Manganellate ai quindicenni. A Pisa e Firenze cariche sugli studenti al corteo pro-Palestina

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23 Febbraio 2024

Manichino raffigurante Meloni bruciato a Roma.

Interviene Mattarella:

“Violenza intollerabile, piena solidarietà”

di Huffpost
Il capo dello Stato: “Il confronto politico, la contrapposizione delle idee e delle proposte, la competizione, anche elettorale, ne risultano mortificate e distorte. Ne viene travolta la dignità della politica che scompare, soppiantata da manifestazioni che ne rappresentano la negazione”
Secondo il capo dello Stato si sta superando il limite. “Si assiste a una intollerabile serie di manifestazioni di violenza: insulti, volgarità di linguaggio, interventi privi di contenuto ma colmi di aggressività verbale, perfino effigi bruciate o vilipese, più volte della stessa Presidente del Consiglio, alla quale va espressa piena solidarietà”. Sergio Mattarella si è espresso così sul rogo appiccato ad un fantoccio in legno raffigurante Giorgia Meloni, avvenuto durante le manifestazioni a Roma in ricordo di Valerio Verbano, il 19enne ucciso da tre uomini riconducibili a fazioni neofasciste.
“Il confronto politico, la contrapposizione delle idee e delle proposte, la competizione, anche elettorale, ne risultano mortificate e distorte. Ne viene travolta la dignità della politica che scompare, soppiantata da manifestazioni che ne rappresentano la negazione”, ha aggiunto Mattarella, rispondendo ad un gruppo di studenti presenti al Quirinale, augurandosi che “la politica riaffermi sempre e al più presto la sua autenticità, nelle sue forme migliori”.
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23 Febbraio 2024

Disordine pubblico.

