Sono assolutamente contrario alla confessione dei ragazzi

di don Giorgio De Capitani
Da anni sostengo due cose a proposito della partecipazione dei bambini ai sacramenti. Non entro nella questione del battesimo, che meriterebbe un discorso a parte.
Anzitutto, non sono assolutamente d’accordo che i più piccoli, dai 0 ai 5 anni, siano presenti in chiesa durante una celebrazione liturgica come la Messa che, per la lunghezza e per altri motivi, non può essere fisicamente e psicologicamente sopportabile da parte loro. Non dovremmo prendercela se poi piangono o si agitano in chiesa (ne hanno il diritto in quanto bambini!), ma dovremmo prendere a pedate nel sedere quei genitori che li portano a Messa. Qualche anno fa qualche prete è stato così “creativo” da predisporre appositi spazi con vetrate, di fianco l’altare, per permettere ai più piccoli di essere in chiesa durante la Messa, magari facendoli giocare. Presenti “fisicamente”, ecco dove può arrivare la stupidità creativa di qualche prete! Certo che anche i bambini hanno diritto a qualche momento di preghiera, che non deve necessariamente essere lo stesso momento per gli adulti. Ah, certo, i genitori devono far vedere quanto sono belli i loro bambini! Una volta, ma succede ancora oggi di assistere a una sfilata di moda, o a sfilata dei bambini in culla e anche alla sfilata delle belle auto. Sempre una sfilata! Smettiamola di fare gli ipocriti: ogni cosa ha i suoi tempi. Non costringiamo i bambini a subire le nostre manie religiose! Certo, sarebbe bello vedere i bambini in chiesa, in qualche momento della giornata, accompagnati dai genitori o dai nonni/e per un momento breve di preghiera.
E neppure sono d’accordo di far subire ai bambini una confessione privata. Assurdo! A parte una esperienza personale per me allora drammatica (che ricordo ancora) di quando ero un bambino: spedito in malo modo dal confessionale perché mi ero impappinato nel dire i miei peccati, vorrei riferire ciò che mi è successo quando ero a Monte: di aver avuto una discussione anche vivace con un confratello, che si era scandalizzato della mia proposta di non confessare più i bambini privatamente, invitandomi addirittura a uscire dalla Chiesa istituzionale, eppure sostenevo una cosa che non mi sembrava così grave da meritarmi l’inferno.
E così ho fatto: non confessavo più i bambini in un confessionale, ma, in qualche occasione del tutto speciale, Natale, Pasqua, Prime Comunioni o Sante Cresime, tutti insieme in chiesa, facevamo una breve preghiera, un breve esame di coscienza, e la grazia di Dio, ne ero sicuro, agiva in loro. E questo indipendentemente dal rischio abusi sessuali.
Tutti sanno che il sacramento della Confessione ha avuto nella Chiesa una storia complessa, in un crescendo maniacale da creare non pochi disagi sia per i confessori che per i penitenti. Qui dovrei soffermarmi a lungo, per dire tante cose mostruose sulle confessioni sacramentali e su quei peccati da confessare che la Chiesa inventava di sana pianta istituendo cataloghi e cataloghi tanto complessi quanto ridicoli di leggi e di leggine da costringere i confessori a consultare in confessionale veri manuali con l’elenco di tutti i casi possibili di mancanze da dire al prete. E qual era l’intento della Chiesa gerarchica? Legare le coscienze alla propria struttura religiosa! Bestiale! Più leggi, più peccati; più peccati, più sei costretto ad andare dal prete a confessarli! Non è stato lo stesso Paolo a dire che è la stessa legge a creare il peccato, e che l’unica legge è quella dello Spirito?
Sempre a Monte, con gli stessi adulti avevo introdotto l’usanza, in vista del Natale o della Pasqua, di soffermarmi sull’Atto penitenziale della Messa festiva, o della Messa feriale per le donnette del paese: l’Atto penitenziale nei primi tempi della Chiesa ebbe un’importanza particolare come perdono dei peccati cosiddetti peccati veniali, tanto da sostituire la confessione privata che verrà istituita secoli e secoli più tardi. E allora diciamolo apertamente e con chiarezza: l’Atto penitenziale della Messa sostituisce ancora oggi la Confessione per i peccati cosiddetti veniali. O ci crediamo o non ci crediamo in queste cose, e non prendiamo più in giro una Liturgia tanto saggia quanto screanzatamente disattesa.
Ma i ragazzi che peccati possono commettere? Veniali? E allora c’è l’Atto penitenziale della Messa. Ma… non vengono più a Messa? E allora tu prete va confessarti perché è anche colpa tua se non vengono più a Messa! Ma se i bambini non vengono a Messa, che senso ha confessarli? Rispondi?
È contro la stessa saggia Liturgia della Chiesa, è contro dunque l’Eucaristia confessare privatamentente i bambini, ed è mostruoso già solo insinuare che i bambini possano gravemente peccare, e che perciò debbano essere confessati privatamente.
Noi preti riflettiamo seriamente oppure siamo tanto sadici da costringere i ragazzi a subire confessioni private come fossero incalliti peccatori?
Rivalutiamo la Messa nei suoi riti, e troveremmo anche il modo di semplicare la nostra vita di pastori e quella dei fedeli senza costringerli a subire angherie oltre a quelle che il quotidiano offre a piene mani.
Certo, tutti sbagliano, anche i bambini, ma c’’è modo e modo di educarli al senso del dovere!
***
da Il Medssaggero

