dal Corriere della Sera
Draghi all’Ecofin: «La Ue non sta al passo,
dobbiamo investire a breve
somme enormi pubbliche e private»
di Francesca Basso, inviata a Gand
GAND – Un vaso di coccio tra vasi di ferro. L’Unione europea tra Stati Uniti e Cina rischia di perdere la sfida della competitività ma non può permetterselo. «L’Unione europea è sotto pressione, dobbiamo rilanciare la nostra strategia per restare al passo» ha detto il vicepreside della Commissione Ue Valdis Dombrovskis al termine dell’Ecofin informale a Gand, a cui ha partecipato anche l’ex premier Mario Draghi, che è stato incaricato dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen di redigere un report sulla competitività in Europa.
Il rapporto sarà pronto per fine giugno e sabato Draghi ha posto alcuni interrogativi ai ministri in sala. «Come tutti sappiamo, negli ultimi anni si sono verificati molti cambiamenti profondi nell’ordine economico globale. Questi cambiamenti hanno avuto diverse conseguenze. Una di queste è chiara: in Europa dovremo investire una somma enorme in un tempo relativamente breve», ha detto Draghi al suo arrivo. Poi, a porte chiuse, ha invitato i ministri a guardare «ai nostri principali concorrenti e agli Stati Uniti in particolare».
Il «divario», ha sottolineato Draghi, «è ovunque: produttività, crescita del Pil, Pil pro capite, eccetera. Perché? Vanno considerate tre serie di fatti: l’ordine economico globale in cui l’Europa ha prosperato è scosso», perché faceva affidamento «sull’energia russa, sulle esportazioni cinesi e sulla difesa degli Stati Uniti. Questi tre pilastri sono meno solidi di prima». Inoltre, «la velocità nell’intraprendere la transizione verde sta imponendo un senso di urgenza nel cambiare le nostre catene di approvvigionamento». Gioca inoltre «la velocità di cambiamento impressa dall’intelligenza artificiale».
Per finanziare gli investimenti che servono alla Ue per affrontare le sfide che ha di fronte, le risorse pubbliche nazionali non saranno «mai» abbastanza, quindi occorre anzitutto «mobilitare il risparmio privato», convogliandolo verso «investimenti produttivi». A livello nazionale, bisogna verificare quanto spazio concederà il nuovo patto di stabilità per questi bisogni, mentre a livello Ue si può pensare ad un «fondo dedicato», a un «prestito» o a «partenariati pubblici e privati», con un ruolo della Bei. Draghi ha ricordato che il fabbisogno stimato per la transizione verde e digitale è di almeno 500 miliardi all’anno, a cui vanno aggiunti i fondi per la difesa e gli investimenti produttivi, il divario si è ampliato soprattutto dopo il 2010: «Gli Stati Uniti hanno impiegato 2 anni per raggiungere il livello che avevano prima e noi 9 anni e da allora non siamo più risaliti», ha osservato l’ex presidente della Bce.
Draghi ha concluso il suo intervento «sottolineando la necessità di azioni coraggiose se vogliamo finanziare i costi della doppia transizione e della difesa e mantenere i nostri modelli sociali e la coesione sociale». Dallo staff dell’ex premier fanno sapere che il confronto «si è rivelato utile e ha aperto la strada a ulteriori contributi da parte dei ministri. Hanno chiarito che nei mesi a venire saranno necessarie molte discussioni». Inoltre, «dalle discussioni sono emersi diversi punti di vista su come affrontare la questione degli investimenti pubblici: a livello nazionale e sull’impatto che le nuove regole fiscali dell’Ue recentemente approvate avrebbero sullo spazio fiscale degli Stati membri. Lo stesso vale per come il prossimo bilancio dell’Ue potrebbe essere strutturato per sostenere gli sforzi per gli investimenti nella doppia transizione». Il vicepresidente Dombrovskis ha spiegato che «stiamo compiendo tanti passi per fare sì che anche le nostre imprese restino attrattive e che generino investimenti, specialmente nel privato per realizzare i nostri obiettivi». E in questo ambito sarà rilevante il rapporto sulla competitività a cui sta lavorando Draghi.
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