Giustizia è fatta!

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Giustizia è fatta!

Basta un venticello, e cadono gli alberi; basta un acquazzone, e le strade si allagano; basta una leggera scossa, e crollano le case.
Che succede?
Tutto succede. E nulla succede.
Nulla succede, perché si è sempre daccapo; dopo una calamità, magari lieve, ci si lecca tristemente le ferite, si contano i danni, talora i morti, e si chiedono vigliaccamente e opportunisticamente risarcimenti (a chi?), e poi tutto torna come prima, senza chiedersi la causa di tutto questa fragilità del suolo, che sembra in balìa di un capriccioso destino.
Se le domande le dovremmo porre anche quando si scatena un finimondo inaspettato, con terremoti o bolle d’acqua così violenti da far tremare anche il Duomo di Milano, mi chiedo perché tutto sia diventato così fragile da sgretolarsi ad ogni colpo di venticello o a una lieve scossa di terremoto.
È sempre colpa di Dio o della natura matrigna che si vendica anche per un nostro piccolo magari fantomatico peccato veniale?
Che la natura si vendichi, è proprio così, ma non per i nostri disordini ritenuti immorali dalla Chiesa, ma perché esseri dis-umani violentano la natura, costruendo ad esempio là dove non si dovrebbe costruire, sradicando il verde o togliendo pezzi di collina, o usando per la costruzione materiale poco consistente. Tutto è lecito, con la regola del fai-da-te, che è l’esatto contrario della regola del buon senso che dice: “Rispetta l’ambiente! Sii cosciente! Non fare l’insensato o l’egoista!”.
Già gli antichi filosofi greci dicevano che la prima virtù è la misura. E noi contemporanei, figli del progresso a senso unico, ovvero selvaggio, seguiamo da coglioni la strada di quella massa di dementi che dicono: “Viviamo il presente, freghiamoci del domani, sfruttiamo ogni occasione propizia, mettiamo da parte il buon senso!”.
Poveretto! Ma perché toglierti almeno qualche soddisfazione, mentre gli “altri” hanno già il paradiso in terra?
Questi poveri, che avanzano i loro diritti e non capiscono che non tutti sono buoni diritti, non vogliono accettare che si può essere poveri di superfluo, e contenti lo stesso, anzi più sereni.
Un tempo, anni fa, i poveri che vivevano di poco avevano il buon senso, e non maltrattavano la natura, ma la rispettavano nei cicli naturali del suo produrre. Oggi non più! Tutto deve produrre, senza sosta!
Oggi ci sentiamo poveri solo perché c’è sempre un ricco da invidiare e da scimmiottare. Sì, ci sentiamo quasi in debito verso il superfluo che aumenta con il crescere di un folle progresso tecnologico, che è sempre là da sognare e da afferrare.
Ci sentiamo sempre poveri, anche perché il troppo superfluo ci fa ricadere con il culo per terra, quando una crisi economica si abbatte su di noi come un violento temporale o una grave scussa tellurica.
Oggi ciò che manca è la regola del rispetto. Non si ha più rispetto di nulla. E la prima a pagarla è proprio la natura. E la natura ci rispetta, se noi la rispettiamo. Altrimenti subentra la legge dell’equilibrio naturale, che potremmo chiamare legge di giustizia.
Vorrei dire, infine, un’altra cosa. Smettiamola di dare la colpa solo alle amministrazioni comunali, quando si sa benissimo che sono i cittadini i primi colpevoli, che mettono le amministrazioni nella condizione di cedere, anche ricattandole.
Se un  sindaco è onesto e decide di abbattere le case abusive, che cosa succede? Quello che è successo al sindaco di Licata, Angelo Cambiano, cacciato dagli stessi consiglieri perché troppo duro con le case abusive. E così, via i sindaci onesti, arrivano, i più moderati, ovvero coloro che devono accontentare le assurde esigenze della gente disonesta.
A questo punto, non  mi resta che dire, quando un terremoto abbatte le case abusive:
GIUSTIZIA È FATTA!
26 agosto 2017
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

1 Commento

  1. marco da vimercate ha detto:

    “Natura non vincitur nisi paritur ”
    Tradotto per tutti: la natura non si vince se non ubbidendole.
    Questo l’avevano capito i Romani di 2000 anni fa non quelli attuali.

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