«Basta confessare

i bambini della prima comunione,

evitare rischio di possibili abusi sessuali»,

lo studio della diocesi di Friburgo

Franca Giansoldati
Anche le confessioni dei bambini non sono esenti dal rischio di potenziali abusi sessuali perché nel confessionale si potrebbero insinuare comportamenti manipolativi o legami ambigui. Si tratta di una riflessione choc che si sta facendo strada nelle comunità cattoliche tedesche al punto che nella diocesi di Friburgo, in Germania, una commissione incaricata di occuparsi degli abusi, ha fatto affiorare il problema, chiedendo di accantonate le confessioni sui più piccini, e posticipandole a una età più adulta. Secondo l’agenzia cattolica KNA lo studio della diocesi ha mostrato che l’amministrazione di quel sacramento ai bambini della prima comunione potrebbe essere un «punto di iniziazione per gli abusi sessuali”, di conseguenza la raccomandazione della commissione è di abbandonarlo. Una misura prudenziale. A causa della stretta relazione tra bambino e il prete, la situazione che si viene a creare e potrebbe «aprire la possibilità di un comportamento manipolativo nei confronti di bambini e minori al punto da violarne i confini».
Gli esperti hanno chiesto che i bambini di 7 e 8 anni non siano più invitati alla loro prima confessione. Molto più sensato, scrivono, aspettare che abbiano 15 o 16 anni. Le motivazioni sviluppate dagli psicologi fanno leva sul fatto che i piccoli a quell’età difficilmente hanno già chiara una visione consapevole della colpa e del peccato. L’arcidiocesi di Friburgo è stata così chiamata a correre ai ripari e, eventualmente, provvedere a nuovi regolamenti.
La confessione o sacramento della penitenza, per la Chiesa, ha un enorme significato. Durante la confessione i credenti rivelano i propri errori ed esprimono il loro rimorso mentre il sacerdote assolve il credente dai peccati per conto di Dio. Il sacerdote è poi vincolato al segreto assoluto dal sigillo della confessione.
Papa Francesco ha spesso incoraggiato i preti ad essere indulgenti, misericordiosi e a perdonare tutto. «Per favore, fratelli, perdonate tutto, perdonate sempre, senza mettere il dito troppo nelle coscienze; lasciate che la gente dica le sue cose e voi ricevete quello come Gesù, con la carezza del vostro sguardo, con il silenzio della vostra comprensione. Per favore, il sacramento della confessione non è per torturare, ma è per dare pace. Perdonate tutto, come Dio perdonerà tutto a voi. Tutto, tutto, tutto».

2 Commenti

  1. Giuseppe ha detto:

    Condivido pienamente il commento di Gianni. Peccare è umano, perdonare è divino.

  2. Gianni ha detto:

    D’accordo al 100%. Andrebbe fatta una profonda riflessione anche in merito alla confessione degli adulti.

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