Figlio di tr*, ricordati almeno che sei anzitutto figlio di te stesso e di Dio

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Figlio di tr*,

ricordati almeno che sei anzitutto

figlio di te stesso e di Dio

Quando alla bella età di 80 e più anni
si risveglia in me quell’innato leone
che ha fauci così grandi
da inghiottire il tempo con le sue brutture,
onde sciogliere ogni reticenza in resistenza,
ma ancor più in duro attacco per prevenire
ogni bastardaggine o inganno
di quel diabolico tentatore che vorrebbe
mettere a rischio perfino l’essere stesso di Dio,
allora non c’è paura che mi trattenga
anche dal denudare incallite ipocrisie
di superiori ecclesiastici, in realtà “gente piccola”
incapace di arrossire per tanta insipienza,
coperta da una tale sfacciataggine
da far perdere la faccia dell’onestà e della giustizia
(da intendere nel Disegno divino);
allora non c’è stanchezza che possa frenarmi
nel mio ardore di bruciare mucchi e mucchi di paglia,
montagne e montagne di merda secca,
che culi di idioti populisti producono ogni giorno
al suono festoso di campane
anche esse sverginate da stupri di intelletti
rosi da infinite imbecillità carnali;
allora non ci sono silenzi che possano deprimermi
al punto tale da impazzire per dare orgasmi di rivincite
a ortodossie deliranti di una diocesi
in gestazione finale di un vuoto d’essere,
al limite di una estinzione del Dono divino,
o di una chiesa sul punto di screditare ogni promessa
di quel Cristo che, profeta sì era stato in tutto,
tranne nel prevedere il tradimento così massiccio
del più bel Parto divino;
allora non c’è nessuna scarica di odio
tale da spegnere la voce del giusti e dei nobili,
che saranno sì derisi, fatti a pezzi, bruciati nel loro corpo,
ma non in quello spirito libero, essenza di quel Dio
che sfugge perfino alle sue creature più intelligenti,
e tanto più alle creature più ridicole,
pagliacci che vorrebbero far ridere dall’alto di una cattedra
oramai stanca perfino di un passato che non grida più:
– Mi avete rotto, culi di merda,
menti di imbecilli stagionati fin dal seno di madri interdette,
di donne castrate con le loro stesse mani
di femministe del cazzo, buono solo a emettere suoni gutturali,
con epidermidi ridotte a perversioni legittimate
da ogni turpe moda del momento.
Sì, mi avete rotto, ma non al punto di non farvi seppellire:
non con una risata satanica, ma anche solo
con un punta di quella Mistica che,
prima di salvare la Creazione divina,
manderà al rogo (che rivincita benedetta!),
ogni inganno, ogni dissacrazione, ogni religione,
ogni ateismo, ogni politica, ogni laicismo,
ogni…ogni…ogni…,
per dare spazio solo al Divino che è in noi,
nel fondo più fondo anche di un essere tradito.
NOTABENE
Questo articolo mi è nato istintivamente, dopo aver letto di notte alcune pagine del libro “Sant’Agostino”, scritto da Giovanni Papini.
Se lo leggerete e ne rimarrete indifferenti, allora sarà il caso di dirvi, urlando:
– Sei proprio un pezzente, sfuggito al volere divino. Non c’è più alcuna speranza, perciò sparatevi nel cervello, tanto non soffrirà. Figlio di una troia, ricordati almeno di essere anzitutto figlio di te stesso e di Dio.
29/05/2021
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