Suore nella Resistenza, l’appello: si dedichi una via a ciascuna delle religiose eroiche che salvarono centinaia di vite

Dall’alto a sinistra in senso orario: suor Enrichetta Alfieri, suor Donata Castrezzati, suor Chiarina Scolari e il ringraziamento a lei tributato dal CLN
dal Corriere della Sera

Suore nella Resistenza, l’appello:

si dedichi una via

a ciascuna delle religiose eroiche

che salvarono centinaia di vite

di Chiara Vanzetto
Da suor Enrichetta Alfieri, l’«angelo di San Vittore», oggi Beata, a suor Donata Castrezzati, che salvò oltre 400 ricercati. Parola d’ordine: «Ci manda la Madonnina del Duomo»
Hanno falsificato passaporti, imboscato persone e documenti, affrontato arresti e detenzioni. Senza mai imbracciare un’arma ma organizzando reti, inventando soluzioni, sfoderando acume e coraggio. Sottotraccia, abituate al silenzio e alla modestia. Avrebbero potuto svanire dalla storia le tante suore che hanno combattuto il nazifascismo in Italia, soprattutto dopo il ‘43. Se Fondazione Ambrosianeum e Azione Cattolica non le avessero riprese per un capello e restituite alla memoria in un convegno del 2009, «Le suore e la Resistenza», con relativo volume ripescato in una bancarella da chi scrive. Curato da Giorgio Vecchio, il testo ricostruisce con rigore storico vicende e figure inaspettate e commoventi, eroiche e perfino ribelli.
Tra le donne ricordate val la pena citare alcune religiose attive a Milano. La più conosciuta è Suor Enrichetta Alfieri (1891-1951), beata dal 2011, mite ma autorevole «angelo di San Vittore». Lavora dal ‘23 accanto alle detenute. Ma dopo l’8 settembre fa una scelta netta: con le consorelle si dedica a sostenere e proteggere partigiani, perseguitati politici ed ebrei prigionieri sotto il comando del crudele Caporale Franz. Enrichetta comunica con le famiglie, fa la staffetta coi messaggi sotto le vesti, avvalla diagnosi mediche inesistenti, porta generi di conforto. Fino all’arresto il 3 settembre del ’44, condanna alla fucilazione o alla deportazione: la salva solo l’intervento del Cardinale Schuster, aperto oppositore del fascismo e coordinatore del soccorso cristiano a Milano. Viene allora internata all’ospedale psichiatrico di Grumello al Monte, dove i nazisti rinchiudono le monache per umiliarle.
Qui non a caso incontra suor Donata Castrezzati (1885-1967) anche lei prigioniera per attività sovversive. Carismatica superiora delle Poverelle dell’Istituto Palazzolo, si calcola che con le sue compagne abbia salvato la vita a innumerevoli ricercati, forse 400, nascosti nelle loro Case fino all’organizzazione dell’espatrio. E per riconoscere chi necessitava aiuto c’era una parola d’ordine: «Ci manda la Madonnina del Duomo».
Ruolo non da poco anche per suor Chiarina Scolari (1882-1949), superiora dell’Istituto della Riparazione in corso Magenta 79, rifugio per ragazze «traviate». Il suo appoggio alla lotta partigiana è determinante: nasconde nell’edificio il quartier generale del CVL, Corpo Volontari della Libertà, guidato da Raffaele Cadorna, Ferruccio Parri, Luigi Longo, Enrico Mattei, che coordina e comanda le forze della Resistenza.
All’Ospedale Maggiore invece si dan da fare suor Teresa Scalpellini e suor Giovanna Mosna, che con la complicità di alcuni medici curano i partigiani feriti sotto false identità. Come rendere omaggio a queste donne semplici e straordinarie? Lo suggeriva durante il convegno del 2009 don Giovanni Barbareschi, protagonista milanese dell’antifascismo cattolico e Giusto tra le Nazioni: ovunque, dove si conosca o si scopra una storia simile a queste, là si intitoli una via alle «Suore della Resistenza». A tutt’oggi non ci risultano iniziative in tal senso.

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