La polizia manganella i ragazzini: così è troppo

di Alfonso Raimo
A Pisa e Firenze i cortei degli studenti per la Palestina finiscono in lividi e nasi rotti. La sinistra insorge, la destra s’imbarazza, il Viminale assicura verifiche. Il sindaco pisano Conti (della Lega) non ci sta: “Amareggiato come cittadino e genitore”
Le manganellate ai minori diventano un caso nel centrodestra. Questa volta non c’è stata richiesta di documenti, come per i fiori depositati a Milano in onore di Navalny. Ragazzi di quindici anni sono stati colpiti dagli agenti in un corteo pro Palestina. Ora sulla reazione della polizia a Firenze e a Pisa il Dipartimento di Pubblica sicurezza dispone delle verifiche. E intanto nel centrodestra si levano voci sensibili alla libertà di manifestare. Parla la ministra dell’Università Annamaria Bernini: “Gli studenti devono essere liberi di manifestare, se non compiono fatti gravi”.
I fatti: nel pomeriggio due cortei muovono a Firenze e a Pisa in segno di solidarietà alla Palestina. Sono cortei non autorizzati, formati anche da sindacati di base e comunità palestinese. Ma non sono violenti. Nel capoluogo, il corteo da piazza Santissima Annunziata voleva raggiungere il consolato americano. Quando ha provato ad avanzare sul Lungarno è stato caricato dalla polizia. A Pisa, il corteo studentesco è stato caricato dopo che le forze dell’ordine hanno bloccato le vie d’uscita da piazza Dante. Temevano che raggiungesse la Sinagoga. Risultato: Cinque feriti a Firenze, dieci minorenni feriti a Pisa, dove sono stati medicati anche tre ragazzi maggiorenni. Le immagini delle cariche, rapidamente diffuse in rete, hanno provocato lo sdegno unanime della società civile.
A cominciare dai rettori delle università Sant’Anna e Normale, Sabina Nuti e Luigi Ambrosio, che si dicono “profondamente turbati” e definiscono “l’uso della violenza è inammissibile di fronte alla pacifica manifestazione delle idee”. Ma è dopo la reazione del sindaco di Pisa Michele Conti – un sindaco di centrodestra, ex Msi, ex An e ora leghista – che anche nel governo si mettono in moto i meccanismi di verifica anche al Viminale. “Ho telefonato stamani a Questore e Prefetto per chiedere conto di quanto avvenuto. A entrambi ho ribadito che chiunque deve essere libero di manifestare liberamente il proprio pensiero, sempre. E che Pisa, da sempre, è luogo di incontro e confronto”, dice il primo cittadino, con parole insolite per un amministratore leghista. “La convivenza pacifica è assicurata in primo luogo dal rispetto delle regole e chi non le rispetta va sanzionato. Ma mai in alcun modo si può usare la violenza per reprimere una manifestazione di ragazzi e ragazze delle scuole superiori”, dice Conti. Dopo le sue parole il prefetto di Pisa convoca una riunione urgente del comitato provinciale dell’ordine e sicurezza pubblica. Subito dopo il questore Sebastiano Salvo e il prefetto Maria Luisa D’Alessandro incontrano alcuni rappresentanti del mondo della scuola e in serata una delegazione dei partiti del centrosinistra. Da Elly Schlein a Giuseppe Conte, a Nicola Fratoianni, le opposizioni sono unanimi nella condanna delle violenze.
La segretaria del Pd annuncia un’interrogazione parlamentare al ministro Piantedosi. Il leader di Sinistra Italiana, che a Pisa è nato, propone scorte democratiche per garantire libertà di manifestare. Nel centrodestra il caso provoca dei distinguo. Se una gran parte del governo e della maggioranza minimizza – così Elisabetta Casellati e Daniela Santanchè – o giustifica – come fa Giovanni Donzelli- una ben diversa sensibilità esprime Anna Maria Bernini. “La libertà di manifestare è sacra”, dice il ministro dell’Università, voce dell’area liberale del destra centro. “Riconosciamo la libertà di manifestare e di criticare al punto che anche se in molti Paesi europei, con la crisi di Gaza, sono state fatte delle misure straordinarie, qui non lo abbiamo fatto. Il nostro punto di caduta sono le situazioni di vero pericolo e l’uso della violenza”, dice Bernini. La ministra ha sentito personalmente il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. “Mi ha assicurato che sta ricostruendo i fatti e naturalmente ha la massima attenzione alla situazione”. Piantedosi, che in mattinata era in Calabria, è rientrato a Roma nel pomeriggio e si tiene costantemente aggiornato della situazione nelle città toscane. Il dossier passa ora al dipartimento di Pubblica sicurezza, che aprirà un’istruttoria sull’accaduto. In una nota, il Dipartimento che fa capo al vertice della Polizia, spiega che “gli scontri con i manifestanti di oggi fanno emergere le difficoltà operative di gestione, durante i servizi di ordine pubblico, di possibili momenti di tensione determinati dal mancato rispetto delle prescrizioni adottate dall’Autorità ovvero dal mancato preavviso o condivisione dell’iniziativa da parte degli organizzatori”. Tradotto: le tensioni sono nate dal fatto che le due manifestazioni non erano autorizzate e si stavano dirigendo verso obiettivi sensibili, il consolato americano a Firenze e la Sinagoga a Pisa. “L’impegno del Dipartimento della Pubblica Sicurezza – prosegue la nota – è da sempre proteso a garantire il massimo esercizio della libertà di manifestazione e nel contempo ad assicurare la necessaria tutela degli obiettivi sensibili presenti sul territorio nazionale”.

Ma il vertice dell’ordine pubblico ammette che qualcosa non ha funzionato. La nota spiega infatti che “quanto verificatosi nelle città di Firenze e di Pisa costituirà momento di riflessione e di verifica sugli aspetti organizzativi ed operativi connessi alle numerose e diversificate tipologie di iniziative, che determinano l’impiego quotidiano di migliaia di operatori delle forze dell’ordine”. Sarà il dipartimento ad aprire una verifica, un’istruttoria, per capire cosa è successo. Da provare è che la reazione delle forze dell’ordine sia proporzionata al pericolo rappresentato da ragazzi di quindici anni. Anche perché di deviazioni del percorso verso obiettivi sensibili c’è un precedente vicino. Quello del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e dei sindaci che una settimana fa protestavano contro l’autonomia differenziata. De Luca aveva un’autorizzazione per una manifestazione statica a piazza Santi Apostoli. Ma quando si è mosso in direzione di Palazzo Chigi, dove poi ha manifestato fin sulla porta del governo, le forze dell’ordine non provarono a fermarlo. E fecero bene. Ma se il 74enne De Luca e i suoi amici sindaci non meritarono le manganellate della polizia, con ogni probabilità non le meritavano neppure i ragazzini che oggi hanno sfilato a Firenze e a Pisa.

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23 Febbraio 2024

Manganellate ai quindicenni.

