L’arte della Chiesa sta nell’equivocare sulle grandi parole

 

L’EDITORIALE
di don Giorgio

L’arte della Chiesa sta

nell’equivocare sulle grandi parole

Quando sento pronunciare certe parole che oggi vanno così di moda tra la gerarchia ecclesiastica, pensate alla parola “umanesimo” (il cardinale Scola ne parla ad ogni piè sospinto, anche quando guarda dal buco della serratura) e pensate alla parola “umanità” (l’ha usata recentemente anche il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin parlando delle unioni omosessuali), mi tornano alla mente quei periodi, non troppo lontani, in cui parlare di umanesimo era pericoloso, rischiando censure e scomuniche. Ricordo un grandissimo prete, don Ferdinando Baj, mio indimenticabile Padre spirituale ai tempi del Liceo, che era stato costretto a cambiare l’ordine di due termini: voleva titolare il suo libro “Umanesimo cristiano”, invece ha dovuto titolarlo: “Cristianesimo umano”. Mi ricordo inoltre, ai tempi del cardinale Colombo, arcivescovo di Milano, le difficoltà a parlare di umanesimo, perché si era tacciati di eresia orizzontale.
Ed ecco ora la grande rivoluzione della Chiesa: ha messo nel suo vocabolario le due parole, umanesimo e umanità, come se fossero una sua recente scoperta, quando anni fa, ripeto, le aveva messe all’indice. Certo, ci si può anche convertire, e comprendere gli errori del passato. Ma in realtà non è così. La gerarchia ecclesiastica oggi usa un’altra tattica: non contesta o condanna nomi o cose, ma li prende e li ribalta a modo suo.
Quando parla di umanesimo o di umanità, la Chiesa che cosa intende dire? Ecco la vera domanda. Se approfondite bene il suo pensiero, capirete che essa intende umanesimo e umanità nel senso più restrittivo, sempre dal punto di vista di una religione che ha la pretesa di inglobare anche l’Infinito, per poi metterne le redini.
Già l’ho detto e ripetuto migliaia di volte: l’Umanità è al di sopra di ogni struttura, così pure della struttura della Chiesa. Le istituzioni, civili e religiose, devono essere al servizio più completo dell’Umanità, la quale, perciò, non dovrà essere in funzione né dello Stato né della Religione. Invece, purtroppo, è sempre successo e succede ancora oggi che lo Stato da una parte e la Chiesa dall’altra facciano dell’Umanità come un oggetto da usare secondo i loro scopi.
I Valori Umani non sono né statali né laici né religiosi. Sono Valori, e basta. Ogni etichetta è una strumentalizzazione del Valore. Smettiamola, dunque, di parlare di Valori laici o profani e di Valori religiosi.
Anche la Chiesa, perciò, deve mettersi al servizio dell’Umanità, e non invece pretendere che l’Umanità si metta al servizio della Chiesa. Se tu, Chiesa, dici che i Valori sono tuoi, e che solo tu puoi stabilirne la gerarchia, sei completamente fuori strada. Anzi, tradisci l’Umanità.
Come comprendere quali sono i Valori umani? Bella domanda. Bisogna entrare dentro di noi, nel profondo del nostro essere, e non restare fuori, in una struttura che giudica e sistema le cose entro le caselle dei propri schemi.
In questi giorni è uscita un’altra parola: l’arcivescovo di Dublino, a proposito del referendum sul matrimonio dei gay, ha parlato di “rivoluzione culturale”. Che cosa intendeva dire? Al momento uno pensa che finalmente la gente ha aperto gli occhi, e invece, secondo la Chiesa, si tratterebbe di una diversa visione della vita, che ribalta i valori della Chiesa, e che, perciò, per la Chiesa, sarebbe una involuzione, ovvero una rivoluzione negativa della concezione della vita, un arretramento, una pericolosa deriva, che inciderà anche sui costumi sociali.
Lo stesso Parolin parla del dovere di tornare immediatamente ad una più seria evangelizzazione, per ricuperare lo spazio perduto. Sulla parola evangelizzazione o ri-evangelizzazione quanti equivoci! Che significa evangelizzazione? Significa ri-convertire la gente, ovvero farla tornare indietro, ai tempi in cui la Chiesa dominava le coscienze, stabilendo norme e criteri di vita.
Infine, Bagnasco l’ha detta ancor più bella: occorre ristabilire il dialogo con i gay (che significa dialogo?), ma che bisogna essere inflessibili nei riguardi delle unioni civili.
Ma come la pensa Papa Francesco? Preferisce starsene per ora zitto, cercando di non perdere l’enorme consenso che ha, soprattutto tra gli atei genuflessi a baciare il suo sedere, parlando di giustizia sociale, di legalità, dei poveri, dimenticando che l’illegalità è presente soprattutto nella sua Chiesa. Ciechi dentro, profeti fuori!
 
