibilità di far uso di un loro diritto primordiale, che è quello di vivere. Senz’acqua, non si vive!

Quante idee confuse, mio Dio! Non è nostro compito cercare di educare la gente a capire il valore universale dei beni primari? Perché, per il solito motivo di accaparrarsi più voti, si permette ai cittadini di essere ancor più egoisti? E poi parliamo con tanta superficialità stomachevole di fratellanza, di beni comuni, di società, di comunità, di progresso!

Che dire poi dei diritti civili, che appartengono a tutti in quanto semplicemente esseri umani? E anche qui è l’ipocrisia di una politica che, soprattutto in certe occasioni, vedi campagne elettorali, sempre allo scopo di prendersi voti a destra o a sinistra o tra i cattolici, rimane tra le nuvole, timorosa di parlare chiaro: di dire che anche i gay sono esseri umani con gli stessi diritti e doveri degli etero; di dire che anche le coppie di fatto vanno almeno civilmente riconosciute nei loro diritti fondamentali; di dire che gli extracomunitari, anche senza permesso di soggiorno, hanno diritto ad un alloggio, all’acqua, alla salute; di dire che i bambini che nascono in Italia sono già di per sé italiani.

Ma il vero problema sta a monte: bisogna fare di tutto per costruire una società multietnica e multireligiosa, dove ognuno si senta a casa sua, senza pretese, senza chiusure, senza pregiudizi, da ambo le parti. Certo, non basta essere accoglienti da parte dei cittadini italiani, occorre far sì che anche gli extra si integrino nella società multietnica e multireligiosa, per sentirsi parte dell’Umanità, che non è solo cristiana o musulmana, italiana o africana, ma è al di sopra di culture, di etnie e di fedi religiose.

10 Commenti

  1. Giuseppe ha detto:

    Se la politica continuerà ad essere considerata una scorciatoia per diventare (o sentirsi) qualcuno e una scalata verso il potere, difficilmente potrà svolgere davvero il compito per cui è nata e dovrebbe essere praticata: un servizio alla società per una sana gestione del bene comune. Mi rendo conto che le mie affermazioni possano sembrare un’utopia, ma se non si prova a sfidare i luoghi comuni e quel malcostume imperante che ha trasformato tutto in una sorta di mercato delle pulci, senza alcun rispetto per la dignità delle persone e le loro sacrosante aspettative, sarà impossibile realizzare dei cambiamenti efficaci. Per questo secondo me chi sceglie di dedicarsi all’attività politica, non dovrebbe avere alcun compenso per la sua opera (salvi eventuali rimborsi spese). Man mano che il progresso tecnologico si è impadronito dei mezzi di comunicazione rendendoli accessibili a tutti e trasformandoli in una colonna sonora assordante della nostra vita quotidiana, i messaggi dei politici hanno finito sempre più per assomigliare a slogan pubblicitari, cercando di privilegiare più la forma che i contenuti. Del resto c’era da aspettarselo, visto che viviamo nell’epoca dell’esibizionismo più sfrenato ed irriverente e i valori che vengono privilegiati, quasi mai hanno a che fare con la correttezza, la prudenza, l’etica e lo spirito di sacrificio tipico di lavori seri ed onesti. Sarò un pazzo o un illuso, ma sono convinto che chi fa politica attiva non deve avere la tentazione di potersene approfittare e di trarne un vantaggio personale, perché non solo danneggerà se stesso diventando un delinquente, ma la sua scelleratezza sarà un disastro per tutti. Capisco che si tratta di parole dure, e probabilmente senza alcuna prospettiva di successo, ma penso sia indispensabile, quantomeno, cercare di seguire le loro indicazioni.

  2. Gianni ha detto:

    Dunque, mi pare con sostanzialmente siano due i temi, di cui all’articolo.
    Uno sollevato da Renzi, sul discorso del voto di scambio, e l’altro più generale, sulla bella politica.

    Sul primo:
    giuridicamente esiste la fattispecie di voto di scambio, ma non è quanto indicato da Renzi.
    C’è voto di scambio solo nel caso di uno specifico vantaggio promesso al singolo, o ad una pluralità di singoli, e peraltro non dovuto, nè oggetto di provvedimenti politici generali.
    Cioè non è voto di scambio promettere un programma generale, che sia di defiscalizzazione o di politiche per aiutare l’accesso alla prima casa, altrimenti tutto sarebbe voto di scambio.
    E’ invece voto di scambio se io, politico, ti dico che ti garantisco di assumere in comune te ed i tuoi familiari, se mi voti……..