A Pisa e Firenze cariche sugli studenti

al corteo pro-Palestina

di Silvia Renda
Schlein: “Clima di repressione”. Conte: “Immagini preoccupanti”. Interrogazione a Piantedosi. Il questore difende gli agenti: il corteo non era autorizzato. Lettera aperta di un gruppo di 11 docenti: “Qualcuno dovrà rispondere dell’inaudita e ingiustificabile violenza”
Cariche della polizia alle manifestazioni pro Palestina che si sono tenute questa mattina a Firenze e Pisa. Studenti delle scuole superiori sono stati presi a manganellate dalle forze dell’ordine, per bloccare i cortei. Elly Schlein presenterà un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. La segretaria Pd avverte “un clima di repressione” e si dice pronta a intervenire a difendere “la libertà di manifestare pacificamente”. Anche il Movimento 5 stelle condanna la reazione della polizia. Per il leader Giuseppe Conte “sono immagini preoccupanti, non degne del nostro Paese. Non può essere questa la risposta dello Stato al dissenso”. La Lega con una nota ha invece sottolineato la sua solidarietà alle forze dell’ordine.
A Firenze, le cariche sono cominciate quando i manifestanti hanno provato a raggiungere il consolato americano. Il corteo, formato da sindacati di base, studenti e comunità palestinese, è partito da piazza Santissima Annunziata per raggiungere, sfilando per il centro, piazza Ognissanti e ha poi proseguito il percorso sul Lungarno verso il consolato. A poche decine di metri era presente lo sbarramento delle forze dell’ordine e quando i manifestanti hanno provato ad avanzare sono partite alcune cariche. A Pisa è stato bloccato invece il corteo studentesco che voleva raggiungere piazza dei Cavalieri. I poliziotti schierati a protezione di uno degli accessi alla piazza hanno caricato gli studenti che stavano cercando di oltrepassare lo sbarramento. Nella concomitanza degli scontri alcuni ragazzi sono stati fermati dai poliziotti e poi immediatamente lasciati andare. Lo sbarramento delle forze dell’ordine in alcune determinate aree del centro storico serviva, secondo quanto dichiarato dalla questura, a evitare “azioni dimostrative in concomitanza di obiettivi sensibili quali la sinagoga, il cimitero ebraico o la Torre pendente”.
Il corteo studentesco pro Palestina di stamani a Pisa non era autorizzato e le forze dell’ordine ne sono venute a conoscenza “solo attraverso i canali social e pertanto a differenza di altre circostanze analoghe è mancata l’interlocuzione con i rappresentanti dei promotori”, ha detto il questore Sebastiano Salvo, spiegando che la carica è stata determinata “da un momento di tensione scaturito da un contatto fisico tra alcuni manifestanti e i poliziotti che impedivano l’accesso alla piazza dei Cavalieri”. Spiegazioni che non bastano a diverse aree politiche, in particolare al Partito democratico, che chiede al ministro dell’Interno di chiarire. “Da Pisa arrivano immagini di violenza inaudita nei confronti di un corteo studentesco nei pressi dell’Università. I video che stanno circolando in rete mostrano chiaramente una reazione oltre misura da parte delle forze dell’ordine che manganellano con forza e ripetutamente studenti che stavano allontanandosi dall’area. Sono scene intollerabili di cui chiederemo conto immediatamente al ministro dell’Interno”, ha dichiarato, tra gli altri, in una nota il deputato del Partito democratico, Arturo Scotto. “Tutto questo è normale? E soprattutto è necessario?”, si chiede su X l’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando.
Di altro parere il deputato pisano della Lega, Edoardo Ziello, che non vede abusi ed eccessi: “Gli agenti con la propria abnegazione e preparazione hanno sbarrato la strada ad un corteo strapieno di gente incappucciata che inveiva contro la stessa polizia. Ringrazio donne e uomini in divisache, ancora una volta, hanno dimostrato un alto senso delle istituzioni e di saper svolgere il proprio lavoro in modo impeccabile. Una vera e propria garanzia per la sicurezza dei nostri cittadini e di tutta la nostra comunità che non si sogna di girare incappucciata, offendendo il personale in divisa. Auspico nell’irrogazione di daspo e denunce verso quei manifestanti che hanno tenuto dei comportamenti incompatibili con il normale senso civico e verso la storia della nostra città”. Dalla parte dei poliziotti anche la collega di partito Susanna Ceccardi: “Se un corteo non è autorizzato dalla questura, se i manifestanti che vi partecipano si sono autoconvocati sui social, se hanno l’intenzione di scatenare il caos nel centro di Pisa e di Firenze forzando i blocchi delle forze dell’ordine, di cosa c’è da stupirsi se poi la polizia interviene per contenerli e disperderli?”
Il sindaco di Pisa Michele Conti, che guida una maggioranza di centrodestra, si dice “profondamente amareggiato, prima ancora che come sindaco, come cittadino e genitore”. Questore e prefetto hanno già ricevuto una sua chiamata: “A entrambi ho ribadito che chiunque deve essere libero di manifestare liberamente il proprio pensiero, sempre. E che Pisa, da sempre, è luogo di incontro e confronto”. Il sindaco prospetta delle conseguenze per l’accaduto: “Mai in alcun modo si può usare la violenza per reprimere una manifestazione di ragazzi e ragazze delle scuole superiori. Così come non si può usare la violenza per imporre una propria idea. Voglio parlare con questi ragazzi, ascoltare le loro ragioni e i loro racconti”. Non è accettabile “usare la violenza contro chi manifesta pacificamente il proprio dissenso politico” anche per il sindaco di Firenze Dario Nardella: “Le immagini delle cariche della polizia sugli studenti di Pisa e Firenze sono inquietanti”.
Docenti pisani e il rettore dell’Università di Pisa hanno voluto esprimere pubblicamente il proprio sconcerto per l’accaduto. In una lettera aperta un gruppo di 11 docenti del liceo artistico Russoli: “Come educatori siamo allibiti: riteniamo che qualcuno debba rispondere dell’inaudita e ingiustificabile violenza cui sono stati sottoposti gli studenti”.
“Profonda preoccupazione e sconcerto” sono state espresse dall’Università di Pisa in una nota firmata dal rettore dell’Università di Pisa. “In attesa di ricevere chiarimenti sull’accaduto e sull’operato delle forze dell’ordine, auspica che tutte le autorità competenti intervengano per garantire la corretta e pacifica dialettica democratica, tutelando la sicurezza della popolazione e della comunità studentesca”.
Al coro di proteste ha partecipato anche l’Anpi: “A Pisa la polizia ha caricato con estrema violenza un pacifico corteo di ragazzi e ragazzini liceali che manifestavano il loro libero pensiero sulla tragedia di palestinese. È l’ennesimo episodio di una gratuita violenza delle forze dell’ordine, che nega di fatto il diritto al dissenso. È evidente che ci sono indicazioni nazionali al fine di reprimere qualsiasi manifestazione non gradita. Non vogliamo il governo del manganello. Piantedosi deve rispondere. Ora basta!”.

