Eccellenza, si fermi!

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Eccellenza, si fermi!

Non vorrei essere nei panni di un vescovo, su cui grava la responsabilità di una diocesi di grandi Tradizioni, che affondano le loro radici nel passato più nobile, e che ora è in balìa di una tale involuzione spirituale da chiederci: Come reagire?
Ogni vescovo tenta una soluzione, senz’altro in buona fede, ma non per questo si sente tranquillo, come se bastasse la buona fede a garantirgli una via d’uscita.
Neppure la santità compirebbe il miracolo.
Santità è una cosa, profezia è un’altra. La santità è personale, mentre la profezia è in funzione di quel Bene che non sembra proprio comune, ma eccezionale, e per eccezionalità si intende l’assolutezza, ovvero il Bene Sommo, in virtù del quale io opero al di sopra di ogni ovvietà o banalità.
Certo, anche nelle piccole cose c’è il riflesso del Bene Sommo o Assoluto.
Le piccole cose non sono di per sé banali: è il nostro modo di vederle che è banale.
Ma nelle piccole cose c’è un rischio maggiore di molteplicità, e dunque di frammentazione.
Più faccio, più mi moltiplico: più mi moltiplico, e più mi frammento.
Il pragmatismo è sempre stato il virus di una diocesi, anche elogiata per la sua grande capacità organizzativa.
Si fa e si disfa, ci si impegna in mille cose, e poi ci si ritrova con le mani vuote. E nello stesso tempo non si cambia passo, non si fa il salto di qualità, si continua a tentare iniziative su iniziative carnali, magari accusando questo o quello come responsabili di una minore efficacia pastorale.
Non si vuole capire che bisogna “convertirsi” radicalmente, ovvero cambiare mentalità, o modo di vedere le cose: a partire dall’interno.
Il pragmatismo punta sulla esteriorità, ed è qui che si gioca il destino di una diocesi.
Anche un vescovo si sente trascinato in questo vortice efficientistico o pragmatistico.
Non ho mai, almeno ultimamente, sentito un vescovo dire: “Puntiamo sull’essere!”.
Ho sentito la prima dichiarazione di un vescovo appena nominato a capo di una diocesi del sud: “Starò dal parte degli ultimi”. Ma che significa? Chi sono i veri ultimi? Chi sono i veri poveri? Forse dovremmo rileggere la pagina evangelica delle Beatitudini!
Quanto vorrei che il mio vescovo dicesse a tutta la diocesi: “Fermiamoci! Aspettiamo l’anima che è rimasta indietro!”.
Anima, ovvero lo spirito del nostro essere interiore.
Il progresso ci ha spinto troppo in avanti, nel nostro corpo.
Come esseri umani siamo rimasti indietro, molto indietro!
Fermiamoci!
24 luglio 2021
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