L’ipocrisia del 25 aprile

25 aprile
di don Giorgio De Capitani
Non sono per l’abolizione del 25 aprile, ma contro l’ipocrisia del 25 aprile. Quando mi capita di ascoltare o di leggere i discorsi dei politici mi viene la nausea: parole di circostanza, parole vuote, parole così generiche da lasciare indifferenti e annoiati gli ascoltatori, in attesa che il relatore ponga fine al suo sproloquio demenziale.
Che senso ha celebrare il 25 aprile tra tanta ipocrisia? E, anche nel migliore dei casi, tutto finisce in una commemorazione puramente rituale, la quale ha la sua scontata conclusione in un rinfresco o addirittura in un pranzo. Nulla di male, certamente. Le scuole fanno dei lavoretti anche interessanti, e poi i ragazzi che concetto hanno di libertà? E noi adulti che cosa abbiamo imparato dalla Resistenza? Gli stessi che hanno lottato per la liberazione dell’Italia dall’oppressore, oggi che concetto hanno di Democrazia? Gente che si è sacrificata per il Paese, e che oggi partecipa al suo disfacimento! Cavoli, qualcosa proprio non funziona!
Per alcuni sindaci, anche della nostra zona, non era il caso di lasciare ad altri di tenere il famoso discorso di circostanza, quando tutti sanno che, personalmente colpevoli o no, si dovranno difendere da responsabilità politiche che riguardano accuse di connivenze mafiose di alcuni elementi della loro amministrazione? Con quale coraggio parlano di libertà, di democrazia, di trasparenza, di lotta alla mafia, quando ci sono ombre che pesano come macigni?
Che noia, che nausea mi dà la ricorrenza del 25 aprile! Basta con le ipocrisie, basta con i ricordi che si fermano al passato senza produrre oggi un qualche risveglio di libertà democratica, basta con le parate che soddisfano gli occhi, lasciando confusa la mente e arido il cuore!
Talora mi chiedo: chi ha dato la vita per il proprio Paese, se tornasse oggi, che cosa direbbe? “Il mio sangue è stato versato invano!”. Un Paese che, sia nelle istituzioni civili che nel popolo bue, non vuole ancora capire che cos’è in realtà il Bene comune. Tutto in funzione di un consenso partitico, la cui finalità è la sopravvivenza del partito stesso! Tra destra, sinistra e centro in grande confusione, tra movimentismi protestatari che battono solo l’aria, tra trasformismi opportunistici della peggiore specie, ai cittadini non rimane che tirare a sorte per chi votare nelle prossime elezioni europee. E i capitani di sventura gareggiano tra di loro sparando le balle più grosse o le battute più provocatorie, per attirare dalla loro parte la gente indecisa, tanto rincoglionita da farsi ammaliare per l’ennesima volta. Quanti si chiedono: ma dov’è il Bene comune? Certo, tutti parlano di democrazia, di libertà, di giustizia, ecc. ecc. ma queste parole sono così logore, prive di senso, che oramai sono finite nel linguaggio comune anche dei mafiosi.
I cittadini onesti, e ce ne sono, come potranno uscire da questo cerchio infernale? C’è ancora qualcuno, tra i politici, che meriti veramente la nostra fiducia? Credo di sì, ma il marasma è tale che è difficile individuarli, ed è difficile per loro uscirne indenni. La politica è fatta anche di compromessi, ma al di sopra di tutto ci sia la Costituzione nei suoi valori democratici. Ma il popolo capirà che non basta dar credito solo alle proteste populiste? Ne dubito, purtroppo. Noi italiani abbiamo l’innata debolezza di correre sempre dietro a chi urla di più, non importa se promette solo fumo.

 

7 Commenti

  1. Vittorio ha detto:

    Articolo perfetto che mi trova, per la prima volta, concorde con Don Giorgio al 100%. Mi complimento per la lucidità e l’anticonformismo.

  2. haiku ha detto:

    Gli avvenimenti realizzatisi prima del 25 aprile ’45, che sono parte della nostra storia, andrebbero riletti e magari meditati, per coglierne il senso e il significato nella totalità.Qualcuno lo fa di certo.Credo che la storia sia un’ottima scuola. Allo stesso tempo, penso che un prossimo 25 aprile potrebbe non essere lontano. Per quanto mi riguarda, trovo sia necessario affidarsi al Padre. L’Umanità, a cui tutti apparteniamo, non è del tutto affidabile. Almeno fino ad ora.
    Auguri di ogni bene.