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24 FEBBRAIO 2024

Botte e mancato dialogo,

gli errori degli agenti e quelli del Viminale

di Giuliano Foschini
Le forze dell’ordine: “Chi ha sbagliato sarà punito. Dal 7 ottobre 1.023 manifestazioni”. Ma manca una strategia per gestirle
Nella piazza di Pisa sono stati commessi tre errori, almeno. E probabilmente anche un pugno di reati, compiuti da uomini in divisa. Ma per capire davvero cosa è accaduto ieri in Toscana, ma ancora prima davanti alla Rai la scorsa settimana, e ancora a Milano durante le manifestazioni in memoria di Navalny, oppure a Napoli nei corti di solidarietà ai civili palestinesi e ancora chissà dove nei prossimi giorni, bisogna guardare a Roma dove, da quando il centrodestra è tornato al Governo, sembra che il dissenso sia diventato una questione di ordine pubblico. E dove il confine tra il legittimo esercizio della forza e la violenza appare, troppo spesso, essersi perso.

Una manifestazione non organizzata

Quello che è accaduto a Pisa è una rappresentazione plastica di tutto questo. Per come infatti Repubblica ha potuto ricostruire, i problemi cominciano già tra mercoledì e giovedì quando i collettivi decidono di organizzare la manifestazione a favore della Palestina. Coinvolgono gli studenti delle scuole superiori ma rifiutano il dialogo con la Digos. Non hanno intenzione di stabilire un percorso, niente regole comuni. Tecnicamente, una “manifestazione non organizzata”. Qui, viene commesso il primo errore. Nonostante infatti il questore di Pisa, Sebastiano Salvo, sia un poliziotto di grande esperienza, un uomo che ha fatto ordine pubblico per tutta la vita (era a Genova, ma mai è stato invischiato nei fatti del G8. Chi lo conosce, dice: «Non è uno che manda a picchiare i ragazzini»), non si insiste nella trattativa con i manifestanti. Non si fa, come è abitudine in questo caso, alcun lavoro di prevenzione per evitare di fare accadere quello che poi ieri è successo. E cioè che un gruppo di manifestanti si possa trovare di fronte a un cordone di Polizia: a Pisa gli agenti erano schierati agli ingressi di piazza dei Cavalieri e piazza dei Miracoli. Ed è proprio davanti a piazza dei Cavalieri che è avvenuta la vergogna: il gruppo di giovani, tra cui decine e decine di minorenni, da via San Frediano ha provato a entrare in piazza, stringendosi in un imbuto. A quel punto il funzionario – commettendo il secondo errore – ha ordinato una carica leggera. Il risultato sono state le manganellate, a cui – e veniamo al terzo punto – sono seguiti alcuni comportamenti ritenuti dalle stesse forze di Polizia “inaccettabili”. Alcuni uomini, come è evidente dai video, hanno inseguito e picchiato i ragazzini, che avevano come unico strumento di offesa la propria voce. Su questo la stessa Polizia ha avviato degli approfondimenti, in accordo con la Procura: gli agenti verranno identificati e, fatti gli accertamenti, subiranno le conseguenze penali e amministrative del caso. Su questo la Polizia, ancora nella serata di ieri, ha assicurato che non ci saranno sconti.

Solo errori?