30 maggio 2015
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

 

3 Commenti

  1. GIANNI ha detto:

    leggo solo ora questo commento e rispondo in sintesi: spesso termini diversi hanno significati opposti.
    Ne è un chiaro esempio, appunto, il termine umanesimo, come mi pare di aver chiarito nel mio primo commento.

  2. GIANNI ha detto:

    Come direbbero gli studiosi di linguistica, semantica e parole, significante e significato.
    Rendendo semplici questi termini un po’ tecnici, possiamo dire che ogni parola, ogni termine, può assumere significati diversi, secondo il contesto in cui è inserito.
    Una parola spesso assume significati diversi nei diversi contesti storici e, nello stesso periodo, secondo l’ambito in cui viene utilizzata.
    Umanesimo ha almeno una triplice valenza.
    In letteratura richiama un preciso periodo storico, sorto intorno al 1400, di cui illustri esponenti furono Lorenzo Valla e Lorenzo De Medici.
    Dal punto di vista comportamentale, significa invece predisposizione verso gli altri, con particolare attenzione al rispetto degli altrui diritti, ma anche all’aiuto verso chi ha bisogno.
    E per la chiesa cattolica?
    In questo contesto il significato è molto diverso, sta ad indicare i valori ed il concetto che la chiesa ha dell’uomo, e che dovrebbero avere una valenza universale, valere sempre e per tutti, per tutta l’umanità, come dalla stessa chiesa concepita.
    Del resto, non dimentichiamo che l’etimologia di cattolico deriva dal greco, che significa appunto universale.
    In altri termini, umanesimo nel senso di concezione che dell’uomo ha la chiesa, secondo la propria tradizione, dottrinale e dogmatica.
    E’ quindi del tutto evidente che si possa usare questo termine con valenze molto diverse.
    Ne può parlare anche un tradizionalista come Scola ma, certo, in un significato molto diverso rispetto a quello che, ad esempio, assume per molti altri, compreso don Giorgio.
    Ecco anche perchè, talora, certi discorsi possono essere fraintesi, proprio perchè i termini non hanno lo stesso significato.
    Del resto, come richiamato in altro articolo, anche Parolin, segretario di stato, ha usato un termine analogo, umanità, ma sempre nel senso di concezione che dell’uomo ha il cattolicesimo.
    Essendo peraltro tale concezione considerata naturale ed universale, viene appunto spontaneo, in tale accezione, ritenere che la violazione dei principi cattolici abbia valenza universale e che quanto si contrappone o si afferma come non condivisione dei medesimi principi violi quindi l’umanità nel suo complesso.
    Proprio per questa pluralità di significati, pur usando la stessa terminologia, si può approdare ad esiti molto diversi di una riflessione su certi temi.

    • Serena Mercurio ha detto:

      E quindi, in una sintesi accessibile?!?
      Come diceva Sacha Guitry, c’è gente che parla, parla, parla, finchè trova qualcosa da dire lol

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