L’EDITORIALE
di don Giorgio
È il momento di credere nelle “possibilità” del Bene!
Talora sarei tentato di lasciare in bianco un articolo che avrei in mente di scrivere, ovvero sarei tentato di evitare di scrivere qualcosa, invitando a riflettere senza esprimere nulla dei miei pensieri.
Non è per pigrizia di pensare, neppure perché non si abbia nulla da aggiungere per il fatto che oramai si è detto tutto.
Ci si sente invece come chi, di fronte ad un grande vuoto, non sa neppure con chi comunicare, oppure come chi, di fronte ad una serie di concomitanze di fatti paradossali, è così disorientato da essere come rassegnato al peggio.
Almeno si avesse un punto di appoggio o di riferimento o quella fede incrollabile in qualcuno o in qualcosa che, di fronte all’assurdità, sa infondere tanto coraggio quanto serve a non disperare mai.
Ho sempre creduto nelle “possibilità” del Bene che, proprio perché imprevedibile, non dice mai: «Adesso basta! Ho esaurito le mie “possibilità!”».
Ecco, la vera disperazione sta nel non credere più nelle “possibilità” del Bene.
In caso estremo, ci si aggrappa almeno ad “una” tra le “possibilità”, magari l’ultima rimasta o, almeno, così creduta tale.
Eppure, l’Onnipotenza divina non sta in una somma infinita di “possibilità”, ma “in una sola possibilità” che però si moltiplica nella nostra fede.
Più sembra piccola o minima la singola “possibilità”, più la Grazia divina si fa onnipotente.
Non ho mai creduto che la salvezza del mondo consistesse nelle ricchezze strutturali della Chiesa, e perché allora dovrei disperare, se ora la Chiesa sembra così vuota e povera da non offrire più nulla di credibile?
Non ho mai creduto che il progresso o il benessere dipendesse da una politica taumaturgica, e perché allora dovrei sentirmi amareggiato, se ora il mondo politico sta accecando un popolo intero?
Non dovrei, invece, gioire come credente e come cittadino?
Non è forse questo il momento in cui, via ogni “possibilità” umana, ci viene offerta l’opportunità provvidenziale di riscoprire le “possibilità” del Bene che, proprio nella sua nudità o essenzialità in quanto Bene, è “potenzialmente” ricco di nuovi orizzonti?
Le “possibilità” religiose e quelle politiche sono solo apparenze, aborti di “possibilità” di Bene.
Le “potenzialità” di Bene ci disvelano un mondo nuovo.
Altro che disperazione!
I veri disperati sono coloro che si aggrappano alle “possibilità” umane, vuote e ingannevoli.
È nel deserto che le “possibilità” di Bene si sentono, si vedono, si toccano e ci toccano nel nostro essere, in tutta la loro straordinaria sorgente di vita.
Ecco, di nuovo ho scritto un articolo, anche se inizialmente ero tentato di lasciare in bianco la pagina. Ma vorrei che, dietro le mie parole, scopriste la ricchezza ancora tutta da scoprire delle “possibilità” divine che, in quanto “possibilità”, conservano la loro purezza di potenzialità divina.
La verità, don Giorgio, è che se non si tocca il fondo, non si risale. Forse prima stavamo andando verso il baratro e non ce ne rendevamo conto, e le crisi vengono per svegliarci e darci nuove opportunità.
Se Dio è con noi, chi è contro di noi?