Il punto, però, è: ma davvero tutto questo è spiegabile con degli errori di campo? Sono troppi i casi e troppo delicate le situazioni in cui l’esercizio della forza, non per forza fisica, è stato visibile. E offensivo. Qualche esempio, diverso tra loro ma con un denominatore comune: il loggionista identificato alla Scala quando grida “viva l’Italia antifascista”, i milanesi identificati mentre deponevano i fiori in memoria di Navalny, e ancora gli attivisti caricati davanti alla Rai o a Napoli mentre srotolavano uno striscione di solidarietà ai civili di Gaza, sono l’evidente sintomo di una malattia. «Nessuno può pensare che ci sia un ordine dall’alto di picchiare i dissidenti, non scherziamo” ragiona però una fonte della Polizia. Vero:ma avere un ministro degli Interni che ritiene normale identificare i partecipanti alla manifestazione per Navalny o uno dell’Istruzione che parla delle occupazioni scolastiche come un pericolo per l’ordine pubblico, contribuisce a creare un certo clima.

Necessario un cambio di rotta

«Il punto è che dal 7 ottobre, giorno dell’attacco di Hamas a Israele, nel nostro Paese ci sono state 1.023 manifestazioni, un numero impensabile fino a qualche mese prima. Sono stati impiegati 979mila770 operatori di polizia: in solo il 3 per cento di eventi si sono registrati scontri, con 157 persone denunciate e 26 appartenenti alle forze dell’ordine feriti». Bene: ma se c’è stata questa esplosione di piazze, perché non è stato approntato un piano – dal Viminale a scendere – che miri a gestirle, proteggendo le sedi istituzionali e la sicurezza dei cittadini, ma nello stesso tempo garantendo il diritto di espressione e rendendo quasi impossibili episodi di violenza? Perché, prima di Pisa, non è cominciato un dibattito proprio su questi numeri? Non sono domande retoriche. Ma quesiti che da giorni preoccupano chi si occupa di sicurezza nazionale: esasperare gli animi, non intervenire con opere di mediazione quando si è ancora in tempo, rischia di diventare l’innesco di una stagione che il nostro Paese sembrava aver ormai dimenticato. Alcuni segnali registrati dall’intelligence e dalle forze di Polizia non spaventano ancora, per fortuna. Ma non consentono più di commettere così tanti errori.
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23 Febbraio 2024

I forti non menano, difendono

di Agnese Scappini
Il governo che decide di togliere i cellulari in classe agli studenti, per farli pensare di più, poi lascia che vengano picchiati se esprimono le loro idee, come è successo a Pisa. Un corteo non autorizzato, si discolperebbero le Forze dell’Ordine. “Ma se è autorizzata che rivoluzione è?”, mi chiede un mio giovanissimo paziente
“Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica”, scrive Salvador Allende in un discorso del 1972, cinquant’anni fa, nell’epoca della generazione degli adulti di oggi. Vi è una strana e simbolica coincidenza tra due eventi che mi hanno colpita in questi giorni: da una parte la circolare ministeriale che invita le scuole a non far utilizzare smartphone e tablet, neanche per fini didattici, dall’altra le cariche della polizia di Pisa contro un corteo di studenti con l’unico torto di voler raggiungere una zona della città a loro interdetta. Le ultime ricerche hanno fatto emergere il non beneficio effettivo di device in ambito scolastico. Una nota che, credo, come me, l’intera mia categoria professionale reclamava e auspicava da tempo. Via i telefoni, torniamo a parlare, a giocare, a far parlare i ragazzi, a farli giocare, a farli studiare con matita e – perché no? – con i colori. Torniamo a farli creare, a far loro discutere le proprie idee, insegniamogli ad esporle, a crederci, a condividerle. Facciamoli uscire fuori, facciamoli stare con i loro amici, facciamoli parlare delle cose in cui credono e a combattere per esse. Ecco, facciamogli fare tutto questo perché tutto questo dà loro entusiasmo.