  3. PietroM ha detto:

    Condivido tutte le considerazioni di don Giorgio, frutto di un “sostanzialismo” giustamente irriducibile, come fede incrollabile in quei pochi e fondamentali valori di libertà e giustizia sociale riaffermati dalla RESISTENZA ed oggi traditi legalmente.
    Le dichiarazioni esternate dal nostro compianto Sandro Pertini, Presidente promosso sul campo, ribadiscono i valori del socialismo come ideologia (non come partito) e della Marcia del Quarto Stato.
    Tale è stata la nostra rievocazione in una breve trasmissione tenuta presso una emittente parrocchiale molto ospitale. Assieme ad alcune lettere di giovanissimi partigiani condannati a morte, poesie di vari autori, abbiamo più volte voluto rimarcare la necessità di ritrovare quella stessa fede ed energia per spazzare dalla NOSTRA PATRIA (MADRE) TUTTE LE IPOCRISIE e le ingiustizie sociali, attraverso l’esempio pratico e non con vuote parole.

  4. Giuseppe ha detto:

    Parole di circostanza, parole vuote, parole così generiche da lasciare indifferenti e annoiati gli ascoltatori, in attesa che il relatore ponga fine al suo sproloquio (spesso) demenziale. Questa frase potrebbe essere ripetuta in tutte le occasioni in cui le autorità e i rappresentanti delle istituzioni tengono qualche discorso di commemorazione o commentano a caldo vicissitudini che hanno segnato il nostro paese. C’è una frase di Brecht su cui mi è capitato di riflettere diverse volte: “felice quel paese che non ha bisogno di eroi”. Felice perché significa che è un paese civile, in cui la pace viene comunque garantita, praticamente un paese molto diverso dal nostro in cui gli eroi (e gli “uomini della provvidenza”) sono all’ordine del giorno e, ogni tanto, vengono identificati in personaggi quanto meno discutibili, se non addirittura negativi. Riguardo al 25 aprile, che è chiaramente una data simbolica perché ogni città e paese ha avuto la sua liberazione dall’invasione nazista in momenti e circostanze differenti, al di là della stantia retorica di maniera, mi chiedo se l’italiano di oggi crede ancora negli ideali che animarono coloro che allora sacrificarono la propria gioventù e, in casi estremi, la propria vita. E purtroppo, osservando la società sguaiata e volgare che caratterizza l’epoca attuale, la risposta non può che essere negativa.

  5. GIANNI ha detto:

    Dalla fine della guerra di acqua ne è passata sotto i ponti, ed il paese è secondo alcuni molto diverso, ma forse no.
    Ritualmente vengono ricordate talune ricorrenze, ma la politica è quello che è.
    Del resto, per certi versi, c’è chi ritiene che poi l’Italia non sia così cambiata.
    Certo, c’erano la resistenza, ii CLN, ecc., ma si ricorda come la maggior parte degli italiani fosse concorde, o quanto meno si voltasse dall’altra parte,anche a quei tempi, e non solo verso il regime fascista, ma financo verso le leggi antiebraiche e la deportazione degli ebrei.
    Si sostiene anche, da parte di talune ricostruzioni storiche, che effettivamente i combattenti per la libertà furono una sparuta minoranza, nel nostro paese, anche se oggi molti sono pronti ad appropriarsi delle loro gesta.
    Molti italiani, oggi come allora, amano il quieto vivere, ed il lasciar fare.
    Questo non significa che fossero tutti fascisti, ma che certo vivevano giorno per giorno lasciando correre gli eventi….
    E quindi, è lecita la domanda: erano poi così diversi la gran parte degli italiani in quell’epoca,rispetto ad oggi?
    Forse amavano il quieto vivere ieri come oggi, e se qualcosa non andava, lasciavano correre…..
    A volte noi italiani siamo accusati di esserci girati dall’altra parte di fronte alle efferatezze dei nazifascisti, per cui se abbiamo fatto questo,figurarci oggi.
    Ed infatti, ancora si afferma che se non fosse stato per gli USA, noi saremmo ancora sotto un regime fascista.
    Questo, poi, per carità,non riguarda solo noi italiani.
    I tedeschi, ad esempio: quanti sapevano dei lager ed hanno fatto finta di niente?
    La verità è che su questi temi esiste ancora troppa ipocrisia.

  6. pierluigi ha detto:

    Credo che la Costituzione della Repubblica Italiana sia il frutto dei sacrifici con i fatti armati del 25 Aprile del ’45, credo che la miglior commemorazione di tale data, dovrebbe essere quotidiana con il nostro comportamento resistendo ad applicare, in linea di principio con il dettato costituzionale, diversamente è falsità o peggio comportamento lobbista.

  7. domenico ha detto:

    La morte delle ideologie ha coinciso con la morte degli ideali e le ricorrenze sono ridotte a vetrine vuote utili solo come passerelle.
    Quello che mi fa paura è che non vedo nessuna inversione neanche dove ci sarebbe il dovere morale a guidare l’inversione.

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