Omelie 2018 di don Giorgio: QUINTA DI PASQUA

29 aprile 2018: QUINTA DI PASQUA
At 7,2-8.11-12a.17-20-22.30-34.36-42a; 1 Cor 2,6-12; Gv 17,1b-11
Non è perché il brano dell’evangelista Giovanni sia meno importante, ma vorrei soffermarmi sui primi due brani: degli Atti degli apostoli e di San Paolo.
Stefano: oltre il servizio della mensa dei poveri
Il brano degli “Atti degli apostoli” ci ripresenta, benché fortemente spezzettato, il lungo discorso che Stefano rivolge in sua difesa ai capi della religione ebraica.
Un duro discorso, pieno di citazioni bibliche, che termina con una requisitoria, che è come una lama che ferisce l’orgoglio degli avversari e scatena una rabbia incontrollata.
Stefano parla in nome dello Spirito santo, di cui egli ha la pienezza.
Sta proprio qui la differenza sostanziale tra i detentori della legge per la legge, i capi giudei, e i primi cristiani, che agivano in nome della nuova legge: quella appunto dello Spirito del Cristo risorto.
Vorrei fare subito una annotazione importante.
Stefano era uno dei sette diaconi, scelti dagli apostoli per il servizio della mensa dei poveri. Ma, a differenza degli altri, insieme a Filippo egli aveva anche il compito di annunciare la Buona Novella.
So di dire qualcosa che magari non è da tutti condiviso, ma già all’inizio del cristianesimo, e la storia millenaria della Chiesa lo confermerà, l’aspetto caritativo, senz’altro concreta e vitale testimonianza dell’amore di Dio, non farà paura, prima agli ebrei e poi ai pagani, quanto invece farà paura la parola profeta dello Spirito santo.
Anche Gesù è stato condannato, ma non perché compiva miracoli facendo del bene alla gente, casomai perché li compiva in giorno di sabato, e ciò era proibito dalla legge, diventata così formale da mettere in secondo piano la dignità dell’essere umano.
Cristo è stato condannato come eretico, perché metteva in discussione tutta la legge ebraica, nella sua complessa opprimente precettistica.
In sintesi: Cristo è stato condannato, perché parlava in nome dello Spirito, la vera legge dell’essere umano.
I primi autentici testimoni del Vangelo, tra cui Stefano, hanno colto il cuore del messaggio e di tutta l’opera di Cristo: la Buona Novella è lo Spirito santo.
È chiaro che, se prima i capi ebrei avevano condannato il Maestro dello Spirito, Gesù Cristo, non potranno in seguito non condannare i suoi seguaci.
L’aspetto caritativo e assistenziale ha da sempre caratterizzato la vita della Chiesa, ma non ha mai costituito gravi problemi al vivere civile. Anzi, lo Stato ha sempre lasciato fare, sostenendo, anche opportunisticamente, le opere caritative della Chiesa.
Dico di più. Che la Chiesa abbia avuto al suo interno problemi seri con le varie eresie che man mano sorgevano, allo Stato interessava sì e interessava no: e se gli scismi religiosi preoccupavano talora il potere politico era solo perché potevano compromettere l’unità dello Stato. I Concili ecumenici per combattere le eresie erano addirittura promossi e sostenuti dagli imperatori.
Ma, ecco il punto, il vero dissenso all’interno della Chiesa era causato dai profeti, dagli spiriti liberi, da coloro che lottavano perché nella Chiesa di Cristo non predominasse l’organismo strutturale, ma la legge dello Spirito santo.
Non ho mai letto, in nessun libro di storia ecclesiastica, che gli Inquisitori avevano mandato al rogo i testimoni della carità, gli impegnati nel campo assistenziale e sociale: invece, avevano fatto morire gli spiriti liberi.
Del resto, gli stessi ebrei si erano comportati in questo modo, ovvero uccidendo i profeti.
Nel suo discorso, anche Stefano lo dice esplicitamente, usando parole durissime: «Testardi e incirconcisi nel cuore e nelle orecchie, voi opponete sempre resistenza allo Spirito santo. Come i vostri padri, così anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato?».
Ma l’aveva già detto Gesù Cristo. Uno dei famosi “Guai a voi…” dice testualmente: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri. Serpenti, razza di vipere, come potete sfuggire alla condanna della Geenna?» (Mt 23,29-33).
San Paolo e lo Spirito santo
Mi trovo quasi a disagio nel commentare il brano di San Paolo, non perché lo trovo così difficile da mettermi in difficoltà, ma perché nel suo complesso mi sembra così chiaro che ogni parola di commento la ritengo inutile, quasi fastidiosa.
Ci sono, tuttavia, parole che meriterebbero una lunga approfondita meditazione. Pensiamo alle parole: sapienza, profondità di Dio, spirito del mondo, spirito dell’uomo. Tranne lo spirito del mondo che è tutt’altro che spirito, ma mentalità legata alla materia, perciò del tutto esteriore al mondo spirituale, ogni parola che riguarda il mondo dello spirito richiama il mondo del Divino.
Ma, a parte lo spirito del mondo che è tutto rivolto all’esteriorità o alla pelle umana, e che perciò è inconciliabile col mondo dello Spirito e dell’essere umano nella sua realtà più profonda, ciò che dovrebbe farci paura è invece il mondo religioso, che, proprio perché riguarda la nostra fede in Dio, diventa blasfemia, quando anch’essa si adegua allo spirito del mondo e si fa esteriorità e pelle, bloccando il mondo interiore dello Spirito.
E ciò succede perché noi viviamo fuori del nostro essere, e cerchiamo Dio nelle realtà esteriori, nelle cose, nelle strutture, nei riti, negli organismi strutturali.
Basterebbe rientrare in noi, e scopriremmo non solo noi stessi, ovvero il nostro essere, ma anche l’Essere divino, il mondo dello Spirito.
San Paolo dice in modo chiaro: Dio è in noi, e solo nel nostro essere possiamo comprendere i segreti di Dio. Fuori di noi, c’è lo spirito del mondo, che è materia, l’anti-spirito.
E allora come possiamo dirci cristiani, se ci facciamo prendere dallo spirito-materia del mondo? Come può una religione condurre l’essere umano fuori da se stesso, per renderlo estraneo al mondo dello Spirito di Dio, che abita dentro di noi?

 

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