    Sulla politica valoriale, la bella politica, tutti credono o dicono che la loro sia tale, ed in nome del bene comune.
    Poi, in concreto, cosa sia bene comune o meno, direi che in base alle diverse visioni cambia.
    Proprio studiando cosa sia da intendere come bene universale, ho trovato concezioni diverse.
    Ad es. ci sono giusnaturalisti che dicono che la terra sia un bene in comune, ed altri che dicono invece che sia bene soggetto a proprietà privata.
    Come dicevano i latini…tot capita, tot sententiae.
    Sarà anche per questo che non c’è concordia su temi come il bene comune, la bella politica e via dicendo…..

  3. Elia ha detto:

    Io penso che promettere di togliere l’IMU, come promettere di ridurre le tasse, aumentare gli stanziamenti per la ricerca e cose del genere sono semplici promesse elettorali.
    Dire che sono voti di scambio e’ a mio parere una puttanata.

  4. filippo ha detto:

    Caro don Giorgio; stasera sono d’accordo con lei. Le sembrerà strano.

    Ma ha mai sentito i monologhi di Grillo ??

    Forse é una recita – mi par di capire che lei pensi -, ma non tratta i cittadini da consumatori e clienti; espone progetti ai massimi sistemi, ma anche nelle cose minute.

    Io mi limito ad esporle la mia opinione, che cerco sempre più di raffinare con le sue osservazioni.

    Non senza rilevare che Grillo non é un politico, ma solo un attore, o, meglio, un cittadino. Ma quanti politici non sanno fare nemmeno gli attori pur facendo soltanto ridere; anzi, piangere ed arrabbiare.

    • Don Giorgio ha detto:

      Grillo è solo un populista da strapazzo. Non sa quello che dice e quello che propone. Spara e basta. Troppo comodo sapendo che gli italiani hanno la testa vuota come lui.

    • vale ha detto:

      Grillo fa promesse come tutti i politici, ma dato che insiste su una terminologia diversa noi siamo convinti che il Movimento sia davvero qualcosa di nuovo e completamente fuori dalla politica tradizionale. Ma non tutte le promesse si possono mantenere. Pizzarotti l’ha capito, e invece di ammettere di aver avuto un programma troppo ambizioso e di non aver capito (e chi poteva immaginarlo!?) quanto fosse tragica l’eredità della giunta precedente, si è messo a fare il sofista a dire “io non avevo promesso niente, ho solo detto che ci avrei provato”…
      Io spero di cuore di sbagliarmi, ma non riesco a fidarmi di uno che ripetendo (e facendo ripetere ai suoi attivisti) “noi siamo diversi, noi siamo diversi, noi siamo diversi…”, formalmente ha seguito lo stesso iter di un qualunque partito politico. E dopo averlo visto su youtube assecondare un gruppo di leghisti e dire che se Bossi non si fosse impelagato in certe brutte storie leghiste (banche padane, quote-latte etc) sarebbe stato un grande statista… beh… io spero sinceramente di sbagliarmi, perché di Berlusconi, di Bossi, di Veltroni e di altri arruffapopolo ne abbiamo (avuti) fin troppi!

      • franco ha detto:

        purtroppo io ritengo che tra il dire ed il fare ci sia di mezzo il mare; e pizzarroti di parma ne è la prova; ora che con i voti ricevuti il m5s è diventato l’ago della bilancia e che cmq. si deve esporre spero solo che lo faccia in modo logico. ho letto il loro programma e tanti punti sono condivisibili, ma i voti che hanno ricevuto nella maggior parte sono stati dati da persone che non hanno una minima idea di questo programma, li hanno votati sperando in un qualche radicale cambiamento,che credo utopico; spero solo che la voglia di sfasciare tutto e mandare a casa tutti non porti a qualche tragedia greca per la ns. povera italia; non che gli altri partiti tra promesse e buffonate elettorali si comportino meglio, anzi.
        l’unica cosa positiva (e anche negativa) è la debacle della lega, che se anche la lombardia ha scelto un mllantatore al posto di un galantuomo come ambrosoli, ormai è ai minimi storici e con le solite palle promesse sempre da maroni (macroregione, retituzione delle tasse, più lavoro per i giovani , riduzione dei ticket sanitari, ecc. ecc. -tutto come da manifesti elettorali)che non saranno mai fattibili (come tutte le loro palle raccontate in 20 anni di vuita e 10 di governo)tra poco empo credo che la lega si dissolva in tanti altri piccoli partitini locali, cosa che sta gia avvenendo in veneto dove la lega si è divisa tra lega e liga veneta ed altro, se poi il trend del piemonte sarà come in queste ultime elezioni le macroregioni il maroni se le infilerà ancora nel cassetto dei sogni degli allocchi

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