Sono in grado di farlo, i ragazzi li conosco; li vedo a studio, mi parlano, mi raccontano, hanno il viso che prende mille forme e colori mentre raccontano le loro emozioni. ‘Ma guardate il sorriso, guardate il colore, come gioca sul viso di chi cerca l’amore’, cantava Fabrizio De Andrè. Prende l’entusiasmo ad una psicoanalista che i ragazzi, i giovani, il nostro futuro, li difende sempre, spesso anche dai loro stessi genitori. Prende l’entusiasmo… che poi tragicamente crolla dinanzi alle immagini che in tanti Social abbiamo visto, quelle dei ragazzi, minorenni, scioperanti a Pisa. Ragazzi, un po’ troppo piccoli per ricevere manganellate, non sufficientemente pericolosi per giustificarle.

Un corteo non autorizzato, si discolperebbero le Forze dell’Ordine. “Ma se è autorizzata che rivoluzione è?”, mi chiede un mio giovanissimo paziente. Devo esser sincera? Non ho saputo rispondergli se non con un ‘mi dispiace’. Sì, perché mi viene solo da chiedere scusa a quei ragazzi a cui io stessa sono la prima ad insegnare a credere e a manifestare le loro idee. La sensazione che ho immediatamente dopo, ricollegando i discorsi che faccio con i genitori, con gli insegnanti, con i legali e con tutta la sfera adulta, è che per i ragazzi di oggi, in effetti, non c’è posto!
Pensiamo allo smartphone, uno strumento che dato ai nostri figli piccoli ha come primo effetto di silenziarli: un miracolo! Improvvisamente nostro figlio che prima giocava con la palla in casa, distruggendo soprammobili e facendosi male, non si sente più. Ah, che pace! E poi? E poi iniziamo a preoccuparci dopo qualche anno: ‘Dottoressa non si sente, non fa niente, non esce, non parla’. E quindi lavoriamo per farlo ricominciare a credere, di nuovo, a vivere gli amici, a ridere, a divertirsi. Gli trasmettiamo pensieri e concetti. Ed ecco che lui inizia a farne buon uso. Ed è proprio attraverso quello stesso smartphone che lui si mette d’accordo con altri ragazzi, simili a lui, e decide di scioperare, di manifestare la sua idea. Dopotutto è cittadino di un paese democratico. Le idee, se educate, possono essere manifestate. Ma ecco che viene preso a manganellate proprio da chi dovrebbe proteggerlo e soprattutto proteggere il suo diritto di manifestarle quelle idee! E allora mi viene solo in mente la frase che mi disse un mio paziente con disabilità intellettiva: ‘I forti non menano, difendono’.

3 Commenti

  1. Giorgio63 ha detto:

    Fatto gravissimo, lo posto subito sulla mia bacheca Facebook e pubblico, sperando nella Sua autorizzazione. Cose così che forse solo nel NordCorea vanno rese pubbliche e denunciate al più presto

  2. Giuseppe ha detto:

    Tutta la mia solidarietà al presidente Mattarella che è un uomo saggio e prudente, ma non è possibile giustificare le cosiddette “forze dell’ordine” se fanno ricorso alla violenza, in modo particolare su giovani inermi il cui solo torto è manifestare del sostegno al popolo palestinese, bersaglio della follia integralista di Netanyahu. Nota bene: le manganellate non sono indolori e, soprattutto, possono provocare danni piuttosto seri.

    • Lanfranco Consonni ha detto:

      Mattarella ha fatto presente al ministro dell’interno che “l’autorevolezza delle forze dell’ordine NON SI MISURA SUI MANGANELLI ma sulla CAPACITA’ DA ASSICURARE SICUREZZA, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. CON I RAGAZZI I MANGANELLI ESPRIMONO UN FALLIMENTO”. Non mi sembra che con questa frase giustifichi le forze dell’ordine.

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